Alluvioni a Valencia e in Emilia-Romagna: morti e devastazione potevano essere evitate

Le recenti alluvioni che hanno colpito Valencia e l’Emilia-Romagna sono l’ultimo tragico esempio della crescente vulnerabilità delle regioni mediterranee di fronte ai fenomeni climatici estremi.

A Valencia, lo scenario è stato apocalittico: il 29 ottobre, in poche ore, l’acqua ha superato i 600 millimetri in alcune località. La pioggia ha trasformato le strade in fiumi impetuosi, trascinando via auto, distruggendo ponti e sommergendo case sotto un mare di fango e detriti. La devastazione si è diffusa inesorabile, e il bilancio delle vittime continua a crescere di ora in ora, superando le 200 unità, con migliaia di dispersi. Un disastro che ha generato un profondo senso di sconforto, impotenza e rabbia tra i sopravvissuti, amplificato dalla grave sottovalutazione del pericolo da parte della protezione civile spagnola.

Anche l’Italia ha vissuto una situazione simile con la recente alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna. Sebbene il bilancio umano sia stato meno tragico rispetto a quello spagnolo, con una sola vittima registrata, le abbondanti piogge—circa 350 millimetri—hanno messo a dura prova una regione nota per la sua vulnerabilità idrogeologica e già colpita nel 2023 da fenomeni meteorologici estremi. Qui, l’acqua ha raggiunto livelli incontenibili, infiltrandosi ovunque, inondando abitazioni ed il sistema di drenaggio, progettato per gestire le piene, si è rivelato inadeguato di fronte a una pioggia di tale intensità. A incidere su questa tragedia sono stati anche gli investimenti regionali insufficienti nelle infrastrutture idriche e la mancanza di manutenzione di canali e argini, che hanno ceduto sotto la pressione di una massa d’acqua incessante.

A parlarcene il meteorologo Pierluigi Randi dell’Ampro (Associazione meteo professionisti)

Quali sono i fattori comuni tra l’alluvione di Valencia e quella dell’Emilia Romagna?

«Le alluvioni in Emilia-Romagna e Valencia sono esempi di fenomeni meteorologici intensi che condividono alcune condizioni atmosferiche particolari. Un elemento comune è la presenza di vortici depressionari, ovvero aree di bassa pressione che, staccandosi dal flusso delle correnti principali, restano intrappolate e stazionarie. Questi vortici di bassa pressione sono spesso accompagnati da masse d’aria insolitamente calde.

In particolare, le temperature elevate delle acque superficiali del Mar Mediterraneo giocano un ruolo chiave in questi eventi. Quando il mare è più caldo del normale, fornisce una maggiore quantità di energia all’atmosfera. Questa energia “extra” rende i sistemi temporaleschi generati dai vortici di bassa pressione più intensi, favorendo la formazione di piogge più abbondanti e durature. Studi recenti hanno dimostrato che l’aumento delle temperature del Mediterraneo può accrescere le precipitazioni fino al 25% rispetto alla norma. Questa percentuale è significativa e spiega perché le alluvioni siano diventate più frequenti e devastanti in aree come Emilia-Romagna e Valencia. Il calore e l’umidità presenti in queste zone amplificano i temporali, che diventano più forti e persistenti, portando a piogge molto intense e ad alto potenziale di rischio idraulico».

Come mai a Valencia ci sono state così tante vittime?

«A Valencia, la gestione dell’emergenza non è stata adeguata. Il servizio meteorologico spagnolo aveva già emesso un’allerta rossa il giorno precedente, ma è stata sottovalutata dalle autorità locali e regionali. I cittadini hanno ricevuto i messaggi di allerta con notevole ritardo, mentre molte persone erano ancora in strada o all’aperto proprio quando si è verificata l’inondazione. Questo ha contribuito a un bilancio di vittime particolarmente grave. Con una gestione più oculata, si sarebbero probabilmente potute ridurre le perdite umane».

In Emilia-Romagna si potevano contenere i danni?

«Il sistema di prevenzione perfetto non esiste: negli ultimi due anni in Italia ci sono state quattro alluvioni, due nel 2023 e due nel 2024. La situazione è seria, poiché il territorio era stato concepito per un clima del passato. Oggi le piogge sono molto diverse e sono necessari interventi di adattamento sul territorio. L’evento catastrofico del 2023 è stato il terzo più grave a livello mondiale tra gli eventi meteorologici e ha sconvolto il territorio dell’Emilia orientale e della Romagna. Da allora, la regione è diventata più fragile e vulnerabile, tanto che anche eventi meno rilevanti possono provocare danni che un tempo non avrebbero causato.

Saranno necessari investimenti ingenti e numerosi interventi, poiché i corsi d’acqua si sono trasformati in canali con una capacità ridotta di far defluire l’acqua La manutenzione è essenziale per proteggere dalle piene ordinarie, ma negli anni non è stata ottimale. Inoltre, l’Emilia Romagna è al primo posto per consumo di suolo, che risulta quindi sempre più impermeabile e incapace di assorbire e trattenere acqua. Se non si apportano modifiche al territorio nei prossimi mesi e anni, il rischio idraulico continuerà ad aumentare.

Inoltre sia Valencia che l'Emilia Romagna, oltre ad essere fortemente urbanizzate , sono entrambe aree che presentano un ulteriore fattore sfavorevole: i rilievi circostanti che fanno stazionare le precipitazioni. In Emilia Romagna, l’Appennino influisce sul clima, mentre a Valencia le catene montuose a ovest ostacolano il movimento delle masse di vapore acqueo provenienti dal mare, causando precipitazioni intense e persistenti».

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