Altro che flop, seppur imperfetto, l'F-35 è un esempio
Il più discusso e ambizioso programma militare internazionale mai intrapreso, ovvero l'F-35 Lightning II, ha raggiunto un altro importante traguardo. La scorsa settimana Lockheed Martin, il Joint Program Office (JPO) e le sue aziende consociate hanno infatti festeggiato la consegna del 500° velivolo da combattimento superando anche la soglia delle 250.000 ore di volo.
Il cinquecentesimo velivolo prodotto è uno F-35A della US Air Force destinato ad essere consegnato alla base della Guardia Nazionale di Burlington, nel Vermont.
Finora Lockheed Martin ha consegnato 354 esemplari di F-35 n versione A, variante a decollo e atterraggio convenzionale (Ctol), quindi 108 aeromobili in versione B, variante a decollo e atterraggio verticale (Stovl), e 38 esemplari destinati a operare da portaerei, ovvero gli F-35C. A questi vanno sommate le unità consegnate a clienti stranieri.
Il jet è attualmente gestito da nove nazioni delle quali otto hanno dichiarato la capacità operativa iniziale (IOC) e cinque anche di aver sostenuto il battesimo del fuoco risultando vincitori in operazioni di combattimento: Israele, Usa con Marines e Usaf, Regno Unito con Marina e Aviazione.
L'F-35 ha finora registrato un fattore di successo nelle missioni simulate di oltre il 90% e del 75% in quelle reali in Afghanistan, pur non essendo ancora al massimo delle sue capacità operative. Il tre marzo scorso, quando l'esemplare numero 500 è uscito dalle linee di assemblaggio di Forth Worth, in Texas, il calendario del programma JSF ha contato nove anni dall'inizio delle consegne, cominciate nel maggio 2011. Facendo un paragone con il velivolo multiruolo Eurofighter Typhoon, il cui primo volo risale al 1994 e la consegna numero 500 al 2017, c'è poco da discutere: il JSF seppure non sia privo di guai tecnici, ripensamenti e migliorie possibili si sta rivelando un programma vincente. In particolare per l'Italia, che li consegna dallo stabilimento Faco di Cameri (Novara) e quello di Nagoya in Giappone, peraltro chiuso da una settimana per l'epidemia di Covid-19.
Come fatto notare da Lockheed Martin, la consegna del 500° aereo ha coinciso con il raggiungimento di 250.000 ore di volo da parte della flotta internazionale, che per l'F-35 oggi è schierata su 23 basi in tutto il mondo. Al suo impiego vengono addestrati quasi 1,000 piloti e 9.000 manutentori.
"Questo importante risultato testimonia la capacità di lavoro formate da gruppi governativi congiunti, militari e industriali", ha commentato Greg Ulmer, Vice Presidente di Lockheed Martin e direttore generale del programma F-35 "l'aeroplano garantisce una capacità di combattimento di quinta generazione senza precedenti, al costo di un velivolo di quarta generazione."
Non è tutto oro quel che luccica, s'intende, il programma soffre ancora di problemi derivanti dal sistema di gestione delle parti di ricambio e del rallentamento nella fornitura dei motori J-35 dovuta all'espulsione della Turchia dal programma avvenuta nel luglio 2019. Nel primo caso il sistema Autonomous Logistic Information System (ALIS), sarà abbandonato in favore di Odin (Online Data Integrated Network), che a differenza del primo non si basa soltanto su una catena di server progettati apposta dallo stesso costruttore del velivolo, ma opera mediante tecnologia cloud e assicurerà supporto logistico, addestramento, pianificazione delle missioni, aggiornamento delle pubblicazioni tecniche come dei manuali operativi. Il passaggio da Alis a Odin è stato annunciato alla metà di gennaio dopo circa un anno che Lockheed Martin e il Pentagono avevano cominciato a realizzarlo.
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