Musica
July 20 2013
L’avvocato che volle farsi direttore d’orchestra ha 40 anni e l’orgoglio di chi sa che seguire i sogni può essere la chiave di volta di una vita. Era il 2007 quando Alvise Casellati, padovano, fino ad allora enfant prodige dell’avvocatura newyorkese d’affari, finì in ospedale per un problema "che i medici" racconta adesso con un sorriso "non riuscirono a spiegare e che mi tenne per sei mesi in uno stato di grande ansia. Fu allora che capii che, se si ha un sogno nella vita, non si deve aspettare il momento giusto, l’occasione giusta, il tempo opportuno per realizzarlo. Perché quel tempo potrebbe non arrivare mai".
Così l’avvocato, che a poco più di trent’anni, dopo un master in diritto d’autore alla Columbia University, era già a capo dell’ufficio legale di un importante fondo immobiliare valutato "1 billion of euros", ma che aveva pure nel cassetto un diploma in violino conseguito nel 1994 presso il Conservatorio di Padova, s’iscrive ai corsi serali della Juilliard school of music di New York, una delle più prestigiose al mondo, per diventare direttore d’orchestra. "La storia della mia famiglia" continua Casellati "è sempre stata indissolubilmente legata alla musica. Il mio trisavolo ricevette da Gioacchino Rossini un diploma honoris causa in composizione. Il mio bisnonno era amico della famiglia Wagner, la nonna era una grande concertista. A casa c’erano tre pianoforti e però mio padre, quando ero piccolo, mi mise in mano un violino. Fu così che iniziai il conservatorio. E però la musica veniva sempre, comunque, dopo la scuola, dopo l’università; questa era la filosofia di famiglia".
Ma la passione è un demone che non sente ragioni e così, dopo 4 anni di studio alla Juilliard, l’avvocato opta per il part-time presso lo studio legale così da avere più tempo da dedicare all’attività di direttore d’orchestra; e nel marzo del 2011 dirige il suo primo concerto italiano, alla Fenice di Venezia, in occasione del 150° dell’Unità d’Italia. "Emozione immensa debuttare alla Fenice" racconta ancora Casellati "anche perché in quel momento ho capito che ce l’avevo fatta. Il mio sogno era lì e non l’avrei più lasciato". L’anno scorso arriva la scelta definitiva: "Decido di lasciare New York e la carriera legale, torno in Italia. Da allora le occasioni di lavorare non mi sono mai mancate: ho diretto l’orchestra dei Pomeriggi musicali di Milano, l’Orchestra del Veneto, la sinfonica di San Remo e molte altre, fino all’ultimo concerto che ho tenuto il 29 giugno, con l’orchestra del Carlo Felice di Genova, per il Festival dei Due mondi di Spoleto: anche questa una grande emozione".
All’inizio avrà ricevuto molte critiche, forse anche qualche accusa d’incoscienza, per la scelta di lasciare una brillante carriera legale e dedicarsi alla musica… Beh, qualche critica sì. La scelta che ho fatto può sembrare incomprensibile. Ma io ho seguito la passione della vita e ora sono un uomo felice.
Un uomo felice che ha ancora spazio per i sogni?
Quello sempre, spero di riuscire un giorno a dirigere al Teatro alla Scala. E perché no, al Metropolitan di New York.