Dal Mondo
February 16 2021
Amanda Gorman ha firmato con un'agenzia di modelle. La chicchissima poetessa di Los Angeles col cappotto giallo, quella che a 22 anni ha incantato il mondo durante la cerimonia d'insediamento di Joe Biden, ha firmato un contratto con IMG Models, l'agenzia di moda statunitense che ha seguito star come Kate Moss, Heidi Klum, Gigi Hadid e Selena Gomez, e che per lei si occuperà «di sponsorizzazioni e opportunità editoriali».
Che c'entra una poetessa con la moda? Che cosa c'entra la letteratura con il business? Si chiedono gli indignati. Vero. Che cosa c'entra? Forse dobbiamo andare va oltre gli schemi conosciuti, per capire le ragioni di certe scelte comunicative. Gorman propone un nuovo modello di artista: quello che considera la moda un'espressione di sé, arte e bellezza. Gorman è letteratura, giovinezza, antagonismo, moda. È un insieme inaspettato di elementi che fanno di lei un capolavoro di comunicazione. Nonché una delle mosse più azzeccate di Joe Biden che, come dice Vanessa Friedman del New York Times, ha capito che quella giovane vestita di giallo avrebbe portato il sole sulla cerimonia d'inaugurazione.
Di più. Avrebbe portato il passato e la rivincita di Biden stesso.
Amanda Gorman ha raccontato che in passato ha avuto un problema di linguaggio, proprio come il presidente Biden che fino a 20 anni ha balbettato - celebre l'incontro del 1994 con un ragazzo balbuziente che Biden ha incoraggiato e ha consigliato di continuare a parlare in pubblico. Gorman ha raccontato che «per la maggior parte della mia vita, fino a due o forse tre anni fa, non potevo dire la lettera 'r'. Anche oggi a volte faccio fatica». Nessuno se ne è accorto mentre recitava, rappava, la sua The Hill We Climb, dove laparola rise, sorgere, compariva più volte.
Gorman, forse futura Chiara Ferragni della letteratura, è il simbolo di una difficoltà superata, di una sfida personale vinta, di una storia conclusasi felicemente. Esattamente come quella superata dal nuovo presidente, l'ex balbuziente Joe Biden. Gorman non è nient'altro che il primo grande strike della strategia di comunicazione della nuova presidenza democratica.