Lifestyle
March 21 2013
Adoro Pedro Almodóvar e per vedere un suo film potrei anche perdermi la fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina (come è stato). Uscita dalla visione de Gli amanti passeggeri, suo ultimo film dal 21 marzo al cinema, la prima sensazione che ho provato è stata però quella di profonda nostalgia, seguita dalla voglia di rivedermi un vecchio film del maestro spagnolo.
Di fronte alle nuove opere di grandi registi è forte la tentazione di rimanere invischiati nel passato, di fare paragoni con alti predecessori (vedi Donne sull'orlo di una crisi di nervi o Tutto su mia madre), di pretendere dei tocchi di colore o di estro a cui si è abituati. Allora, cercando di togliermi di dosso gli occhiali distorcenti dell'attesa, posso ammettere che Pedro con questo suo ritorno alla commedia pura e ai richiami anni '80 stupisce. Riesce indubbiamente a rinnovarsi. Dando spazio alle mie note più viscerali, però, non posso nascondere una certa delusione.
Nonostante le tante battute, Gli amanti passeggeri strappa poche risate. Almodóvar ha detto che il suo lavoro è anche "un tributo all'esplosione di libertà" che caratterizzò il periodo spagnolo post-franchismo. Ma la "catarsi erotica" che si svolge sul volo 2549 a rischio non è così avvincente. Alcune trovate sono senz'altro geniali (dalla seconda classe sedata, al telefono di servizio guasto che costringe a "ultime" telefonate con i compagni di sorte in ascolto). Le vicende personali della sfrenata piccola mandria, che si muove tra cabina di comando e prima classe, riescono però poco a coinvolgere.
Ecco, a mio avviso, i pregi e i difetti de Gli amanti passeggeri, e la scena migliore:
Pregi:
- Metafora della Spagna (e non solo). Il volo 2549 della compagnia Península è diretto in Messico ma, avendo un carrello fuori servizio, i due piloti - il bisex Alex (Antonio de la Torre) e l'etero confuso Benito (Hugo Silva) - decidono di girare a vuoto su Toledo, in attesa che dalla Torre di controllo arrivi l'indicazione di una pista libera su cui fare un atterraggio d'emergenza. La Torre di controllo è alquanto lenta nel risolvere l'inghippo e l'areo intanto gira e rigira. La classe Economy è stata addormentata perché non si agiti e dorme inconsapevole. I pochi della classe Business invece sono stati messi al corrente del problema e, insieme al personale di bordo, si danno ad alcool e sesso per cercare di non pensare. Ah, come assomiglia alla Spagna in crisi e in stallo questo aereo! E anche all'Italia. Chi deve decidere tarda a decidere e il popolo viene sedato...
- L'attesa e l'impotenza. Quella che si compie sul volo 2549 non è solo la metafora della situazione politica ed economica della Spagna, ma è anche una fotografia dell'impotenza dell'animo umano, quel senso di claustrofobia che sembra quasi dare alla testa di chi nulla può fare e non ha potere sul proprio destino.
- Giocosa reunion. Aprono il film i prediletti di Almodóvar, Antonio Banderas e Penélope Cruz, lanciati nella loro carriera da attori proprio dal regista. Sono lì a mo' di anfitrioni, che aprono allo spettacolo successivo. E poi ecco che ritroviamo tanti volti cari al buon Pedro. Nei panni della superstar del gossip e dominatrice c'è Cecilia Roth, musa del cineasta già vista nell'indimenticabile Tutto su mia madre, in Pepi, Luci, Bome le altre ragazze del mucchio, Labirinto di passioni, L'indiscreto fascino del peccato. Non manca Lola Dueñas (Parla con lei, Volver, Gli abbracci spezzati), che interpreta la bizzarra veggente vergine che vuole però perdere il suo candore proprio su quell'aereo. Ci sono anche Blanca Suárez, una dei pochi personaggi non a bordo del volo, che aveva interpretato la figlia suicida de La pelle che abito, e Paz Vega (Parla con lei), Javier Cámara (Parla con lei, La mala educación), Carmen Machi (Parla con lei, Gli abbracci spezzati)... Chissà se Carmen Maura e Marisa Paredes si saranno sentite trascurate per non esser state invitate a questa briosa rimpatriata.
- Amoralità ostentata con una morale. Per combattere la paura, a un passo forse dalla morte, il personale di bordo come i passeggeri di Business class liberano ogni freno (se mai ne hanno avuti). Ecco cocktail alcolici, Agua de Valencia, mescalina (allucinogeno contenuto nel peyote), sesso etero e sesso gay senza pudori, addirittura approfittando di chi è mezzo drogato. L'unico che non riesce a concludere qualcosa è lo stewart Fajas (Carlos Areces, volto assolutamente tragicomico, killer pagliaccio in Ballata dell’odio e dell’amore), che si consola pregando. Almodóvar pigia volutamente il pedale dell'eccesso come quello dell'assurdo. Non dà scandalo, perché ormai oggi c'è poco che possa dare scandalo. Ma per paradosso intanto dà una morale: mandata a quel paese l'inibizione, i personaggi hanno imparato qualcosa su se stessi e non mentono più a sé e agli altri. Questo è il risultato di un viaggio il cui unico senso è la sopravvivenza.
Difetti:
- Comicità poco effervescente con picchi verso il basso. Nonostante la presenza di una ciurma tanto barocca e chiassosa, sono rari i momenti di umorismo sagace e interessante. Dispiace dirlo, ma Gli amanti passeggeri manca del tocco lieve e acuto che porta a un divertimento ristoratore. E capita anche (almeno in tre occasioni) di cadere vertiginosamente in sparate grevi che disturbano (vedi la scena con lo scambio di sperma tra gli stewart interpretati da Areces e Raúl Arévalo).
- Folclore gay alla Malgioglio. Mi piace citare l'accostamento trovato dalla collega Giuliana Molteni su Moviesushi : in questo film Almodóvar tratta gli omosessuali come "una specie di folkloristica sotto-minoranza alla Malgioglio". Il regista spagnolo, notoriamente gay, ci presenta infatti i tre stewart come classiche "checche": mani che scivolano con guizzi affettati, movenze effeminate, promiscuità accentuata... Ci sarà di certo in questo quadro "alla Malgioglio" un intento autoironico e magari ironico contro pregiudizi. Ma sinceramente oggi tali manifestazioni esuberanti suscitano un po' di stanca.
- Il coinvolgimento non vola. Niente da fare: come è in stallo il volo 2549, lo stesso è in stallo il coinvolgimento dello spettatore, che fatica a rimanere interessato alle vicende dei tanti personaggi surreali, spera di volare lontano, lo spera tanto, fiducioso, ma alla fine si accontenta dell'atterraggio.
La scena migliore:
- Joserra, Fajas e Ulloa come le Pointer Sisters. Circa a metà film i tre assistenti di volo nella Business class si lanciano nell'interpretazione in playback e balletto coreografato di I'm so excited delle Pointer Sisters (brano - guarda caso - anni '80). Se potete, questo è il momento di ridere.