L'amicizia è una questione di odore
Una ricerca del Weizman Institute of Science pubblicata su Science Advances toglie un po’ di poesia all’amicizia. Il risultato stabilito dai ricercatori è infatti che gli esseri umani hanno la tendenza a legarsi con persone il cui odore emanato dal proprio corpo è simile al loro. Come dire che, anche se poi conterà la condivisione di idee, valori e altri aspetti culturali, la chimica ha un ruolo cruciale nelle nostre relazioni umane.
Tra le prove che più sostengono questa tesi vi è il fatto che i ricercatori sono stati in grado di predire la qualità delle interazioni sociali tra persone che non si conoscevano. Lo hanno fatto usando un naso elettronico, uno strumento progettato imitando il sistema olfattivo dei mammiferi: i suoi sensori producono un’impronta olfattiva se sollecitati da un odore particolare.
Del campione sotto studio facevano parte 20 coppie di persone dello stesso sesso (ovviamente non legate sentimentalmente) che avevano fatto amicizia al primo incontro. Con il naso elettronico i ricercatori hanno analizzato gli odori emanati dalle magliette di tutti i partecipanti trovando che le coppie che avevano fatto amicizia subito avevano odori più simili delle coppie formate rimescolando a caso il campione di persone. Come controprova, a un gruppo di 25 persone veniva chiesto di annusare le magliette degli individui del campione e di accoppiarle in base alla similitudine degli odori. Anche in questo caso, le coppie di amici risultavano avere odori più simili delle coppie formate a caso da un rimescolamento del campione.
Non contenti del risultato, i ricercatori del Weizman Institute hanno reclutato 17 persone che non si erano mai incontrate prima, ne hanno analizzato i loro odori con il naso elettronico e le hanno fatte socializzare facendole partecipare a un gioco non verbale per adulti. Quello che hanno trovato conferma la conclusione precedente: quelli dall’odore simile tendevano a diventare amici.
Sotto un certo aspetto, questi risultati non stupiscono: siamo stati plasmati dalla selezione naturale come il resto del regno animale. Per esempio, è noto che i mammiferi prendono una decisione su se o meno un altro individuo è amico o nemico in base all’odore. E i cane sono forse l’esempio più lampante che abbiamo presente ogni volta li vediamo annusarsi nei parchi prima di decidere se aggredire o muovere la coda. Bisogna tuttavia ricordare che i mammiferi decidono spesso già a distanza in base all’odore se un altro individuo sarà o non sarà un nemico. C’è poi una vasta letteratura che documenta come il ruolo dominante in varie specie di mammiferi viene esercitato tramite l’odore.
L’ipotesi dei ricercatori è che negli umani annusare è, a paragone di altre specie, un’attività sotto il livello della coscienza ma il cui ruolo sarebbe stato finora sottovalutato. Qui bisogna notare che nel tempo i rituali di pulizia quotidiana sono divenuti la norma per molti di noi alterando sempre di più l’odore del nostro corpo. È stato a partire dal Settecento che i lavaggi sono divenuti più frequenti per la specie umana. In quel periodo, infatti, l’acqua è divenuto un bene non solo facilmente disponibile nelle città ma anche meno rischioso per la salute.
L’uso del sapone cambia la flora microbica della nostra epidermide facendoci emettere molto meno odore. Non sono infatti i profumi, che esistevano già nelle epoche antiche, ma i saponi e i deodoranti a uccidere i microbi della nostra pelle e a snaturare o diminuire drasticamente il nostro odore. Lo studio del Weizman Institute of Science ci suggerisce che in questo modo diventiamo più impermeabili l’uno all’altro, camuffiamo noi stessi e perdiamo informazioni sugli altri. Non una valida ragione per non lavarsi, s’intende.
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