Se l'amore (online) è una truffa

Le "truffe romantiche" o "romance scam", sono un fenomeno sempre più diffuso nel mondo digitale, mirato a sottrarre denaro con l'inganno attraverso i social network. Tramite profili falsi e promesse di amore eterno, queste truffe attirano persone sole, nascondendo dietro di sé una rete di truffatori come gli “Yahoo Boys" un collettivo criminale originario dell'Africa occidentale. Questi individui si distinguono per le loro sofisticate truffe sentimentali e finanziarie. Utilizzando l'intelligenza artificiale e manipolando le emozioni delle vittime, gli Yahoo Boys sono in grado di estorcere denaro in modo efficiente e spietato.

Inoltre, è emerso il coinvolgimento della mafia nigeriana, che opera su due livelli distinti. Il primo livello si occupa di creare falsi profili sui social network per adescare le vittime, mentre il secondo livello si occupa del riciclaggio del denaro ottenuto illegalmente, utilizzando conti correnti e trasferimenti internazionali. Truffe che nel 2023, hanno portato all’arresto di 8 persone grazie ad un’indagine condotta dalla polizia postale, contro una organizzazione di truffatori arrestati per reati di truffa aggravata, riciclaggio e sostituzione di persona. Le indagini sono state avviate dopo la denuncia di una donna coinvolta in una relazione sentimentale virtuale su Facebook con un presunto ufficiale dell'esercito statunitense, che ha portato alla perdita di una somma considerevole di denaro.

Questo caso ha rivelato l'esistenza di 32 vittime e un provento illecito di circa 400.000 euro. Tuttavia, solo 8 di queste hanno formalizzato una denuncia, evidenziando il sottodimensionamento delle denunce in casi simili.

Successivamente, un'altra operazione della polizia postale ha portato all'individuazione di 18 individui noti come "principi azzurri", coinvolti in una rete criminale ben organizzata. Anche qui questi truffatori agivano principalmente sui social network, utilizzando falsi profili per conquistare la fiducia delle vittime e convincerle a prestare loro denaro per presunti problemi finanziari. Ma non solo le cronache degli ultimi mesi hanno riportato una serie di truffe amorose che hanno lasciato dietro di sé un sentiero di distruzione e dolore. Mentre molti sono stati tratti in inganno dalle lusinghe e dalle promesse vuote degli sconosciuti sui social, alcuni hanno pagato il prezzo più alto, come Gianfranco Bonzi, vittima di una truffa amorosa che ha portato alla sua scomparsa e forse alla sua tragica fine.

Bonzi attratto da una persona che si fingeva essere la celebre cantante "Dua Lipa". Tuttavia, dopo aver ceduto ingenti somme di denaro e aver subito il tradimento della sua finta amante, il dolore e la disperazione hanno preso il sopravvento, portandolo alla scomparsa.

La storia di Bonzi non è un caso isolato. Altri, come Simone Casini, hanno pagato con la propria vita l'illusione di un amore virtuale. Innamorato di una presunta ragazza spagnola di nome Enriquetta, Casini ha inviato denaro per anni. Tuttavia, alla fine Enriquetta non era altro che un profilo falso, creato da truffatori senza scrupoli che non sono stati individuati e che potrebbero essere coinvolti nella sua morte.

«In piena pandemia da Covid abbiamo visto un aumento di tutti i tipi di reati, incluso quello delle truffe amorose, che nel 2021 sono aumentate del 118%. Sebbene tali dati siano poi diminuiti, hanno registrato un lieve aumento nei primi quattro mesi di quest'anno»-commenta Barbara Strappato Vice direttore della polizia postale

Chi si nasconde dietro queste truffe?

«Dalle recenti attività investigative è emerso che dietro molte di queste truffe si celano organizzazioni criminali che gestiscono veri e propri "centri operativi", dove centinaia di individui inviano messaggi alle vittime senza sosta, 24 ore su 24. Si spacciano per persone che vivono in luoghi lontani dalla residenza della vittima designata, inventando storie di difficoltà economiche che impediscono loro di tornare. Attraverso una serie di messaggi ben orchestrati e inviando anche piccoli doni, utilizzando l'intelligenza artificiale per creare messaggi persuasivi, compresi video e testi. In questo modo riescono a guadagnarsi la fiducia delle vittime e a ottenere denaro senza mai incontrarle di persona. La maggior parte di questi truffatori sono di nazionalità africana, in alcuni casi affiliati alla mafia nigeriana, ma possono anche provenire da Paesi dell'Est. È raro il coinvolgimento di persone di nazionalità italiana».

Chi sono le vittime?

«Le vittime sono per la stragrande maggioranza donne ed in misura ridotta ci sono uomini anche se le truffe verso quest’ultimi stanno aumentando insieme ai reati anche per estorsione sessuale nei confronti delle donne. Coloro che cadono in queste genere di truffe sono spesso persone che, non vogliono restare sole ed hanno problematiche che non gli permettono di intrattenere rapporti interpersonali reali. Il principale problema di questi reati è che molte vittime non denunciano per vergogna, e sono i familiari a farlo. Spesso si tratta di persone di età adulta che, dopo aver lavorato per tutta la vita, finiscono in trappole ben organizzate, perdendo così tutti i loro risparmi. È incredibile quanto la solitudine possa rendere vulnerabili a questi inganni».

Quali sono i numeri?

«Accade almeno a 500 persone l'anno, ma il vero dato rimane sommerso poiché la maggior parte di esse non denuncia. Nel 2023 per i casi da noi trattati sono stati sottratti per le truffe amorose circa 7.700.000 di euro. Ad esempio, ricordo il caso di una signora che ha pensato di aiutare il presunto principe Andrea, versandogli 60.000 euro, o il caso del ricatto che è sfociato in estorsione. Una donna ha inviato denaro a un truffatore per mesi, finché una sua amica l'ha messa in guardia. Così la donna ha scoperto che le foto che lui le inviava erano prese da internet. Una volta smascherato, il truffatore l'ha ricattata chiedendo una somma per non diffondere le foto che lei gli aveva inviato. Abbiamo assistito la donna e siamo risaliti al truffatore, di origine marocchina e residente in Italia, che mandava il denaro della povera signora in Burkina Faso. Ha sottratto 50.000 euro in piccole, ma significative, somme».

Come trattate le denunce?

«Quasi sempre le segnalazioni provengono dai familiari; parliamo con loro e cerchiamo di convincere la persona coinvolta a denunciare. Una volta che la vittima si rivolge a noi, cerchiamo di metterla a proprio agio e di aiutarla a presentare una querela di parte. È fondamentale farle comprendere che non siamo lì per giudicarla, ma per assicurare alla giustizia il truffatore. Dopo l'avvio della denuncia, ci impegniamo a tracciare i flussi di denaro inviati, gran parte dei quali finisce in Paesi con i quali non abbiamo accordi internazionali, come la Costa d'Avorio. Tuttavia, grazie agli accordi con Algeria e Marocco, siamo riusciti a effettuare anche degli arresti, individuando intermediari che operavano spesso in Italia e inviavano i soldi all'estero».

Dove trovano maggiormente le vittime?

«Le truffe sfruttano ampiamente i social media per individuare le loro vittime. I social media rappresentano un terreno fertile per i truffatori, che studiano le loro vittime considerando vari fattori come la solitudine, l'età e il tenore di vita. Tra i social più utilizzati a tale scopo, troviamo Facebook, seguito da Instagram e Telegram. Facebook è particolarmente preso di mira in quanto frequentato principalmente da un pubblico più maturo».

Cosa consiglia?

«È essenziale mantenere alta l'attenzione, condurre ricerche approfondite e evitare di cadere nelle trappole dell'inganno online.È fondamentale fare una ricerca di immagini e capire se la persona che ci ha contattato esiste davvero, ma soprattutto bisogna avere avere nel web la stessa prudenza che si ha nella vita reale. Noi lavoriamo incessantemente per proteggere le vittime e contrastare queste attività illegali, ma è altrettanto importante che gli utenti adottino comportamenti sicuri sul web per questo invitiamo le persone a contattarci tramite il nostro sito, dove siamo disponibili ad affiancarle e offrire loro assistenza perché a tutto c’è rimedio. La collaborazione di tutti è essenziale per contrastare efficacemente questa forma di criminalità».

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