Amy Winehouse: le 10 canzoni indimenticabili

Ad Amy Winehouse, che oggi avrebbe compiuto 40 anni, sono bastati due soli album in vita, Frank del 2003 e Back to Black del 2006, per entrare di diritto nell’Olimpo delle più belle voci “nere” di sempre, anche se Amy aveva la pelle candida, pur ricoperta da numerosi tatuaggi. «Era l'unica che cantava davvero in quello che io chiamo il modo giusto» - aveva sottolineato il crooner Tony Bennett- «Amy aveva una delle più belle voci jazz che abbia mai sentito, al livello di Ella Fitzgerald e Billie Holliday».

Su di lei si sono versati fiumi di inchiostro a proposito della sua dipendenza dalla droga e dall’alcool, della sua fragilità e sulla storia del “club dei 27”, il gruppo di icone del rock morte a quell’età, ma, nel giorno del suo quarantesimo compleanno, a noi interessa soprattutto sottolineare il suo talento vocale fuori dal comune e le sue qualità umane. Amy era una forza della natura, esilarante e intransigente, impegnata in prima persona a prendersi cura degli altri. Molti si sono accostati alla sua musica probabilmente dopo la morte, magari dopo aver visto Amy, il doloroso docufilm di Asif Kapadia sulla vita della cantante. Nel film fa davvero male vedere una ragazza giovane, brillante e dotata di un talento straordinario buttarsi via con una relazione sbagliata e con un letale mix tra bulimia, droghe ed alcool, senza che né il padre, né il suo manager, più concentrati sull'aspetto economico, riuscissero a preservare una personalità così sensibile e fragile. Davvero discutibile (eufemismo) la scelta di pubblicare, da parte dei suoi genitori, gli estratti dei diari della cantante in un libro di recente pubblicazione, Amy Winehouse: In Her Words, con i suoi pensieri più intimi, dalle scuole elementari fino a qualche anno prima della morte.

Una vita spezzata troppo presto, che ci ha lasciato due soli album in studio e un album postumo, Lioness: Hidden Treasures, contenente brani inediti e demo. Mentre il disco di debutto Frank aveva la sua forza e, al tempo stesso, il suo limite in un mix di generi e di atmosfere, rivelando comunque una voce già prodigiosa, il successivo Back to Black era un album straordinariamente maturo per un'artista appena ventitreenne. Un lavoro coeso, emozionante, vintage e moderno al tempo stesso grazie al tocco magico dei produttori Mark Ronson e Salaam Remi, che l'ha consegnata all'immortalità. Back to black ha venduto finora 20 milioni di copie in tutto il mondo, aggiudicandosi cinque Grammy Awards, tre per la canzone Rehab nelle categorie “Record of the Year”, “Song of the Year” e “Best Female Pop Vocal Performance”, uno nella categoria “Best New Artist” e uno per l'album nella categoria “Best Pop Vocal Album”. Ciò che resta di un artista sono le sue canzoni, per questo vogliamo ricordare, nel giorno del suo quarantesimo compleanno, le 10 canzoni indimenticabili di Amy Winehouse, in ordine rigorosamente cronologico.

Stronger than me (2003)

L'album di debutto Frank, il cui titolo era un chiaro omaggio al suo nume tutelare Frank Sinatra, venne nominato ai Brit Awards, aggiudicandosi il prestigioso premio Ivor Novello per la "miglior canzone contemporanea” con Stronger Than Me. Una canzone con un testo che oggi darebbe scandalo (nel quale Amy dichiara di volere un uomo più forte di lei, in grado di prendere il controllo del rapporto), costruita su raffinati accordi di chitarra jazz sopra una base tipicamente hip hop.

I heard love is blind (2003)

Quando Amy Winehouse fece l'audizione per la Island Records incantò tutti i presenti utilizzando solo voce e chitarra. Un tipo di calore e intimità che troviamo anche nella straordinaria I Heard Love Is Blind, che mostra un'artista di nemmeno vent'anni già perfettamente formata. Il suo produttore Salaam Remi ha ricordato che una sera stava chiacchierando con lei, dicendole che "i suoi occhi erano come i tuoi". Amy ha ripetuto più volte "i suoi occhi erano come i tuoi" e ha scritto la canzone attorno a quella frase.

Fuck me pumps (2003)

Quando il talento di Amy Winehouse iniziò a essere notato all'inizio degli anni Duemila, la cantante venne incasellata (erroneamente) nella corrente neo swing, accanto a Norah Jones, Michael Bublé e Jamie Cullum. Basta ascoltare il testo tagliente, sarcastico e corrosivo di Fuck Me Pumps (un attacco frontale alle "gold diggers", ragazze appariscenti e vestite all'ultima moda che utilizzano la loro avvenenza per farsi largo nella vita), costruito sopra una melodia ingannevolmente dolce, per capire quanto Amy fosse distante anni luci dal rassicurante pop-jazz di Norah Jones.

You know I'm not good (2006)

Ciò che colpisce immediatamente di Back to Black, al di là della voce senza confini della Winehouse, è il suo perfetto equilibrio tra R&B fine anni Cinquanta, soul anni Sessanta e ritmiche hip hop del Duemila, unendo in modo davvero originale gruppi come The Ronettes e The Shangri-Las ad artisti urban come Nas e Ghostface Killah. Anche You know I'm not good ha un'irresistibile ritmica hip hop, tanto che è stata poi incisa, sull'onda del successo dell'album, in una versione remix con Ghostface Killah, uno dei migliori rapper del Wu Tang Clan.

Rehab (2006)

Un altro aspetto che rende unico Back To Black è il contrasto tra il linguaggio sboccato e diretto della cantante di Camden Town, che si esprime senza filtro sulle sue vicende sentimentali e personali, e la raffinatezza degli arrangiamenti musicali, dominati dagli ottoni e dal pianoforte. Emblematico, in tal senso, è l'effervescente singolo apripista Rehab, in cui Amy racconta con sincerità disarmante, su un groove irresistibile di fiati, basso e handclap, i suoi ben noti problemi di dipendenza, tanto che la prima strofa recita: «Hanno cercato di mandarmi al centro di riabilitazione, ma io ho detto no, no, no».

Me and Mr Jones (2006)

A Nasir Jones, grande amico della cantante, è dedicata l'irresistibile Me and Mr. Jones, una sorta di versione black di Me and Bobby McGee, con una progressione armonica da antologia, che in origine si chiamava Fuckery, in cui la cantante contestava scherzosamente all'amico di avergli fatto perdere il concerto di Slick Rick, uno dei padri nobili del rap.

Back to black (2006)

La title track Back to black, minuzioso racconto di una relazione travagliata, quella di Amy con l'ex marito Blake-Fielder Civil, su un minaccioso muro del suono alla Phil Spector, ha una drammaticità solenne e funerea in cui si respira quasi il presagio della morte.

Tears dry on their own (2006)

Una delle canzoni più memorabili di Back to Black è la straordinaria Tears dry on their own, con un chorus che si scolpisce immediatamente nella memoria, una canzone così onesta e vissuta che ci sembra quasi di vedere sgorgare dal vivo le lacrime delle cantante, intaccando così il suo perfetto eyeliner a là Cleopatra. Memorabile il video, con Amy che cammina per le strade di Londra e canta tutto il suo dolore a testa alta.

Love Is a Losing Game (2006)

Quando si ha la voce senza confini di Amy Winehouse, non servono arrangiamenti barocchi o produttori all'ultimo grido: basta il suono della sua voce accompagnato da una chitarra e poco altro. Love Is a Losing Game, anche se ha il feeling di uno standard, è una canzone originale composta da una ventitreenne in stato di grazia. Prince ne ha fatto una cover, mentre George Michael l'ha indicata come una delle sue canzoni preferite di sempre, una "break up" song di abbacinante bellezza, da ascoltare rigorosamente con un pacchetto di fazzoletti nelle vicinanze.

Valerie (2007)

Pur essendo tecnicamente una cover degli Zutons, Valerie è stata trasformata da Amy Winehouse in un'irresistibile canzone tutta sua, grazie anche al tocco magico e all'arrangiamento soul di Mark Ronson, che esalta la straordinaria voce black della cantante, in grado di alternare la dolcezza e il graffio delle grandi soul singer degli anni Sessanta.

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