Economia
November 08 2018
La decisione dell’amministratore delegato di AnasGianni Vittorio Armani di rassegnare le proprie dimissioni è suonata per molti come una sorpresa a metà.
In effetti, se per un verso non era prevedibile che una scelta di questo tipo arrivasse in tempi così rapidi, per un altro l’incompatibilità tra Armani e il nuovo governo era diventata evidente. E questo alla luce in particolare delle diverse posizioni espresse in merito alla fusione di Anas con Ferrovie dello Stato, diventata esecutiva dallo scorso 18 gennaio.
Il nuovo esecutivo Lega-M5S fin dal proprio insediamento non aveva infatti nascosto la propria contrarietà ad un’operazione di fusione che invece vedeva proprio in Armani uno dei più convinti fautori. Non a caso tornare a separare le strade di Anas dalle ferrovie di Fs ha rappresentato una delle prime decisioni assunte dal governo Conte non appena entrato in carica.
L’idea era appunto quella di smontare una fusione voluta dal precedente esecutivo, e che, è il caso di ricordarlo, puntava appunto a un polo integrato fra strade e ferrovie con la creazione di un colosso da 11,2 miliardi di euro, che avrebbe avuto anche un peso maggiore nel battere la concorrenza per commesse internazionali. Dopo soli 9 mesi però, il nuovo governo, come accennato, ha decretato il proprio stop.
E per capire quale fosse l’idea che circolava all’interno del nuovo governo in tema di fusione tra Anas e Ferrovie, risulta utile citare le parole espresse in merito dal ministro dell’Infrastrutture Danilo Toninelli.
“È una fusione – aveva detto nelle scorse settimane - che sembra essere stata dettata da motivi finanziari e di tornaconto personale per tutti quei manager che si sono visti moltiplicare lo stipendio". Aveva poi annunciato che "sicuramente entro l'anno" Anas e Fs non sarebbero più state una società unica.
In questi mesi "il Governo ha svolto un'attenta analisi avvalendosi della consultazione degli operatori interessati" aveva detto ancora il ministro. E ora, con l’addio tempestivo di Armani, sembra arrivato proprio il momento di passare alla fase operativa del divorzio programmato.
In seguito all’addio di Armani, che lascia Anas dopo poco più di tre anni di lavoro, anche i consiglieri Vera Fiorani e Antonella D'Andrea, espressione del gruppo Fs, hanno rassegnato le dimissioni facendo così decadere il cda composto da cinque membri.
A questo punto la prossima settimana è attesa l'indicazione sul nuovo consiglio che deve arrivare da Fs con la condivisione del citato ministro Toninelli oltre che del ministero dell’Economia. Sarà questo un passo ulteriore verso la definitiva separazione tra Anas e Ferrovie, il cui matrimonio sembra essere durato davvero poco.