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Musica

Andrea Bocelli: "La musica è una medicina per l'anima"

di Andrea Bocelli

Il paradiso della musica. Questo è, per me, l’opera. Non uno spettacolo elitario, non un’esperienza “difficile”, bensì l’esatto contrario: storie appassionanti, sentimenti universali, temi sociali scottanti, in una rappresentazione popolare che propone più forme d’arte, sovrapposte. Per goderne, basta aprire il cuore, disposti ad essere travolti da tanta emozione. Non rinnego il pop, tutt’altro, ma non nascondo la mia preferenza per l’opera, mio primo grande amore, il cui repertorio non ho mai smesso di approfondire e frequentare. Sono quindi particolarmente felice di festeggiare due mie nuove uscite discografiche, dedicate alla lirica:Opera - The Ultimate Collection e Manon Lescaut di Giacomo Puccini. Opera è la quintessenza della mia sensibilità in ambito operistico. La sequenza comprende mie incisioni dagli Anni 90 fino ad oggi. Il disco affianca pagine universalmente note (a partire dal Nessun dorma pucciniano che infiamma puntualmente le platee) a brani meno frequentati che, viceversa, credo sia importante imparare ad amare.

Nel cd, Verdi e Puccini fanno la parte del leone (del primo, a titolo d’esempio, cito La donna è mobile, Di quella pira, Celeste Aida; del secondo, Che gelida manina, E lucevan le stelle,Donna non vidi mai). Ho voluto inoltre aggiungere in scaletta capolavori di altri autori italiani, da Donizetti a Mascagni, da Leoncavallo a Giordano, a Cilea. Infine, alcuni gioielli del repertorio francese. E, tra questi, un estratto dal Roméo et Juliette di Gounod, che ho realizzato sotto la direzione di Fabio Luisi.

Non nascondo una certa vertigine scorrendo le tracce di questa raccolta: sui personali cimenti vocali non posso esprimermi, ma sono orgoglioso di vedere, accanto al mio, i nomi prestigiosi delle orchestre, dei podi, dei colleghi che hanno dato vita a tanta meraviglia. Direttori quali Zubin Mehta e Valery Gergiev, colleghi quali Barbara Frittoli e Bryn Terfel. Mi auguro che, per il neofita, Opera possa tramutarsi in uno strumento in grado di avvicinare a questo universo in modo piacevole e immediato. È un disco che prende per mano l’ascoltatore e lo accompagna fin nel cuore del mondo dell’opera. Coloro che invece già amano e frequentano la lirica, spero apprezzeranno la qualità artistica di una simile ricca sequenza, che raccoglie il meglio dei miei primi vent’anni di carriera. Oggi, le incisioni realizzate con tipologie e qualità sonore aggiornate alla tecnologia del nuovo Millennio, offrono un tipo di ascolto estremamente più coinvolgente e vicino alla realtà.

Quanto alla Manon Lescaut, è una registrazione risalente a pochi mesi fa, cui tengo moltissimo, perché ho avuto l’onore di realizzarla sotto la bacchetta di Placido Domingo: tra gli artisti oggi in attività, il più completo, eclettico e geniale che io abbia avuto la fortuna di poter frequentare. Manon Lescaut è una favola amara, un dramma lirico sensuale e straripante passione, incentrato sull’eterno scontro tra vizio e virtù. La prima partitura in cui Puccini dimostra appieno il proprio genio prorompente. «Peccatrice senza malizia» (come la definì il suo creatore, l’abate Prévost), la protagonista che dà il titolo all’opera, qui restituita dalla magnifica voce di Ana Maria Martinez, è incarnazione inconsapevole del male, il cui fascino spinge ineluttabilmente alla perdizione coloro che l’avvicinano. Giacomo Puccini restituisce carne e sangue a una storia travolgente, che si apre su un amore a prima vista tra due giovani per chiudersi nella tragedia e nella desolazione. Di rado mi sento soddisfatto al cento per cento di una mia interpretazione. Questa incisione non fa eccezione: anche qui uno scarto si frappone tra il risultato finale e la mia volontà ideale, e ciò che avrei sognato di poter dare, affrontando il ruolo.

È una irrequietezza cui ho fatto l’abitudine, un senso di non completo appagamento con cui, credo, da sempre ogni artista convive. Come osservava Johann Joachim Winckelmann, tra l’idea del creatore e la realizzazione dell’idea stessa, c’è uno scarto dovuto alla materia, allo strumento che dà concretezza al puro spirito, e che si pone in relazione a quest’ultimo, in un certo senso come un ostacolo. Ciò detto, sono abbastanza contento del mio apporto in questa Manon Lescaut. La cui eccezionalità credo alberghi nella qualità interpretativa dei miei colleghi e nello straordinario lavoro musicale di Placido, impareggiabile artista del quale mi fregio di essere amico. Ha percorso la partitura con un turgore sensuale, con una ricchezza di sfumature che ha incantato tutti. Ho terminato le registrazioni con il cuore gonfio di emozioni e bei ricordi da custodire, con la sensazione di aver approfondito questo capolavoro, come mai avevo fatto in precedenza.  

Da sempre la buona musica è una medicina, poiché in grado, come diceva Aristotele, di «mutare il carattere dell’anima». Per questo è fondamentale che i teatri s’aprano alle scuole, e che i giovani possano approcciarsi senza alcuna soggezione. L’opera lirica è patrimonio di tutti, può educare alla bellezza, può scuotere cuore e mente, può accendere il desiderio sensuale oppure quello contemplativo. Non c’è bisogno di alcuna competenza specifica per apprezzare un simile giacimento di meraviglie: è uno spettacolo alla portata di tutti e può “catturare” ad ogni latitudine. Ed è in grado di regalare sensazioni così profonde da restare nel cuore per tutta la vita. Potenziale grimaldello per comprendere meglio noi stessi, la forza dei sentimenti e le relazioni umane.  

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