Ennio, mio padre: intervista a Andrea Morricone

L’abitacolo dell’auto invaso dagli aromi potenti del sigaro cubano di Sergio Leone lungo la strada verso l’Olimpico: «Mio padre non sopportava il fumo e nemmeno chi fumava, ma nei confronti di Sergio era tollerante, avevano un rapporto speciale quei due. E così si proseguiva imperterriti nonostante il fumo: l’importante era arrivare quanto prima allo stadio per tifare Roma», racconta Andrea Morricone, figlio di Ennio, un habitué nella casa del regista di C’era una volta in America dove un giorno si è trovato faccia a faccia con Clint Eastwood.

«Quando rivelai a mio padre che volevo diventare un musicista e scrivere colonne sonore mi disse “Buona fortuna”. Era stupito dalla mia scelta: mi insegnò i primi rudimenti di armonia prima di affidarmi a Irma Ravinale una docente rigorosa e severa. Andavo a lezione da lei la domenica» ricorda.

Ha visto quotidianamente un genio all’opera tra le mura di casa Andrea Morricone, ha condiviso con lui la scrittura musicale, ascoltando in anteprima composizioni che sono diventate colonne sonore di film straordinari, ma anche della vita di milioni persone. «Nelle parti comuni della nostra abitazione non si ascoltava musica. Risuonava soltanto il suo pianoforte quando suonava da solo oppure presentava ai registi i temi che aveva composto. Qualche volta mi sono unito a lui perché il brano che stava eseguendo richiedeva di essere suonato a quattro mani. Era molto geloso del suo spazio, del suo studio, un luogo della mente e del pensiero. Entrare in quella stanza era qualcosa di estremamente emozionante» spiega.

«Un giorno mi chiamò dal telefono di casa: “Vieni un attimo, ho questa sceneggiatura e mi farebbe piacere che tu scrivessi un brano". Gli portai lo spartito, gli piacque moltissimo e lo inserì nella lista dei pezzi da proporre a Giuseppe Tornatore per Nuovo Cinema Paradiso (Premio Oscar nel 1990; ndr). Tornatore lo scelse e mio padre ci tenne molto a sottolineare che il brano era mio. Era il Tema d’amore quello che caratterizza la famosa scena dei baci. Papà aggiunse alla mia musica due accordi molto importanti che permisero al tema di avere una perfetta circolarità, accordi figli della sua immensa esperienza. Allora avevo 24 anni e frequentavo ancora il conservatorio. Negli anni successivi, durante le nostre conversazioni, ha sottolineato più volte quanto considerasse stupendo il Tema d’amore. Io lo ringraziavo e gli dicevo “Con tutto quello che hai fatto tu”… Durante un concerto alle Terme di Caracalla mi ha ceduto la bacchetta per dirigere quel pezzo. Momenti indimenticabili… »

Come indimenticabili sono i brani presenti nel nuovo spettacolo che andrà in scena il 12 novembre al Teatro Regio di Parma nell’ambito del Festival Il Rumore del lutto: Musiche per il Cinema di Andrea e Ennio Morricone. «Uno show per due pianoforti ed un baritono, Alessio Quaresima Escobar, tra musica, speech, video e aneddoti sul Maestro. In scaletta le musiche tratte da Nuovo Cinema Paradiso, C’era una volta il West, C’era una volta in America, Mission e La califfa. E una sorpresa: Se telefonando l’hit scritta da papà (con il testo di Maurizio Costanzo e Ghigo De Chiara; ndr). Un brano pazzesco, composto a Roma in auto mentre aspettava mia madre sotto un diluvio universale. È una canzone incredibile costruita su tre note importanti, tre “altezze” su cui si dipana il motivo. Una scelta stilistica ben precisa che caratterizza anche L’uomo dell’armonica (dalla colonna sonora di C’era una volta il West; ndr) che si regge su tre suoni» spiega.

La musica, gli spartiti e… gli scacchi. «Sono stato uno dei pochi in famiglia a condividere con lui questa passione. Trovava che ci fossero diverse analogie tra la musica e gli scacchi perché in entrambe le attività erano presenti le tre unità aristoteliche: tempo, spazio e azione. Normalmente, nelle sfide tra noi due, avevo la meglio io, ma quando vinceva lui lo faceva sonoramente…».

La scacchiera sinonimo di rigore, quello che si richiede a chi per una vita ha lavorato sugli spartiti, con gli spartiti, avendo come missione quella di comporre brani che si adattano per lunghezza e atmosfera elle esigenze della sceneggiatura.

«Rigore, professionalità e disciplina erano le sue linee guida. Si alzava prestissimo, intorno alle quattro e mezza del mattino, spalancava le finestre, faceva ginnastica camminando molto nel salone di casa e poi scendeva a comprare i quotidiani. Lavorava tutti i giorni fatta eccezione per la domenica. Scriveva sempre su carta e sul comodino di fianco al letto aveva un taccuino dove appuntare le idee musicali notturne Aveva un approccio dogmatico unito a un livello eccezionale di ispirazione. Non si accontentava mai, cercava sempre il meglio, la perfezione assoluta» racconta. «Quando scrisse la colonna sonora di Mission si rese conto di aver realizzato qualcosa di veramente importante anche dal punto di vista ritmico. Non vinse l’Oscar in quell’occasione e ci rimase un po’ male. Ma poi si è rifatto con l’Oscar alla carriera nel 2007 e nel 2016 con l’Oscar per la miglior colonna sonora: The Hateful Eight di Quentin Tarantino» spiega prima di rivelare un’istantanea di vita: «Quando concluse le musiche di Mission convocò la famiglia nel salone di casa per far ascoltare quel che aveva fatto. Fu una scena incredibile perché in quel periodo erano in corso lavori di ristrutturazione, la stanza era piena di polvere e il pianoforte ricoperto da un enorme cellophane. D’altra parte una delle sue frasi preferite era “I suoni sono mattoni con cui si possono costruire tante case…”».

Musiche per il cinema di Andrea e Ennio Morricone andrà in scena il 7 novembre a Lugano, il 12 a Parma, l'uno febbraio 2025 a Ancona e il 20 a Torino. Al pianoforte Cecilia Grillo; baritono, Alessio Quaresima Escobar.



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