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August 29 2024
«Mi piacerebbe che Maria Callas potesse sapere la gentilezza che abbiamo messo in questo film»: Angelina Jolie è alla Mostra del cinema di Venezia 2024 nel film in concorso Maria di Pablo Larraín e, Divina anche lei come la Callas, irradia beltà e garbo su tutto ciò che lo sguardo delicato sfiora. «Purtroppo ha ricevuto molta crudeltà alla fine della sua vita», dice l’attrice.
Da anni Angelina Jolie ha diradato la sua presenza su set e red carpet e, per tutti, è come vederla scesa per un po’ dall’Olimpo. Si muove con elegante lentezza, sorride con misura, vorrebbe trattenersi più a lungo per rispondere alle domande, è generosamente Primadonna assoluta.
Film in corsa per il Leone d’oro a Venezia 81, Maria racconta gli ultimi giorni di vita di Maria Callas, la più grande voce della lirica. Pablo Larraín, regista cileno che sa essere tagliente e scomodo (si vedano Tony Manero e Il club), ultimamente ci ha abituato a ritratti femminili, catturati sotto punti di vista singolari, che volteggiano tra eleganza e… noia. Biopic formalmente compiuti ma esangui, scarsi di vita. Ma Maria, pur flirtando a volte con il tedio, si eleva dai precedenti e sa emozionare. In più istanti, anzi, commuove. La vita di un’artista riesce a graffiare meglio i cuori, trasportati dalle liriche impetuose e tragiche che risuonano.
Applausi al film e ad Angelina Jolie, quando è comparso il suo nome sullo schermo, alla prima proiezione per la stampa in Sala Darsena.
Dopo aver raccontato Jacqueline Kennedy interpretata da Natalie Portman in Jackie e Lady Diana in Spencer attraverso Kristen Stewart, film sempre in concorso a Venezia, ora Larraín affida ad Angelina Jolie glorie e dolori dell’icona dell’opera. Eccola, a Parigi nel 1977, a 53 anni, quando poco prima di morire stava tentando di tornare a cantare.
Sola e tempestata di ricordi che sanno di visioni, sempre più magra e divorata da pasticche e alcol, accanto a lei, a scortarla come sottoposti ma anche come famigliari, la domestica Bruna e il maggiordomo Ferruccio. Sono interpretati dai prezzemolini del cinema italiano, Alba Rohrwacher e Pierfrancesco Favino, che anche sotto la guida di Larraín fa fulgere il suo talento.
Mettiamolo subito in chiaro: Angelina Jolie non è Maria Callas. Nella stella di Hollywood non si rivede l’icona della lirica. Al pari della Callas, Jolie è così diva, diva tra le dive, che sullo schermo vediamo sempre lei: Angelina Jolie, raffinata e grondante di stile e ferite. Ed è probabilmente un bene. Renée Zellweger cercò di assomigliare così tanto a Judy Garland in Judy che finì quasi per scimmiottarla.
Nel portamento sicuro e fragile al contempo, Jolie riesce comunque a restituirci l’idea di grandezza e umanità di Maria. È Jolie che rivive dentro le emozioni della Divina. Un’eroina tragica e magnifica.
La sceneggiatura di Steven Knight è una chicca che si candida a premi. Al maggiordomo devoto, che ogni giorno conta e nasconde le pillole di Maria e la invita a controlli medici, Jolie/Callas ribatte con piglio gentile: “Per questo ti odio: io cado nel fiume e tu mi tiri fuori ogni volta”.
Al cameriere che al bar la invita a sedersi dentro, Maria replica con amabilità decisa: “Non ho fame. Vengo nei ristoranti per essere venerata”.
«Le cose che ho in comune con Maria Callas? Molte di queste non posso dirle in questa stanza», sorride Angelina Jolie al Lido, rispondendo ai giornalisti. «Sicuramente condivido con lei la parte più morbida che non mostrava esternamente, la sua vulnerabilità».
Larraín ha sempre amato Maria Callas. Dopo Jackie e Spencer, Maria gli è sembrato il finale giusto per questa trilogia di storie femminili. «Sono stato fan della Callas sin da bambino. Mi ha intrigato il fatto che non ci siano molti film sull’opera, un’arte molto importante ma spesso ignorata», ha spiegato il regista. «Maria Callas aveva un senso tragico della vita. Nel 90% delle opere che rappresentava moriva in scena».
Nel film vediamo anche spezzoni di infanzia, ricordi amari vissuti con madre e sorella, che da adulta è interpretata da Valeria Golino.
La domanda che è spontaneo farsi è: ma è davvero Angelina Jolie a cantare in Maria? Ebbene sì, più o meno.
Nelle parti cantate c’è una traccia multistrato con voci diverse. Nei momenti del film in cui la Callas è nel suo periodo d’oro, la maggior parte di quello che sentiamo è voce della Callas, ma c’è sempre un frammento di Angelina. Altre volte, invece, è più presente la voce di Angelina di quella della Callas. «Ero molto nervosa all’idea di cantare. Non l'avevo mai fatto prima. Ho lavorato per mesi. La prima volta ho cantato ai miei figli, che bloccavano le porte perché nessuno entrasse. Poi ho cantato con Pablo in una piccola stanza. E infine alla Scala».
Sono meravigliose e dolenti le scene in cui Angelina/Maria, a spasso per Parigi con un giornalista immaginario (Kodi Smit-McPhee), si lascia andare a rappresentazioni liriche all’aria aperta.
«Mi sono avvicinata a Maria ascoltandola. È stata anche insegnante e ci sono registrazioni delle sue lezioni: è stato un privilegio averla come mia insegnate», dice Jolie a Venezia, prima di prepararsi al red carpet per la presentazione al pubblico della Sala Grande.
Jolie è andata a lezione sei-sette mesi. Ha studiato l’opera e l’italiano. «Solo dopo aver fatto tanta pratica, alla fine, è subentrato il personaggio, con le sue emozioni. I brani che ha cantato parlano molto di più di quanto si direbbe di Maria Callas: la somma di queste opere la rendono chi è stata».
È presto per ipotizzare se Angelina Jolie al festival di Venezia può ambire al premio per la migliore interpretazione femminile. Forse no. Ma c’è da scommettere che sarà candidata all’Oscar. «Per me la cosa che più conta è non deludere i fan della Callas», afferma soavemente Jolie. «È ciò che mi sta più a cuore: sapere che sono stata abbastanza brava».
Abbiamo dovuto aspettare tre anni per rivederla al cinema dopo Eternals (2021), ma dopo Maria Angelina Jolie sarà di nuovo a un festival cinematografico, a settembre a Toronto, dove debutterà Without Blood, film di cui è regista e sceneggiatrice tratto dal libro Senza sangue di Baricco. «Negli ultimi anni ho avuto bisogno di rimanere a casa, di stare di più con la mia famiglia», si rivela lei. «In questo tempo ho sviluppato una forte gratitudine verso il fatto di essere attrice, di essere con tutti voi, in questo mondo creativo. Sono molto grata di essere un’artista».