Musica
May 31 2024
Spavalderia e fragilità. Sensualità e timidezza. Spontaneità e scaltrezza. Radici folk e aspirazioni internazionali. Voglia di divertirsi ed esistenzialismo post-adolescenziale. Dalla tensione tra questi opposti trae linfa la poetica eterogenea di Angelina Mango che, dopo la vittoria all'ultimo Festival di Sanremo con il brano La noia e la sua seguitissima performance all’Eurovision Song Contest (dove si è classificata settima), è la cantante italiana del momento, attesa in estate da un lungo tour europeo, prima di affrontare i concerti autunnali nei palasport italiani. Mentre la discografia tende sempre più a incasellare gli artisti in una determinata nicchia di mercato, rendendoli monodimensionali dopo averne smussato gli spigoli, la forza di Angelina Mango è proprio la sua tridimensionalità, nella quale i pregi vanno tranquillamente e orgogliosamente a braccetto con i difetti.
Sinceramente non capiamo perché Angelina, pur essendo nata a Maratea e cresciuta a Lagonegro (entrambe in Basilicata), canti con la cadenza partenopea di Filumena Marturano in Che t'o dico a fa', La noia e Crush, ma proprio il suo modo di cantare "folk" e diretto, impreziosito da un'eccellente intonazione, è ciò che rende la sua voce originale e riconoscibile nel mare magnum del pop italiano di largo consumo.
Dopo aver pubblicato due Ep, l’album Poké Melodrama, disponibile nei formati vinile picture disc, vinile picture disc autografato, vinile nero, vinile nero autografato e in formato CD anche nella versione autografata, è un mix delle numerose anime musicali di Angelina Mango, in cui la sua versatilità si manifesta in un poké speziato di suoni e ritmi. «Pokè Melodrama è il piatto in cui guardi gli ingredienti e pensi che non c’entrino niente tra di loro, invece alla fine se metti gli ingredienti giusti ha un senso ed è buono», ha dichiarato Angelina ai microfoni di Radio Deejay. «Io lo prendo con salmone, quinoa, zucchine, avocado, feta greca e tanto amore, che è quello che ho messo in questo disco. E poi il melodramma è la poesia che diventa musica: in questo periodo ho scritto tanti testi e poi li ho fatti diventare musica».
Poké Melodrama fotografa le diverse sfumature di Angelina, la sua capacità di cucirsi addosso generi e stili diversi, di indossare con innata naturalezza l'abito dell'urban, le sonorità elettroniche, ma anche le melodie più pop fino a spingersi al rap e al drum and bass. Hanno contribuito alla ricerca e alla creazione del sound perfetto per il suo disco d’esordio produttori del talento di Dardust, Edwyn Roberts, Alessandro La Cava, Cripo, Edwyn Roberts, Shune, Andry the Hitmaker, Okgiorgio, Zef, Strage e Cripo. Alla produzione del disco hanno contribuito anche Antonio Cirigliano e Giovanni Pallotti (E.D.D.), che insieme ad Angelina ne ha curato anche la direzione artistica. Dopo la canzone vincitrice di Sanremo, la hit multiplatino La Noia, Poké Melodrama è stato anticipato una settimana fa da Melodrama, scritta dalla stessa cantautrice insieme a Federica Abbate, Alessandro La Cava e Nicola Lazzarin e prodotto da E.D.D. e Cripo. Il brano fonde ritmi elettronici e reggaeton e trasporta gli ascoltatori in un viaggio nei ricordi di Angelina Mango, che da piccola balla a casa in salotto, chiude gli occhi e si immagina su un palco a vivere fuori dagli schemi e a lasciarsi convincere dai sogni.
Il tema della famiglia, a cui Angelina è molto legata, torna anche nel brano d’apertura Gioielli di famiglia, tra echi mediorientali e rap, in Edmund e Lucy, in cui paragona lei e suo fratello (che ha composto la traccia di pianoforte) ai due giovani personaggi delle Cronache di Narnia, e in Fila indiana, una delle produzioni musicali più interessanti dell’album, in cui la cantautrice lucana canta: «Cercano il veleno nella spazzatura fuori dalla porta della nostra casa; trovano soltanto 400 mozziconi di ospiti impegnati ad abbracciare mamma». In un album-playlist contemporaneo, con una pletora di produttori e autori (ben 30), non potevano certo mancare i duetti.Il migliore è sicuramente Uguale a me con Marco Mengoni, un sicuro successo in cui le voci dei due artisti, grazie a una produzione minimalista basata principalmente sul pianoforte e su una ritmica scarna, possono mostrate tutta la loro notevole estensione e le loro doti di messaggeri di emozioni. Anche Diamoci una tregua, grazie a una piacevole melodia di chitarra acustica, appare una collaborazione riuscita, in cui la voce appassionata di Angelina si sposa bene con il rap rilassato di Bresh, mentre Invece Sì con Dani Faiv e Another World con VillaBanks sono due brani troppo convenzionali nel sound e negli incastri, che aggiungono poco all’album. Smile è un brano urban dal sound internazionale, in cui Angelina accenna alla morte del padre nelle liriche «una bambina di 6 anni il sorriso gigante mi viene incontro e dice; lo sai che anche mio padre sta nel cielo come il tuo». Crush è un potenziale tormentone estivo, sulla scia de La Noia e Melodrama, in cui il sound latin urban di Rosalia si ibrida con un cantato simil-napoletano già utilizzato con successo in Che t’o dico a fa’. Anche Cup of tea, con la sua cassa incalzante e con l’alternanza di vuoti e pieni, ha grandi potenzialità radiofoniche, una qualità spesso inversamente proporzionale alla raffinatezza della proposta musicale. Una bella canzone è un brano pop-soul classico e ispirato, che esalta al massimo le doti vocali della giovane cantautrice lucana, in grado di dare il meglio di sé quando la sua voce non viene coperta da produzioni ipertrofiche.
In conclusione, Pokè Melodrama è un album scorrevole (38 minuti per 14 brani), variegato, con produzioni molto curate, che alterna sprazzi di autentico talento a passaggi più convenzionali, in cui la spontaneità e la freschezza di Angelina Mango hanno modo di spaziare in più direzioni. Personalmente, abbiamo apprezzato maggiormente le sue canzoni più minimaliste, che mettono in evidenza la sua notevole estensione vocale, ma è con i brani più ballabili, barocchi e latineggianti che la ventitreenne cresciuta a Lagonegro ha edificato le basi una carriera folgorante e in rapida ascesa, che ora mira a superare gli angusti confini della Penisola per imporsi in Europa e, perché no, anche in America Latina, dove la nostra Laura Pausini è una star di prima grandezza.