Limiti e vantaggi degli anticorpi monoclonali contro il Covid
La decisione dell'Aifa di autorizzare le terapie con gli anticorpi monoclonali contro il Covid-19 è soggetta a diverse condizioni. Prima di tutto, a essere stati autorizzati sono quelli prodotti dall'azienda americana Eli Lilly, chiamati Bamlanivimab e Etesevimab, e quelli delle aziende Regeneron e La Roche, chiamati Casirivimab e Imdevimab. Una quindicina di altri anticorpi monoclonali sono allo studio in tutto il mondo anche se ancora non approvati.
L'uso di questi farmaci contro il Covid-19 è solo l'ultima applicazione dopo quelle contro l'artrite reumatoide, la sclerosi multipla e diversi tipi di tumore. L'idea chiave è quella di produrre forme semi-sintetiche o semi-biologiche dei veri anticorpi presenti nel nostro organismo, quelli che neutralizzano vari agenti patogeni, dai virus ai batteri e alle tossine. Li si potrebbe quindi pensare come una sorta di "vaccino passivo": invece di iniettare una preparazione biologica che induce un sistema di difesa, che poi resterebbe in "memoria" immunologica permanente, si iniettano direttamente gli anticorpi che l'organismo dovrebbe produrre.
La conseguenza è che la protezione, a differenza del caso di una vaccinazione, ha una durata di settimane. Nel caso degli anticorpi monoclonali contro il Covid la produzione avviene a partire dal plasma di chi si è ammalato. Per esempio, per il Casirivimab e l'Imdevimab, si è utilizzato nel primo caso il plasma di un paziente di Singapore e nell'altro caso la proteina superficiale del coronavirus introdotta nell'organismo di un topo il cui genoma era stato modificato per rendere il suo sistema immunitario simile a quello umano.
Da qui la precisazioni dell'Aifa, come pure delle stesse aziende produttrici, che non vi è beneficio nei pazienti in fase avanzata della malattia ma solo nelle fasi iniziali con rischio di accesso alla terapia intensiva e di morte. Esperti di Eli Lilly precisano in questi termini esatti la possibilità di somministrazione dei loro farmaci monoclonali: « L'iniezione di Bamlanivimab è autorizzata per casi di leggero o moderato Covid-19 che sono ad alto rischio di peggioramento e di evoluzione in un caso di severo Covid-19. Devono essere pazienti adulti di età superiore ai 12 anni e peso superiore ai 40 chili. Il Bamlanivimab non è autorizzato per pazienti Covid che richiedono una terapia di ossigeno o che hanno malattie accessorie che richiedono terapia di ossigeno. In questi casi la somministrazione può indurre un peggioramento».
Nelle prime fasi della malattia ci sono buone probabilità di successo della terapia, fino al 70 per cento, anche se dipendono da diversi fattori e dunque da caso a caso. Ciò che si osserva nei casi di successo è una riduzione progressiva della carica virale e un'attenuazione dei sintomi. Per come vengono prodotti, questi anticorpi possono essere modificati in maniera relativamente facile, in modo da far fronte alle diverse varianti del virus. In ultimo, gli anticorpi monoclonali possono essere utilizzati in casi estremi come una sorta di vaccino provvisorio: dovesse esserci una situazione di rischio per un anziano allora si potrebbero somministrarli per ottenere una protezione parziale. E questo sarebbe un grande vantaggio in situazioni di scarsità di vaccino o di un ritardo nella loro produzione.
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