Le stelle di Davide a marchiare le case degli ebrei in Europa hanno complici e mandanti

Fermatevi un momento e guardate queste foto. Scorretele una per una. E pensate…




Berlino, 1938 (Getty Images)





Alcune sono state scattate oggi in Francia, a Parigi, in una zona centrale abitata da ebrei. Le altre, analoghe, in realtà sono di 10 giorni fa ed arrivano dalla Germania. La sostanza è la stessa: siamo al marchio, siamo alla segnalazione delle case degli ebrei, siamo tornati indietro di 80, 90 anni ai tempi del genocidio. Ripetiamo: siamo tornati al genocidio degli ebrei.

Stiamo esagerando? Beh, chi pensa questo è invitato a vedersi i video (qui ne trovate uno) di quelli girati domenica in Dagestan dove l’aeroporto è stato preso d’assalto da centinaia di musulmani inferociti che hanno assaltato un aereo per la sola colpa di provenire da Israele. Non fosse intervenuta la Polizia il linciaggio dei presenti sarebbe stato certo, matematico.

Queste stelle a sei punte sulle porte e sui muri di casa sono forse la cosa più orribile che l’Europa abbia offerto a tutti noi.

Vi ricordate un anno fa quando in campagna elettorale e nei giorni di formazione del governo Meloni la sinistra gridava all’allarme «fascismo»? Quando bastava una parola, una foto di anni prima per lanciare il ricordo di quello che accadde in Italia negli anni ’30 e ’40? Si è scoperto in fretta che erano tutte bugie, paure lanciate non avendo altro di politico da proporre agli elettori. Bene, eccolo l’odio nella sua forma peggiore, eccolo su quelle porte, eccolo nelle manifestazioni che anche in Italia vedono giovani strappare la bandiera di Israele (tra gli applausi di chi dice di manifestare per la Pace) ed altri inneggiare alla guerra ai sionisti con un megafono in mano e poco più di 20anni sulla carta di identità davanti ai piazzali delle nostre università. Ma ovviamente è, per loro, un odio «buono», «giusto», anzi, non è nemmeno odio perché Israele e gli ebrei tutto questo se lo meritano essendo brutti, cattivi e colpevoli.

Ora però dobbiamo chiederci con sincerità da dove arrivi tutto questo, dove nasce questo incendio mondiale che si sta allargando giorno dopo giorno, piazza dopo piazza.

È evidente che buona parte di questo odio ci sia sempre stato, magari nascosto nell’animo ma sempre pronto ad esplodere; e quanto sta accadendo questi giorni in Medio Oriente non è la causa ma solo la scintilla che ha riacceso tutto. C’è poi nel mondo islamico fondamentalista quel desiderio scritto nero su bianco e gridato a tutto il mondo di voler sottomettere chi non la pensa come loro, fino alla Jihad, la Guerra Santa. C’è però anche la responsabilità di intellettuali, politici e commentatori che dal 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas in Israele, usa il famoso MA… «condanniamo Hamas, MA…» e dopo i puntini avanti con una serie di richiami storici, culturali, economici e religiosi con cui alla fine si dice che il colpevole sia l’ebreo di Israele. Quelli che in questi giorni, mentre da Gaza sono arrivati quasi ad 8 mila i razzi lanciati verso Israele, raccontano e mostrano sui social solo le immagini dei morti palestinesi, come se quelli israeliani valessero meno, se non proprio «zero». Quelli che «la risposta di Israele è troppo violenta» mentre la violenza di chi ha decapitato la 22enne Shani Louk, uccisa dopo essere stata rapita al rave della strage del 7 ottobre, non conta ed è giustificata.

Adesso tornate in cima e riguardate quelle foto, quelle stelle di Davide su porte e muri.

Siamo davanti ad uno dei punti più bassi della nostra società perché tutto questo lo avevamo già visto e ci eravamo detti che non sarebbe più successo. Invece eccolo qua, con tante grazie ai veri Nazisti del 21° secolo.

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