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August 22 2011
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“Il mio omonimo nonno, che fu sindaco di Messina, aveva le stesse mie idee, ma era repubblicano e allora era a sinistra. Nel 1900 la spesa pubblica assorbiva il 10% del reddito nazionale. Mio padre era liberale. E tutti dissero: “Si è spostato a destra rispetto a suo padre”. Bene, negli anni Cinquanta la spesa pubblica assorbiva il 30% del reddito nazionale. Io sono considerato liberista. La spesa pubblica oggi assorbe il 50% del reddito nazionale. Mia figlia, prima di sposarsi, era anarco-capitalista. E io sono sicuro che mio nipote sarà certamente anarchico”.
Intervento di Antonio Martino all’evento organizzato
dal Tea Party Italia a Milano, ottobre 2010
Se sei liberale (berlusconiano o meno, non importa), come puoi non essere d’accordo con Antonio Martino? Me lo chiedevo qualche giorno fa sfogliando i giornali. Certo, non è proprio una domandina estiva da ombrellone e secchiello. Ma sentite un po’: “La manovra non riduce le tasse, non rilancia la produttività, non serve a nulla”. Come se non bastasse, essa “contraddice tutto ciò che lui [Berlusconi] ha sempre sostenuto dal ’94 a oggi”. Ohibò.
Martino non è uno che le manda a dire. La chiarezza schietta di chi parla per farsi capire (e non per incantare) non è, ammettiamolo, la dote principale dei politici italiani. Martino è un liberale doc, friedmaniano, di quelli che in Italia si contano sulle dita di una mano. La foto con la lady di ferro, che campeggia sul suo blog, lo testimonia. Una delle menti eccelse dell’accademia italiana, personalità carismatica di caratura internazionale. Votato alla politica per passione.
Da qualche anno, diciamo pure questo, c’eravamo scordati che sedesse in Parlamento. Ridotto a un ruolo marginale nel partito. “Ornamentale”, per dirla con Troisi. Una foglia di fico liberale in un partito illiberale.
Martino oggi s’è desto. Sempre più estraneo alle politiche “socialiste” messe in campo da un Berlusconi ostaggio del tandem Tremonti-Lega, il professore non vuole stare zitto. Prende le distanze e si candida a leader del partito anti-tasse con una marcia fissata per il 23 novembre, lo stesso giorno di quella organizzata nel lontano 1986 (e di cui Martino parla nel video). Chi ci sta?
Io penso che chiunque abbia a cuore le libertà individuali, a partire da quelle economiche, debba cogliere questa occasione. Lo scatto di coraggio (e un ritrovato entusiasmo?) di Martino ha riacceso le speranze di quanti, delusi e insoddisfatti, avevano messo nel cassetto le idee per una politica liberale in grado di ridurre drasticamente il ruolo dello stato e dare spazio all’iniziativa e alla libertà di scelta individuale in ogni campo.
Di Martino tutti riconoscono la competenza testimoniata da una fulgida carriera e, cosa non da meno, l’integrità morale. In una parola, è una persona perbene.
Mi auguro che a seguirlo saranno in tanti. Perché in un Paese dove il carico fiscale supera il 40% e la spesa pubblica è fuori controllo, la manovra disegnata dal tributarista di Sondrio è il peggio che poteva capitarci. Martino lo sa bene e stavolta ha deciso di non star fermo. A noi il compito di tenerlo sveglio.