Smartphone e tablet
March 18 2020
Per cominciare, c'è una premessa promettente: «Rispondi ad alcune semplici domande per capire se è il caso di avvertire il medico curante». Poi si comincia. I quesiti arrivano uno dopo l'altro, sono chiari e diretti. «Hai la febbre?», «Hai mal di gola?», «Hai tosse secca», e così via per costruire una prima bozza di un quadro clinico. Da lì, si passa agli spostamenti: «Nell'ultimo mese sei rientrato da un viaggio?». E alle abitudini: «Svolgi un lavoro a contatto con il pubblico?». Routine proprie e dei contatti abituali, dei familiari che abitano sotto il nostro stesso tetto.
Da questa sequenza di domande ad ampio spettro, ciascuna con una postilla che la spiega più nel dettaglio, l'approfondisce e la motiva, l'applicazione «IoRestoaCasa» crea un primo livello di consapevolezza: ci dice se dobbiamo prestare un livello di attenzione alto, medio o basso alle nostre condizioni di salute. Insomma, se è ragionevole o meno probabile un incontro ravvicinato con il coronavirus.
Sviluppata dalla Fism, la Federazione delle società medico scientifiche italiane, in collaborazione con l'azienda tecnologica Exprivia, non vuole mettersi a fare diagnosi conclusive e inappellabili. Tutt'altro. Lo precisa con chiarezza il software stesso prima ancora di somministrare il questionario: «Questa applicazione» si legge «ti permette una autovalutazione del rischio in base ai sintomi e alle tue abitudini». E poi aggiunge: «Non ha finalità di diagnosi, prevenzione, monitoraggio, previsione, prognosi, trattamento o attenuazione di malattie e non si sostituisce in alcun modo alle decisioni del medico competente». E ancora: «In caso di dubbi fai sempre riferimento al tuo medico e rispetta le norme della tua regione o area».
Di sicuro, però, insegue un intento che poi coincide con un pregio: far suonare un campanello d'allarme, invitare a spingersi oltre, a contattare un medico o chiedere informazioni supplementari ai numeri utili attivati per l'emergenza coronavirus. Il tutto senza diffondere i nostri dati personali, trattandoli in maniera anonima. È la garanzia data dagli sviluppatori.
Per ora è disponibile soltanto per dispositivi Android, successivamente arriverà anche sugli iPhone. Ed è in fase embrionale. Tra gli obiettivi dei creatori, c'è l'intenzione di andare oltre: inserire chatbot che possano rispondere alle domande più frequenti degli utenti con meccanismi automatici; mettere insieme dati aggregati sullo stato di salute dei cittadini, che siano di facile lettura.
L'idea è mettere insieme i puntini, piantare il seme di una consapevolezza. Evidenziare il fatto che magari la forma fisica non perfetta, viaggi in zone a rischio, contatti sospetti, mancanza di vaccini, meritino di alzare la nostra soglia d'attenzione. O rassicurarci che non ce n'è bisogno, rimanendo comunque fedeli all'esortazione racchiusa nel suo nome di battesimo: io resto a casa.