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April 27 2021
I grandi marchi italiani paiono non essersene ancora accorti, ma c'è uno spettro che che si aggira per i supermercati. È lo spettro di Yuka, una app destinata a cambiare il modo in cui facciamo la spesa. Arrivata in Italia sei mesi fa, l'applicazione è già stata scaricata da un milione e mezzo di persone, che si sono accodate agli oltre 21 milioni di utenti in altri 11 Paesi: dalla Francia al Canada, dall'Australia agli Stati Uniti.
In pochi secondi, l'applicazione valuta i prodotti alimentari e cosmetici, portando alla luce tutte le loro (eventuali) magagne. Scansionando il codice a barra, si può scoprire se il prodotto che intendiamo acquistare contiene troppi grassi saturi, zuccheri in eccesso o una sovrabbondanza di sale, ma anche additivi a rischio, come conservanti, coloranti o profumanti. E non è tutto: Yuka analizza anche la quantità di proteine, l'impatto energetico e la presenza di fibre.
Una rivoluzione in nome della trasparenza, che stimola il consumatore a trasformarsi in utente sempre più consapevole delle proprie scelte e capace di influenzare anche le strategie degli stessi produttori. Tanto che in Francia, dove è nata quattro anni fa, l'app ha già ottenuto risultati straordinari. Il 21 settembre 2019, la catena Intermarché ha per esempio annunciato la modifica di 900 suoi prodotti a cui Yuka attribuiva punteggi troppo bassi. «Questa app» ha ammesso il presidente dell'azienda, Thierry Cotillard, «è ormai di uso comune. La maggior parte della clientela si basa su di essa per decidere cosa acquistare».
Quella contro Intermarché è stata una vittoria di Davide contro Golia. Yuka, frutto dell'intuizione di un giovane padre, Benoît Martin, desideroso di sapere che cosa contenevano i prodotti che comprava per i suoi bambini, è stata lanciata nel gennaio 2017 da Benoît con il fratello François e l'amica Julie Chapon. Oggi vanta 12 dipendenti (tutti di base a Parigi), un milione e mezzo di prodotti identificati, 55 scansioni al secondo in media in una giornata e 5 milioni di prodotti scansionati al giorno.
Un servizio, quello offerto da Yuka, che ha senso a un'unica condizione: che sia totalmente autonomo, senza subire pressioni da parte dei produttori. «Yuka è indipendente al 100%» assicura a Panorama l'addetta alle pubbliche relazioni di Yuka, Tamara Linder. «Nessuna marca e nessun produttore possono influenzare la valutazione dei prodotti. Per questo l'applicazione di Yuka non include pubblicità».
Ma se non ha pubblicità e non riceve soldi dai produttori, come fa Yuka a sostenersi? Risposta di Tamara Linder: «Yuka si finanzia tramite quattro fonti di reddito. La nostra principale fonte di finanziamento è la versione premium dell'applicazione, il che rappresenta attualmente il 65% del nostro fatturato. Si tratta di una versione a pagamento che costa 15€ all'anno e che permette di accedere a funzioni in più rispetto alla versione base. Le altre nostre fonti di reddito sono il libro Yuka La guida dell'alimentazione sana, uscito a novembre 2020 in Francia, che rappresenta circa il 20% del fatturato. Infine possiamo contare sui proventi delle vendite del nostro calendario di frutta e verdura di stagione (10% del fatturato) e del nostro programma nutrizionale (5% del fatturato)».
Ma come funziona concretamente quest'applicazione? Quando un consumatore vuole valutare un prodotto da acquistare, tira fuori il cellulare, apre l'app Yuka, inquadra con la funzione «scansiona» il codice a barre, clicca e nel giro di un paio di secondi ha l'analisi del prodotto. Nella prima schermata si vede il giudizio finale, che può essere scarso (segnalato in rosso), mediocre (arancione), buono verde chiaro) ed eccellente (verde scuro). Ma, attenzione, non bisogna fermarsi alla prima schermata. Cliccando sull'immagine, si accede alla seconda schermata, che offre informazioni più dettagliate. Anzitutto, precisa meglio il giudizio esprimendolo in centesimi. E poi motiva il suo giudizio, analizzando il prodotto da vari punti di vista: energia, grassi saturi, zuccheri, sale e additivi.
Scarso, mediocre, buono, eccellente: come arriva Yuka a ottenere questi giudizi? Spiega Tamara Linder: «La valutazione dei prodotti alimentari di Yuka si basa su tre criteri: caratteristiche nutrizionali, corrispondenti al Nutri-Score (60% del punteggio), presenza di additivi (30%), aspetto bio (10%). Utilizziamo quindi il Nutri-Score per analizzare i valori nutrizionali di ogni prodotto. Mentre calorie, zuccheri, sale e grassi saturi sono criteri che influenzano negativamente sulla valutazione di un prodotto, la quantità di proteine, fibre nonché frutta e verdura ha un'influenza positiva».
Ma Nutri-Score, iI sistema di etichettatura nato in Francia, non è stato accusato di penalizzare la dieta mediterranea? Non a caso, l'app Yuka è stata oggetto di un'interrogazione parlamentare del deputato Raffaele Nevi di Forza Italia, che ha sottolineato come «questa applicazione di natura privata, scaricabile da chiunque sul proprio smartphone, introduce di fatto nel nostro Paese il meccanismo del Nutri-score francese». Risposta di Tamara Linder: «Siamo coscienti dei limiti che il metodo Nutri-Score rappresenta. È proprio per queste critiche che integriamo l'analisi Nutri-Score con due altri criteri: l'analisi degli additivi e la qualità biologica del prodotto. Questo permette di valorizzare dei prodotti del territorio che contengono soltanto ingredienti naturali, e svalorizzare invece prodotti ultra-trasformati».
Ma vediamo concretamente come funziona l'app, cominciando dal più classico dei cibi italiani: la pasta. Scansionando il codice a barre di un pacco di Mezze maniche rigate Voiello. si scopre che il giudizio di Yuka, con 90 punti su 100, è «eccellente». Motivo? Perché contiene un'eccellente quantità di proteine (14 grammi su 100) e un po' di fibre (tre grammi su 100). È poi povera di grassi saturi, povera di zuccheri, senza sale e con un basso impatto energetico. Voiello non è un'eccezione: da Barilla a Garofalo, tutti i marchi di pasta italiana, compresi quelli meno rinomati, ricevono ottime valutazioni, intorno ai 90 punti su 100. E, sorpresa, le Penne rigate Esselunga ottengono addirittura 100 punti su 100. Per trovare una pasta scarsamente valutata occorre cercare un prodotto più elaborato, come i Tortellini all'uovo con prosciutto crudo, valutati «mediocre» (48/100) perché contenenti additivi a rischio limitato, un po' troppo calorici e un po' troppo salati. In compenso, i tortellini hanno un'eccellente quantità di proteine, un po' di fibre, sono poveri di zuccheri e hanno un basso impatto di grassi saturi.
Già, gli additivi. A Yuka va il merito di segnalare la presenza di queste sostanze che di solito i consumatori faticano a valutare con la semplice lettura delle etichette. Si tratta di componenti deliberatamente aggiunte ai prodotti alimentari, «indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo» come sottolinea il sito del Ministero della salute, per svolgere funzioni tecnologiche come colorare, dolcificare, conservare o migliorare l'aspetto, il sapore, il colore e il profumo dei prodotti. Premettendo che tutti gli additivi presenti nei prodotti in commercio sono autorizzati per legge, con tanto di percentuale massima consentita, secondo molte associazioni di consumatori alcuni sarebbero però da evitare.
L'app di Yukka rivela che i prodotti in cui c'è maggior presenza di additivi sono i cosmetici. Prendiamo ad esempio lo Shampoo purificante Sunsilk. Nonostante la segnalazione in etichetta «0% siliconi), è valutato da Yuka «scarso» con 23 punti su 100. Motivo: la presenza di due additivi «a rischio moderato» (benzyl salicylate e butylphenyl methylpropional) e 10 «a rischio basso». Altri 12 ingredienti presenti nello shampoo non pongono invece «nessun rischio». Neanche lo Shampooing Redken Extreme esce bene dal test di Yuka. Valutato «mediocre» con 31 punti su 100, contiene il conservante phenoxyethanol, valutato da Yuka «a rischio moderato», nove additivi a «rischio basso» e altri 22 ingredienti «a nessun rischio».
Ovvimente, gi additivi sono presenti anche negli alimenti. Per esempio, la francesissima Senape Dijon forte Louit Frères ha un voto «scarso», con 24 punti su 100, per la presenza di «additivi da evitare» (contiene il conservante E224), ma anche perché contiene «troppo sale»: 6,5 grammi su 100. Il sale, un'altra bestia nera di tutti i nutrizionisti. Molti prodotti passano male il test di Yuka perché troppo salati. Anche i Crauti al vino Il picchio, che pure ottengono un «buono» con 66 punti su 100, contengono «un po' troppo sale»: 1,3 grammi su 100.
Obiezioni sulla presenza di sale, segnalazioni di additivi potenzialmente rischiosi, avvertimenti su contenuti eccessivi di grassi e zuccheri... I giudizi impietosi di Yuka dovrebbero inquietare i produttori. Come hanno reagito i grandi brand all'arrivo dell'app? «Finora non ci sono state reazioni da grandi brand italiani» risponde Tamara Linder. «Invece in Francia e nei diversi Paesi dove Yuka è presente da tempo, diversamente da quello che si potrebbe pensare, le reazioni dei marchi erano molto buoni e costruttivi. In effetti, la maggioranza ha capito le attese dei consumatori di consumare prodotti più sani e hanno migliorato la composizione dei loro prodotti. Emblematico è stato il caso della catena francese Intermarché».
Nove dei 12 dipendenti Yuka, di base a Parigi.
Esempi di prodotti valorizzati su Yuka: prodotti bio e senza additivi
- Olio d'oliva: Il Nutri-Score ha sviluppato un metodo che valorizza i grassi buoni (olio d'oliva, colza e noci). La maggior parte degli oli d'oliva sono quindi valutati B secondo il Nutri-Score, che è già buono. Il metodo di Yuka valorizza ancora ulteriormente l'olio d'oliva e lo nota «eccellente», dato che si tratta di un prodotto crudo senza additivi.
- Mozzarella: A causa dell'alto contenuto di grassi saturi, nel Nutri-Score ottiene il voto C. Invece, molti mozarella ottengono un «buono» su Yuka (se il contenuto di sale non è troppo elevato), dato che, come per l'olio d'oliva, si tratta spesso di prodotti senza additivi.
Prodotti con additivi pericolosi sono notati scarsi o mediocri su Yuka
- Soda alla cola Zero: Mentre il Nutri-Score valuta B ad esempio la Coca-Cola Zero, su Yuka è valutata «mediocre» a causa degli additivi classificati come pericolosi per la salute che essa contiene. Nell'app, oltre a consultare la valutazione del prodotto, l'utente può accedere alla scheda che dettaglia tutti gli elementi che contribuiscono alla valutazione del prodotto che ha scannerizzato, nonché all'analisi dettagliata e le fonti scientifici utilizzati per la classifica degli additivi.
- Bevande energetiche Zero; Come la Coca-Cola, Yuka penalizza anche le bevande energetiche Zero. Ad esempio il Red Bull Zero, contenendo molti additivi, su Yuka ottiene un voto «mediocre», mentre nel Nutri-Score è valutato con B.
Il caso del gorgonzola e Parmigiano
A causa dell'alto contenuto di grassi saturi e di sale, nel Nutri-Score ottengono il voto D. Ottengono invece un voto entro 30 e 45 su 100 su Yuka. Dato il consumo troppo elevato di sale e i rischi collegati per la salute, pensiamo che sia giusto informare il consumatore. Secondo il ministero della salute Italiana, l'assunzione media giornaliera di sale nella popolazione italiana risultata pari a 9,5 g negli uomini e 7,2 g nelle donne nel periodo 2018-2019, nettamente superiore alla quantità raccomandata dall'OMS di 5 g al giorno. Un consumo eccessivo di sale favorisce patologie cardio-cerebrovascolari (come l'infarto del miocardio e l'ictus cerebrale) ed è stato associato anche ad altre malattie cronico-degenerative, come i tumori dello stomaco, l'osteoporosi e le malattie renali. (fonte: https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4950&area=stiliVita&menu=vuoto). Inoltre, si tratta di prodotti che contengono molti grassi saturi. Essi sono dei grassi che oggi consumiamo in quantità eccessive, e che contribuiscono a aumentare il rischio cardiovascolare. Trova più informazioni sul tema nel nostro articolo blog dedicato ai lipidi: https://yuka.io/it/fondamenti/lipidi/
Prosciutti e salumi
Analogamente al gorgonzola e al parmigiano, prosciutti e salumi sono spesso molto salati. Per le ragioni sopra elencati, ci sembra pertinente informarne il consumatore. Inoltre, questi prodotti contengono spesso dei nitriti, conservanti che sono sospetti di favorire l'apparizione del cancro colorettale e dello stomaco. La carne trasformata (di cui il prosciutti e salumi fanno parte) è classificata «cancerogeno per l'uomo» dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Grande utilità per gli Italiani
Il nostro metodo sembra convince molti utenti Italiani: oggi abbiamo un milione e mezzo di utenti e ogni giorno riceviamo numerosi messaggi con feedback positivi, in cui gli utenti ci confermano l'utilità delle informazioni che ricevono grazie a Yuka. Infine ci permettiamo di aggiungere che il Nutri-Score è oggi accettata da una grande maggioranza degli industriali in Francia, che come l'Italia è un paese molto orgoglioso dei suoi formaggi.
Tamara Linder