Apple Intelligence, cos'è e come funziona l'IA in arrivo su iPhone, iPad e Mac

Arriva per ultima ma riesce a spesso a sorpassare gli altri grazie a ciò che la differenzia dai rivali: l'ottimizzazione di hardware e software che permette di integrare qualsiasi novità in modo più efficiente e sicuro rispetto agli altri. L'intelligenza artificiale non fa eccezione, così pur senza l'effetto wow cui ci aveva abituato Steve Jobs, Apple continua a cavalcare soluzioni semplici da utilizzare per i possessori di iPhone, iPad e Mac, grazie a un sistema che unisce personalizzazione, apertura a modelli di terzi parti e protezione dei dati. Quest'ultimo, più degli altri, è l'elemento su cui Tim Cook e soci insistono da anni per marcare la differenza rispetto a chi è costretto a dover scendere a patti con altre compagnie. Apple gioca su un altro terreno perché fa tutto da sola, quindi sfrutta la maggiore libertà per costruire il suo recinto, che con Apple Intelligence aggiunge un'altra finestra al mondo di domani (anche perché le novità che vedremo saranno disponibili in versione beta con iOS 18 all'inizio solo in lingua inglese e in Italia solo nel 2025).

Ma partiamo dall'inizio, anzi dalla fine della presentazione (registrata) della Mela nella giornata inaugurale della Worldwide Developers Conference (WWDC), l'evento dedicato agli sviluppatori: cos'è Apple Intelligence? Il sistema proprietario di Apple che si distingue da quanto apparso finora su smartphone e altri dispositivi perché conta su più modelli generativi. L'idea esposta da Craig Federighi, l'uomo del software che guida lo sviluppo dei sistemi operativi, è offrire agli utenti una “intelligenza personale”, capace di aiutare le persone nelle attività quotidiane. Per riuscire nell'intento serve che l'assistente virtuale conosca bene il suo interlocutore e il contesto nel quale si muove. In caso contrario, banalmente, è impossibile che l'IA possa rispondere in maniera adeguata, pertinente e precisa alle richieste dell'utente. Non basta memorizzare tutte le informazioni presenti sui dispositivi, per questo Apple ha previsto diverse strade da esplorare per soddisfare le esigenze delle persone. Da una parte ci sono le domande più semplici, che saranno processate direttamente dai chip interni di iPhone e iPad, non in tutte le versioni poiché il campo è circoscritto ai modelli dotati di processori più recenti e potenti (come iPhone 15 Pro e Pro Max ma non iPhone 15). Dall'altro lato, invece, le richieste più complesse che necessitano di una maggiore potenza di calcolo per essere elaborate passeranno da server esterni per sfruttare il cloud. Inviare dati verso l'esterno significa compromettere, potenzialmente, la sicurezza, per questo Apple ha realizzato Private Cloud Compute, sistema cloud che combina potenza e privacy proprio per portare a termine i compiti richiesti mantenendo al sicuro le informazioni processate, in quanto i dati che transitano sui server esterni non vengono archiviati. A fronte di un sistema a due teste, quindi, sarà Apple Intelligence a determinare quale strada imboccare per soddisfare i bisogni dell’utente.















Pur con un sistema proprietario, non avendo sviluppato un proprio Large Language Model, Apple si è rivolta ai rivali su piazza per aumentare le frecce nella faretra del suo arco. Da mesi si parlava di possibili accordi con Open AI o con Google e la presenza tra il pubblico presente a Cupertino di Sam Altman, Ceo di OpenAI, aveva fugato i dubbi prima ancora dell'inizio della presentazione. I prossimi iPhone e gli altri dispositivi della Mela aggiornati a iOS 18 conteranno anche su ChatGpt, che funzionerà come un ulteriore assistente per fornire risposte e velocizzare determinate attività. In sostanza, però, il chatbot di OpenAI entrerà in gioco per le richieste più semplici (con le sue risposte che saranno evidenziate da precise indicazioni), perché non in grado di comprendere il contesto personale dell'utente che, appunto, per i comandi più complessi sarà accontentato da Apple Intelligence. Anche se non ci sono stati altri annunci, il sistema Apple prevede la possibilità di rivolgersi ad altri suggeritori, quindi non è escluso che più avanti anche Gemini, l'IA più avanzata di Google, potrà essere disponibile sui futuri iPhone.

Dal punto di vista funzionale, Apple Intelligence sarà utile per generare ciò che hanno già mostrato Google e Samsung con i loro ultimi smartphone di punta: dalla scrittura di testi per le email al riassunto di riunioni e lezioni, fino alle immagini generate dall'app Image Playground (che darà vita ai disegni effettuati su Note e ad emoji basate su foto in archivio), non ci sono novità sostanziali ma la precisione e velocità di un sistema che, se confermerà quanto mostrato dai dirigenti Apple, promette di essere un riferimento per gli altri. Chi guadagna più di tutti dall'arrivo dell'AI di Apple è Siri, l'assistente vocale lanciato nel 2011 (prima di Assistente Google e Alexa di Amazon) per avviare una rivoluzione mai realizzata e che ora sarà la porta d'ingresso di Apple Intelligence. Che sia un breve testo o una frase a voce, Siri accoglierà la richiesta e replicherà svelando la soluzione dell'arcano, dopo aver scelto se affidarsi all'elaborazione via dispositivo, via cloud o tramite ChatGpt. Questo perché l’assistente vocale avrà accesso completo alle informazioni salvate nel dispositivo per affinare la conoscenza dell'utente e delle sue attività più frequenti: dalle app più gettonate alle ricerche di video in galleria, fino alle istruzioni per rimediare ai guasti domestici, toccherà a lui fornire risposte ed esaudire i nostri voleri.

Tra le altre novità di casa Apple, per ora continuerà a restare un miraggio per gli italiani Vision Pro, perché il visore per la realtà aumentata arriva il 12 luglio in Francia, Germania e altri paesi nel resto del mondo, ma non in Italia. La nuova versione di MacOS, chiamata Sequoia, integrerà l'IA ma consentirà pure il mirroring con l'iPhone, così da poter controllare lo smartphone da remoto, con una mossa che amplia il livello di interazione tra i dispositivi della Mela. Apple Intelligence è ovviamente il fulcro su cui è stato concepito iOS 18, che presenta migliorie in vari altri aspetti. Un esempio è la possibilità di filtrare le immagini in galleria per mese/anno, oppure per ottenere la raccolta di foto in relazione a persone, animali, luoghi e specifiche giornate; un'opzione utile per evitare perdite di tempo a chi conta migliaia di scatti in archivio. D'ora in poi, inoltre, si potranno bloccare le applicazioni, mediante PIN, riconoscimento biometrico o altri sistemi di protezione, in modo da nascondere il contenuto a potenziali ficcanaso.

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