Approvato il Ddl Concorrenza, un provvedimento da sufficienza stiracchiata di fine anno

Con 180 voti favorevoli solo 26 contrari ed un astenuto il Senato ha dato il via libera al Del Concorrenza, mettendo fina ad una telenovela politica andata avanti davvero troppe settimane, anzi per mesi. Ha quindi vinto Mario Draghi e la sua minaccia di porre il voto di fiducia sul decreto, senza la cui approvazione non avremmo ricevuto i soldi previsti nell’accordo con Bruxelles per il Pnrr. Hanno perso alla fine tutti i partiti perché l’accordo è un accordo al ribasso e tra l’altro con la partita principale, quella dei balneari, ancora tutta da gestire.

Sulla questione più scottante, quella degli indennizzi, la questione è stata rinviata all’autunno quando saranno scritti i decreti attuativi. Impossibile trovare un accordo tra le posizioni di Lega e Forza Italia (che chiedono risarcimenti consistenti e sicuri soprattutto per gli investimenti del passato) ed il resto della maggioranza.

L’esecutivo però sembra con il passare del tempo sempre più indebolito.

Il Movimento 5 Stelle un giorno si e quello dopo pure ragionano sulla eventualità di restare nella maggioranza; i mal di pancia sono sempre più forti. Giuseppe Conte, impegnato nella campagna elettorale per le amministrative (dove in moltissime città e comuni i grillini sono così in crisi da non avere nemmeno un proprio candidato o una propria lista) alla domanda «Se la sente di confermare che resterete nella maggioranza fino alla fine della legislatura?» non ha dato una risposta certa, limitandosi a parlare di «collaborazione» ed «idee» ma, ha puntualizzato Conte «vogliamo essere ascoltati».

Dall’altra parte c’è la Lega, con le tensioni anche con Palazzo Chigi per l’ormai arcinoto presunto viaggio di Matteo Salvini a Mosca per parlare con Putin. Ipotesi del tutto sgradita a Draghi che vedrebbe minata l’autorevolezza e l’unità italiana in Europa e non solo sul tema dell’invasione russa in Ucraina. ma non solo. I sondaggi dicono con forza che i famosi referendum sulla giustizia, promossi proprio dalla Lega, rischiano di fallire per la scarsissima affluenza (difficile le società di rilevazione secondo le quali si dovrebbe arrivare al 40% di votanti).

Ma tensioni agitano anche Forza Italia, dove le liti interne sono ormai alla luce del sole, e la sinistra che comincia davvero a ragionare sull’efficacia e la bontà di un’alleanza politica nazionale con il Movimento 5 Stelle, ormai allo sbando.

L’importante però al Senato era mettere per un attivo da parte tutte le difficoltà e approvare il decreto che ora passa alla Camera dove verrà spezzettato in più tronconi e ministeri, a seconda della tematica trattata prima dell’approvazione che dovrà arrivare definitiva (con seconda lettura al Senato) entro la fine di luglio, prima cioè della pausa estiva della nostra politica.

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