La strada lunga e complessa del riconoscimento di Israele da parte dell'Arabia Saudita
Se gli iraniani alzano il livello dello scontro con gli attacchi nel suo« estero vicino» Siria, Iraq e Pakistan, l’Arabia Saudita che pur sostenendo la causa palestinese (ma che non ha mai sostenuto la folle iniziativa di Hamas su input di Teheran), due giorni fa con una mossa ha fatto «scacco matto». Il ministro degli Esteri saudita, Faisal Bin Farhan, durante un panel al World Economic Forum di Davos alla domanda: «L'Arabia Saudita potrebbe riconoscere Israele come parte di un accordo più ampio dopo la risoluzione del conflitto palestinese?», ha risposto: «Certamente». Prima di lui, il 10 gennaio 2023 l’Ambasciatore saudita nel Regno Unito, il principe Khalid Bin Bandar al-Saud, alla BBC ha fatto alcune importanti rivelazioni, ad esempio, che poco prima degli attacchi omicidi di Hamas «un accordo di normalizzazione con Israele mediato dagli Stati Uniti era vicino». Poi al-Saud ha proseguito: «C’è un chiaro interesse nel perseguire questo obiettivo ma ciò richiederà che il conflitto finisca a Gaza, e chiaramente richiederà anche che ci sia un percorso pratico verso uno Stato palestinese. Un accordo era vicino, non ci sono dubbi. Per noi, il punto finale includeva niente di meno che uno stato indipendente di Palestina. Quindi, anche se continuiamo a credere nella normalizzazione, andando avanti dopo il 7 ottobre, questa non avviene a scapito del popolo palestinese. A settembre eravamo vicini alla normalizzazione, quindi vicini a uno Stato palestinese. L'uno non viene senza l'altro. La sequenza, come viene gestita, questo è ciò di cui si discuteva».
Dopo il «certamente» pronunciato da Faisal Bin Farhan è evidente che Mohammed Bin Salman vuole chiudere il conflitto partendo dal dialogo con Israele e si tratta di un fatto a dir poco epocale ma gli ostacoli non sono pochi. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe respinto una proposta avanzata dal Segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, riguardante la normalizzazione dei rapporti con l'Arabia Saudita. La proposta implicava un impegno per un percorso volto a facilitare la creazione di uno Stato palestinese. Secondo quanto riferito dai media israeliani e ripreso da Nbc News, Netanyahu avrebbe dichiarato di sentirsi «impreparato ad accettare un accordo di tale portata per lo Stato palestinese». Blinken avrebbe fatto notare che l'opposizione da parte della leadership israeliana su questa questione, confermata anche da una fonte statunitense a Times of Israel, potrebbe portare a una ripetizione della storia. Tuttavia, secondo Nbc, Netanyahu avrebbe acconsentito a limitare gli attacchi in Libano. Ci sono una serie di fattori che possono portare all'Arabia Saudita a riconoscere Israele.
In primo luogo, il principe ereditario Mohammed bin Salman sta cercando di modernizzare l'Arabia Saudita e di aprirla al mondo e il riconoscimento di Israele potrebbe essere visto come un passo in questa direzione. In secondo luogo, l'Arabia Saudita è preoccupata per la minaccia rappresentata dall'Iran e il riconoscimento di Israele potrebbe rafforzare l'alleanza tra l'Arabia Saudita e gli Stati Uniti, che condividono la stessa preoccupazione per l'Iran. In terzo luogo, l'Arabia Saudita sta cercando di diversificare la sua economia con l’erede al trono Mohammed Bin Salman impegnato nel suo progetto Vision 2030, un piano economico e sociale di trasformazione per l'Arabia Saudita per il quale ad oggi sono stati stanziati 1.000 miliardi dollari.
Per la riuscita del progetto è fondamentale che in Medio Oriente e nel Golfo Persico, regni la pace ed in tal senso la via del riconoscimento di Israele è tracciata indipendetemente dal fatto che a Gerusalemme ci sia Netanyahu oppure no. Al contrario l’Iran degli ayatollah vuole il caos che è l’unico modo che consente alla teocrazia al potere a Teheran di restare al potere. Il riconoscimento di Israele potrebbe aprire nuove opportunità commerciali e di investimento tra i due paesi che già collaborano sottotraccia tuttavia, ci sono anche una serie di fattori interni e regionali che potrebbero ostacolare il riconoscimento da parte dell'Arabia Saudita di Israele: l'Arabia Saudita ha una lunga tradizione di sostegno alla causa palestinese e riconoscere Israele potrebbe essere visto come un tradimento della causa palestinese specie se non si trovera una soluzione accettabile per tutti.
Inoltre il riconoscimento di Israele potrebbe provocare proteste e violenze all'interno dell'Arabia Saudita e il governo saudita è riluttante a correre questo rischio. Altro aspetto rilevante è che un riconoscimento di Israele potrebbe danneggiare le relazioni dell'Arabia Saudita con i paesi arabi che non riconoscono Israele. Tutto questo Mohammed Bin Salman la sa e non è certo un caso che da mesi la sua diplomazia è attiva in tutto il Medio Oriente ( e non solo), per preparare la svolta epocale che metterebbe una volta per tutte l’Iran con le spalle al muro.
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