L'Arabia Saudita vuole l'Expo 2030, costi quel che costi

Il prossimo 28 novembre a Parigi verrà svelato il nome della città che ospiterà l’edizione di Expo 2030. Le città candidate sono Busan (Corea del Sud), Riyad (Arabia Saudita) e Roma (Italia). Il principe ereditario Mohammed bin Salman (MbS), che segue direttamente il progetto, negli ultimi mesi ha messo in campo ogni genere di iniziative per sbaragliare la concorrenza assumendo già nel giugno 2022 l’ex diplomatico francese Maurice Gourdault-Montagne per promuovere la sua immagine personale e gli interessi del regno. MbS punta tutto su Expo 2030 che vale almeno 30 miliardi di euro, per promuovere il suo avveniristico piano Saudi Vision 2030 per il quale sono stati stanziati 12mila miliardi di dollari e per questo non bada a spese, e può farlo.

Sbaragliata la concorrenza di Busan l’unico ostacolo alle ambizioni del principe ereditario è rimasta Roma ma per Mbs tutto questo non rappresenta un problema e così ha deciso di puntare sull’Italia, su Roma in particolare, per i suoi piani. Come? Con il denaro e per Roma che non può certo competere contro i petrodollari è un duro colpo. Dal 25 al 29 settembre la Casina Valadier la (location nel cuore di Villa Borghese) ha ospitato il Saudi Village dove l’Arabia Saudita ha fatto conoscere meglio il suo Paese (usi, costumi e i progetti futuri), si tratta di un vero colpo basso al comitato promotore di Roma Expo 2030 ed in particolare al sindaco Roberto Gualtieri.

Sempre per fiaccare la resistenza dei romani, è arrivata la notizia che l’As Roma ha stretto un accordo per promuovere il Riyadh Season, il grande festival dell'Arabia Saudita di intrattenimento e sport che da ottobre a marzo richiamerà l'attenzione internazionale per spettacoli ed eventi che avranno luogo nella capitale saudita. Nelle scorse ore la Roma ha ufficializzato l'accordo con la General Entertainment Authority (GEA) che verserà nelle casse giallorosse circa 25 milioni di euro, incluso l’incassi di due partite amichevoli. Il logo della Riyadh Season comparirà sulla maglia della Roma già questa sera nella partita contro il Servette, sostituendo il logo SPQR.

La Riyadh Season è parte della Saudi Season, un'iniziativa coordinata da diverse autorità saudite, tra cui il ministero della Cultura, l'Autorità Generale per l'Intrattenimento, l'Autorità Generale per lo Sport e il Saudi Exhibition and Convention Bureau. Il festival, che inizierà il prossimo 28 ottobre, vedrà la partecipazione di numerose aziende internazionali, offrendo mesi di intrattenimento attraverso musica, sport e ristorazione. A riprova che a Riyad si guarda al futuro e anche alle donne diversamente al passato, la popstar Shakira si esibirà per la prima volta in Arabia Saudita.

Cert, sui diritti delle donne c’è ancora molto lavoro da fare, tuttavia MbS alla fine l’avrà vinta sugli oltranzisti religiosi che hanno fin qui ostacolato ogni riforma. Come? Con i soldi e se questi non basteranno userà la forza e gli esempi qui non mancano. Turki Alalshikh, Presidente della General Entertainment Authority dell'Arabia Saudita, ha sottolineato l'importanza di associare Riyadh Season a un club importante come l’As Roma, mentre Lina Souloukou, CEO e General Manager del Club, ha accolto con entusiasmo la partnership, riconoscendo l'As Roma come un marchio globale di grande importanza strategica per il futuro del calcio in Arabia Saudita.

Per tornare alla battaglia su Expo 2023 che cosa farà il governo italiano? Giorgia Meloni, che sta facendo del pragmatismo un suo tratto distintivo e che ha stretto un buon rapporto personale con Mohammed bin Salman, sa benissimo che Roma ha pochissime chance il prossimo 28 novembre dove serviranno 120 voti (un Paese un voto) per assegnare Expo 2030. Come da programma i sauditi stanno comprando il consenso di tanti Stati votanti promettendo massicci investimenti, Italia compresa. Secondo quanto pubblicato da Dagospia per l’Italia sarebbero pronti 25 miliardi di euro (in pratica una finanziaria) e visti i conti dell’Italia appare impossibile dire «No grazie non siamo interessati».

Un segnale che si va in questa in questa direzione potrebbe essere stato il fatto che alla recente 78esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, Giorgia Meloni, non ha promosso la candidatura di Roma all’Expo 2030 cosa che invece Busan e Riyad hanno fatto. Altro segnale è il viaggio iniziato ieri in Arabia Saudita del ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani che ha parlato di «Un patto per le imprese» e i numeri ci dicono che è così. Come scrive oggi il Corriere della Sera ammontano a 282 milioni di euro gli investimenti diretti esteri sauditi nel nostro Paese mentre sono 11 i miliardi di euro quelli dell'interscambio nel 2022 che segnano un + 40% rispetto al 2021. Ora Ryiad promette di voler fare di più con buona pace di Roma e delle sue ambizioni globali.

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