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February 22 2021
Di Mario Arpino
La prima e la seconda parte di questa "Storiella della resistenza a Nord-Est"– scritta dal nonno per figli e nipoti – sono apparse su Panorama.it rispettivamente il 28 dicembre 2020 e il 7 febbraio ultimo scorso. Narravo le vicende subite da mia mamma, maestra elementare in un paesino del confine orientale, a seguito di una segnalazione contenente false informazioni da parte del C.L.N. di Tarvisio, con deferimento agli organi della provincia di Udine deputati al procedimento di "epurazione".
La prima notifica ufficiale di questa seconda fase, con l'accusa di essersi volontariamente iscritta al partito fascista repubblicano (P.F.R.), è datata 31 maggio 1946, proviene dal Presidente della che la invita a presentare entro 12 giorni eventuali deduzioni. Veniva lasciata facoltà di intervenire personalmente alla discussione il 25 giugno 1946, alle ore 15, presso la sede del Provveditorato di Udine.
Mia mamma, memore del tenore intimidatorio del procedimento di prima fase istruito l'anno prima a Tolmezzo, in un primo momento aveva deciso di non partecipare. Tuttavia, al fine della predisposizione della memoria difensiva, otteneva di esaminare gli atti. Presa visione di alcuni di questi e constatato il cumulo di falsità sottoscritto, indignata decideva non solo di predisporre la memoria difensiva, ma anche di partecipare alla discussione in prima persona, sperando di incontrare qualcuno degli estensori.
Cominciamo con l'informativa del C.L.N. di Tarvisio, trascritta a mano (allora non esistevano le fotocopie): "Arpino Reccardini Lidia, insegnante di ruolo e Capo Nucleo del partito femminile di Cave del Predil. Ha esplicato l'attività del partito, ideatrice e promotrice di un dopo scuola per i soli scolari iscritti all'O.N.B. (tre soli in tutta Cave). Ha fatto partecipare l'intera scolaresca al giuramento delle F.A. repubblicane di Cave, facendo offrire dai ragazzi, dolciume ed altro da lei stessa preparati assieme alle altre iscritte al P.F.R. Tutt'ora convinta fascista. Elemento non adatto per l'insegnamento ai nuovi giovani". La seconda informativa alla Commissione è firmata dal nuovo Sindaco di Tarvisio, in data 16 ottobre 1945: "In esito al foglio su acclamato si dichiara che l'insegnante elementare Arpino Reccardini ha svolto attività politica quale organizzatrice del P.F.R.". Tuttavia, da altra fonte, risultava che il Sindaco avesse fatto pervenire, solo verbalmente, giudizi favorevoli che contraddicevano la dichiarazione scritta. Strano? Normalissimo, dato il clima intimidatorio dell'epoca. Più onestamente, la Direzione didattica di Tarvisio scriveva: "Nella scuola affidata alle sue cure, la maestra ha lavorato con vera passione, con sereno entusiasmo, con tanta dedizione ed ha sempre ottenuto seria ed attiva applicazione allo studio, con ottimo profitto".
Disponendo di questi tre elementi e del capo di accusa, di buona lena visto il brevissimo tempo a disposizione, mia mamma predisponeva una breve memoria difensiva, nella quale smentiva o poneva legittimi dubbi su quanto dichiarato dal C.L.N. e dal Sindaco. Succintamente, si riportano di seguito gli elementi qualificanti.
Per quanto concerne l'informativa del C.L.N. di Tarvisio, faceva notare che la posizione di Capo Nucleo (che aveva rifiutato, rimanendo Capo Centuria) semmai – qualora veritiera - sarebbe stata effettiva solo fino al 25 luglio 1943, ovvero limitata al P.N.F. e non estesa anche al P.F.R., come invece si lascia intendere. Per il doposcuola, precisava che era stato voluto dal Presidente dell'O.N.B. ed assegnato a tre maestre, tra cui mia mamma. Quindi, a differenza di quanto si afferma, non ne era stata né ideatrice, né promotrice. Falso anche che gli alunni partecipanti fossero solamente tre. Al contrario, i frequentatori erano all'incirca un centinaio, compresi diversi scolari di lingua slovena, molti dei quali, come anche alcuni italiani, non erano neppure iscritti all'O.N.B.
In merito all'aver fatto "partecipare l'intera scolaresca al giuramento delle F.A. repubblicane di Cave" (meno di una ventina di Alpini di leva impiegati come Guardie di Frontiera), mia mamma contesta che non fu lei a far intervenire tutti i ragazzi, che erano solamente una decina di Avanguardisti invitati direttamente dal Presidente dell'O.N.B. I dolciumi non furono offerti dai giovani, ma si trattava di biscotti offerti direttamente da alcune signore del paese che li avevano confezionati. Nel merito dell'indicazione della maestra Arpino come "tutt'ora convinta fascista ed elemento non adatto all'insegnamento ai nuovi giovani", l'iscrizione al P.F.R. in zona a prevalenza multilingue era allora una doverosa dichiarazione di italianità, mentre la competenza sull'attitudine ad insegnare non rientra tra quelle del C.L.N., bensì dell' Autorità scolastica, che afferma esattamente il contrario. Inoltre, le due dichiarazioni sono sonoramente smentite nello spirito e nel merito dal rapporto della Direzione Didattica e dalla dimostrazione di affetto della popolazione di Cave (italiana e slovena) con la raccolta di firme, prodotta in originale, a favore della maestra.
Questa volta il comportamento della Commissione di Udine (a differenza di quella preliminare di Tolmezzo) era professionalmente corretto e l'esame della documentazione attento ed esauriente. Infatti pochi giorni dopo mia mamma riceveva copia della sentenza, dove, tenuto presente l'art. 2 del decreto luogotenenziale citato nella memoria difensiva, si dichiarava "la compatibilità della maestra Arpino a permanere in servizio".
Sembrava il lieto fine di una vicenda ridicola, lunga, penosa ed inutile, ma purtroppo non è stato cosi. Infatti, nonostante il verdetto, qualche giorno prima dell'inizio del nuovo anno scolastico, la mamma riceveva comunicazione dal Provveditore reggente di trasferimento immediato, utilizzando gli argomenti già smentiti dalla sentenza. Qualcuno, evidentemente, lo aveva intimidito e spaventato.
"…Rilevato e tenuto presente che la ulteriore permanenza della maestra anzidetta nella sede attuale è da considerarsi come non più opportuna e ciò in quanto per l'atteggiamento assunto dopo l'8 settembre 1943 le hanno alienato la stima degli esponenti locali, l'insegnante è trasferita d'ufficio ad altra sede, ove dovrà assumere il servizio con decorrenza dal 7 ottobre 1946". Così il C.L.N. di Tarvisio, che aveva dovuto soccombere in Tribunale, aveva avuto soddisfazione con un provvedimento amministrativo dell'Autorità scolastica.
La mamma ottemperava all'ordine, ma si era già preparata per non darla vinta e passare al contrattacco. Ricordo bene che, ricevuto a Cave il trasferimento, abbiamo cercato di arrivare a (Ugovizza), ma a causa delle forti nevicate, la corriera aveva sospeso le corse. Nel pomeriggio, ben imbacuccati, mia mamma, io ed il fratellino (aveva un anno e otto mesi) abbiamo comunque raggiunto la nuova sede con un camion degli Alpini che andava a Pontebba. Io al gelo nel cassone, sotto il telone, e mia mamma con il fratellino ospitati in cabina da due bravi militari. Non avevamo casa, e per gran parte dell'inverno abbiamo dormito nell'aula dove mia mamma insegnava a tre classi (terza, quarta e quinta), con il fratellino che si trastullava su un materasso steso dietro la lavagna.
La mamma però non aveva alcuna intenzione di mollare la presa e, pur sapendo di essere ormai perdente e senza avere più alcun interesse né casa e mobili a Cave del Predil, decideva impavidamente di fare un ricorso di opposizione al provvedimento. L'obiettivo primario era solo quello di smascherare le falsità testimoniate per iscritto (non accettate dalla Giustizia, ma poi riprese per quieto vivere dal Provveditore) dal C.L.N. di Tarvisio. Di seguito, la sintesi delle dichiarazioni scritte ottenute nel giro dagli organi istituzionali e di partito cui il C.L.N. avrebbe dovuto chiedere d'ufficio informazioni ai fini della stesura del proprio rapporto:
- la Sezione di Cave del Partito Socialista di Unità Proletaria (P.S.I.U.P) così si esprime: "Si dichiara nulla ostare da parte di questa Sezione acchè le insegnanti Arpino Reccardini Lidia e Pfeiffer Augustin Anna riprendano servizio presso le scuole di questa frazione";
- il Mandamento di Tarvisio del Partito Democratico Cristiano (D.C), "…tenuto conto che nell'ottobre 1945 la popolazione di Cave del Predil con apposita lettera firmata dai capi famiglia chiedeva la riassunzione in servizio dell'insegnante, esprime il parere affinché la maestra Arpino Reccardini Lidia continui ad insegnare a Cave";
- il Nucleo di Tarvisio dell'Uomo Qualunque, a firma del Capo Nucleo, "…considerate anche le istanze della popolazione di Cave, esprime il suo parere favorevole affinché alla insegnante Arpino Reccardini Lidia venga concesso di continuare l'insegnamento nelle scuole di Cave del Predil";
- la Sezione di Cave del Predil della Camera di Lavoro, dichiarava che "…in merito al trasferimento dell'insegnante perché si sarebbe alienata la stima degli esponenti locali, la Camera non era mai stata interpellata a riguardo e quindi non aveva mai espresso pareri al riguardo";
- il Segretario della Sezione di Cave della Democrazia Cristiana firmava una lunga dichiarazione dove, premettendo di non essere mai stato interpellato e che nella motivazione di trasferimento stilata dal C.L.N. di Tarvisio non doveva essere utilizzata l'espressione generica "esponenti locali", ma doveva invece essere indicato "quali" esponenti locali avevano espresso sfiducia nei confronti della maestra Arpino, considerato anche che la stessa gode della stima della quasi totalità delle famiglie residenti, dichiarava " nulla-ostare alla permanenza in Cave del Predil della Signora Arpino Reccardini Lidia in qualità di insegnante";
- in data 10 ottobre 1946 il fiduciario del Sindacato Minatori rilasciava la seguente attestazione:"…posso dichiarare che la signora Lidia Arpino, insegnante elementare in questo centro di lavoro, non ha mai dato alcun motivo perché questo Sindacato dovesse esprimere pareri sul suo conto. Personalmente mi risulta che molte famiglie vorrebbero anzi intercedere col loro interessamento per conservare a questo paese l'insegnante menzionata".
Tutto quanto sopra riportato si trova nel ricorso proposto da mia mamma. La malafede e la protervia del Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.) di Tarvisio sembra a questo punto ampiamente dimostrata. Ma, a quei tempi, in Italia, malafede e protervia erano la regola di chi nel primo dopoguerra continuava a disporre di bande armate sul territorio. Crimini che trovarono una prima sanatoria con l'amnistia firmata da Palmiro Togliatti, ministro di Grazia e Giustizia per i reati commessi fino al 18 giugno 1946. Siccome i crimini continuavano, il provvedimento fu rinnovato fino al 1953, quando venivano approvati indulto ed amnistia per tutti i reati politici commessi entro il 18 giugno 1948.
Tutto ciò spiega perché il ricorso di mia mamma, che, se discusso, avrebbe portato all'incriminazione per falso in atto pubblico dell' intero C.L.N. di Tarvisio per l'informativa fornita alla commissione di epurazione di Udine, non sia mai andato ad effetto. D'altra parte, se non si perseguivano più gli assassini, figuriamoci se potevano essere perseguiti i bugiardi.
Ma, per noi figli, restava aperto un quesito. Tutti le organizzazioni istituzionali e quasi tutti i partiti avevano testimoniato per iscritto di non essere mai stati interpellati e, comunque, di essere favorevoli alla permanenza di mia mamma quale insegnante a Cave del Predil. La quasi totalità delle famiglie della popolazione scolastica della scuola elementare Massimo D'Azeglio avevano addirittura firmato una petizione in tal senso. La Direzione Scolastica di Tarvisio, unica istituzionalmente competente a esprimersi, aveva formulato un giudizio lusinghiero. Chi allora ha avuto una voce in capitolo cosi convincente da far redigere al C.L.N. di Tarvisio un giudizio cosi negativo, sorretto da informazioni palesemente false?
Basta andare per esclusione. Nelle dichiarazioni, solo il Partito Comunista manca all'appello. E' infatti l'unico organo politico che ha evitato di esprimersi per iscritto, come hanno invece fatto tutti gli altri. Chi erano i comunisti locali interessati ad allontanarci? Certamente la nostra permanenza in paese sarebbe risultata assai scomoda per gli assassini dell'ultima ora del maggiore Krievec a Cave del Predil, e mi viene di nuovo in mente la pistola trovata nell'erba, oltre lo steccato del viottolo vicino a casa. Scomoda anche per chi, prima di esporre sulla facciata delle Poste il tricolore accanto alla bandiera di Tito, si era prima premurato di cucire sul bianco una sgargiante stella rossa.
Mi rendo conto che il racconto può essere noioso, e sicuramente non convincente per chi sulla Resistenza a Nord-Est ha sentito storie ben diverse. Questa è a lieto fine, ma ce ne sono di molto peggiori. Però, almeno, mi sono tolto un peso. Perché con questa analisi di carte consunte, tenute assieme solo dal filo dei ricordi di un bambino di otto anni, spero di aver reso giustizia al ricordo della maestra Lidia Arpino Reccardini. Mia mamma.