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August 04 2014
Intanto c’è il posto, bellissimo: Favignana, arcipelago delle isole Egadi, Sicilia occidentale. Poi c’è il luogo della mostra, un fantastico pezzo di archeologia industriale, l’ex stabilimento Florio delle tonnare di Favignana e Formica. Memorie di mattanze, qui scorreva parecchio sangue un tempo. Ora c’è Artisti di Sicilia, da Pirandello a Iudice, titolo della parata di quasi 200 artisti curata da Vittorio Sgarbi (fino al 12 ottobre, catalogo Skira). E ha ragione Sgarbi quando sostiene che nell’arte siciliana si ripercuote l’identità stessa dell’arte italiana, connessione molto più evidente che in altre regioni, con i nomi di Fausto Pirandello, in lotta con la malagrazia dei suoi corpi, o di Renato Guttuso, Carla Accardi, Emilio Greco a certificare questo fenomeno.
D’altra parte si è universali quanto più si è radicati. Gesualdo Bufalino, scrittore di Comiso, nel suo stile cerimonioso e meravigliosamente folle scriveva: "A me, sedentario, è parso sempre di potermi senza indugio intitolare insieme cittadino di Dappertutto e di un piccolo borgo dal nome sdrucciolo, fra gli Eblei e il mare". Qui si inseriva un sentimento di perdono e insieme di insofferenza per la propria origine. Basta leggere Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Vitaliano Brancati o Leonardo Sciascia per rendersene conto. Alla faccia di ogni tendenza all’omologazione, la mostra di Favignana, l’isola di un’isola, si presenta come il raddoppio di una distanza mentale dalle mode e voghe che scandiscono la creatività contemporanea.
Questo isolario al quadrato può contare sulla validità di un patto, quello tra l’arte e la natura, che qui non è stato mai stracciato. Nemmeno nel ricordo, com’è nell’esperienza di Giuseppe Burgio. La pittura è un’arte in incognito, non ancora tecnodegradabile, e questo in Sicilia definisce un carattere. E se Renato Guttuso ne celebra, con la sua Vucciria, il pieno di realtà, Piero Guccione ce ne indica l’altra faccia, in un trionfo del vuoto. Attorno a lui, pittori come Franco Polizzi, Giuseppe Modica o Giovanni La Cognata hanno occhio per i tagli di sole e luna sulla terra, in un impasto di bellezza e povertà luminosa.
E mentre il senso per la forma di scultori come Girolamo Ciulla e Sebastiano Messina sorveglia un ricco commando palermitano di visionari (Alessandro Bazan, Fulvio Di Piazza, Francesco De Grandi), Luca Calusca dipana invece le sue inchieste esistenziali. Ah, il realismo. Che parola sconcia per molti, oggi. E invece che gesto attuale per Andrea De Marco (un talento scomparso giovanissimo, nel 2012, a soli 42 anni) e per lo strepitoso Giovanni Iudice. Sono loro che inviano notizie precise dall’isolitudine, e dal "dappertutto".