Moda
February 22 2022
«L’alta moda è fatta di segreti sussurrati di generazione in generazione» e l’ultima collezione Dior Haute Couture, presentata a Parigi lo scorso gennaio ne è la perfetta espressione. Un’ode al savoir-faire che unisce in un legame indissolubile moda e arte.
La palette cromatica essenziale scelta dalla direttrice creativa Maria Grazia Chiuri lascia spazio a un nuovo racconto, dove il ricamo non è semplice dettaglio decorativo ma essenza. Così il ricamo trascende i confini del semplice ornamento, ergendosi a elemento strutturale dell’indumento. Applicato all’intera superficie delle creazioni, diviene esso stesso un nuovo materiale, un vero e proprio tessuto, che abbraccia e ridisegna le curve del corpo.
Per la Chiuri, l’atelier è un luogo sacro, «un concetto “diffuso” che comprende centinaia di persone». E altrettante ore di lavoro. Per la creazione di alcuni look, come l’abito senza spalline nero e quello con il collo all’americana ne sono servite rispettivamente 270 e 220. Così come per i due abiti bianchi, dai corpetti impunturati e architettonici che hanno richiesto 320 e 260 ore di manodopera.
Hanno lavorato ben otto persone - per un totale di 850 ore - alla creazione dell’abito in tulle e perline, realizzato dagli artigiani degli atelier Chanakya, Vermont e Lesage, che collaborano con la Maison da Parigi e da Mumbai.
Anche le décolleté, ispirate alle creazioni di Roger Vivier per Dior negli anni Cinquanta, sono realizzate completamente a mano, ciascuna con una diversa tecnica di ricamo. Anche il più semplice dettaglio diventa così frutto di un’eccezionale lavorazione che richiede la collaborazione di artigiani in Francia, in Veneto e in India.
«La haute couture così come se la immaginano in tanti Sarebbe irrealizzabile. La creatività da sola non basta, servono le capacità tecniche per realizzare certi pezzi. Per esempio, in collezione ci sono diverse giacche di lana double, vale a dire “aperta”: sono leggere, impalpabili, eppure mantengono la forma perfettamente. Sono pochissime le sarte capaci di farle, ci vogliono anni di addestramento. Eppure, chissà perché, soprattutto in Italia - ma non solo - c’è ancora l’dea che l’artigianato sia inferiore all’arte. Niente di più falso. Un’altra cosa che odio è che le sarte qui in Francia le chiamino “petites mains”: altro che manine, quelle sono giganti» ha raccontato Maria Grazia Chiuri.
Quello di Dior è un nuovo approccio all’alta moda dove la complessità appare invisibile. Una visione che ritroviamo anche nell’alta gioielleria che, più contemporanea che mai, si esprime attraverso i pezzi «Bois de Rose» che rendono omaggio al fiore preferito di Christian Dior, reinterpretandolo in un virtuoso gioco di forme astratte.
Il gambo della rosa, scolpito in oro bianco tempestato di diamanti, cinge così il polso in versione bracciale. Per crearlo sono servite tecniche innovative che richiedono diverse fasi meticolose di produzione, dalla fusione alla lucidatura, dalla timbratura all'incastonatura, riflettendo la bellezza del gesto dell'artigiano. La creazione della chiusura richiede poi una precisione particolare, in modo che possa essere discretamente nascosta tra le spine, esemplificando il savoir-faire, l'attenzione al dettaglio e l'insuperabile standard di eccellenza che sono così cari alla Maison.
Anche l’anello - parte della linea «Rose Dior Couture» - presenta un bocciolo di rosa in piena fioritura, una promessa di gioia a venire. Una singolare composizione, stilizzata come il disegno di un bambino, che si ispira alle rose che hanno adornato i look couture di Christian Dior e dei suoi successori. Nei laboratori, gli anelli di questa collezione prendono vita attraverso una serie di passaggi delicati e meticolosi, a partire dallo stampaggio, che scolpisce ogni petalo, dando loro un volume unico. Poi l'anello - che riprende l'estetica del Bois de Rose - viene assemblato, a mano, con il bocciolo di rosa tempestato di diamanti. Un'abilità virtuosistica che esalta l'eccellenza finale del lavoro artigianale.