Il peccato della Dea

La Supercoppa Europea finisce a Madrid ad arricchire la bacheca del club più forte e potente del mondo. Vince il Real Madrid, come era logico attendersi, ma l'Atalanta esce a testa alta dalla sfida di Varsavia e con non poche recriminazioni per non essere stata capace di salire sul treno della storia. Inutile girarci intorno: c'è stato un lungo momento in cui i bergamaschi sono stati abili a mettere a nudo i difetti di un avversario enorme per talento ma fatalmente non ancora organizzato, ma è mancato il colpo del ko. L'immagine simbolo è il volo di Courtois a togliere la testata velenosa di Pasalic dall'incrocio dei pali. Minuto numero 47. Ancora una decina di giri d'orologio e sarebbe arrivato l'affondo decisivo di Vinicius con assist a Valverde e poi il raddoppio di Mbappé, in gol al debutto con la maglia merengue.

Gasperini se n'è lamentato a ragione. L'Atalanta deve essere orgogliosa di quanto messo in campo contro la squadra più forte che circola oggi e allo stesso tempo fare tesoro dell'amarezza della sconfitta. La stagione che si avvia può riservare grandi soddisfazioni a un gruppo che a maggio ha rotto il tabù della vittoria internazionale e dalla notte di Varsavia ha il dovere di trarre la consapevolezza di essere ormai una grande.

Sul trono si è seduto Carlo Ancelotti e non fa quasi più notizia. E' il suo trofeo numero 30 da allenatore, sta macinando record incredibili e il lavoro che lo attende è stimolante. Mbappé, Vinicuis, Rodrygo e Bellingham sono un quadrilatero magico da innescare trovando i giusti equilibri e riuscendoci Re Carlo avrà a disposizione un potenziale in grado di dominare sia in Spagna che in Europa.

A proposito di Kylian Mbappé: gli sono bastati 83 minuti con la maglia del Real Madrid per riuscire in quello che aveva vanamente inseguito lungo 308 presenze con il Psg: conquistare una coppa internazionale. Lo ha fatto togliendosi anche lo sfizio di scrivere il suo nome nel tabellino dei marcatori. Parigi è sembrata lontanissima da Varsavia e si è capito ancora una volta in più la ragione profonda dello strappo che ha portato KM a rompere con l'emiro per andare nell'unico posto dove poter sublimare il proprio talento.

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