Politica
December 18 2023
Nessuno avrebbe scommesso su un Atreju come quello del 2023 anche soltanto due anni fa. Ciò non solo perché Fratelli d’Italia era un partito di opposizione, ma perché pochi avrebbero immagino uno sviluppo particolare e ampio come quello che è stato impresso quest’anno alla festa di partito.
Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo e una delle più grandi menti del nostro tempo, ha deciso di farsi intervistare da Nicola Porro proprio all’evento di Fratelli d’Italia dove ha parlato di demografia, tecnologia, libertà fondamentali. Il primo ministro conservatore Rishi Sunak ha mostrato, con la sua partecipazione, grande vicinanza al progetto del centrodestra italiana. Non si deve dimenticare, inoltre, che sul piano militare inglesi e italiani sono tornati a cooperare con profitto.
Ciò che emerge è dunque una destra totalmente differente da quella che esisteva fino a poco fa. Ci si sarebbe aspettati i soliti quattro saggisti conservatori all’italiana, i direttori dei giornali d’area, la sfilata dei ministri e invece Meloni e il suo staff hanno sfoderato un evento dalle venature internazionali. Segno che governare fa bene, imprime ai partiti una maggiore profondità. Anche la destra non è più quella della mera difesa del campanile, del nazionalismo e del protezionismo, del rigetto dell’anglosfera e del grande capitale. Musk è il perfetto rappresentante del rapporto tra futuro tecnologico e conservazione, tra libertà del capitale e difesa del free speech; Sunak, miliardario e immigrato di seconda generazione educato ad Oxford, ha poco a che spartire con i campi hobbit e le tribù missine. Eppure questa nuova destra li accetta, li invita, si misura con loro.
Si potrebbe obiettare che ciò avviene perché i conservatori italiani non hanno dalla loro grandi imprenditori e grandi intellettuali di rango internazionale pronti a sponsorizzarli, e in questo c’è del vero, ma pur se importata una proiezione così aperta verso il futuro e l’internazionalizzazione non si era mai vista. Sarà tutta scena? La superficie intanto è cambiata e vedremo se il dna di Fratelli d’Italia approderà ad una evoluzione definitiva.
Di fatto i tempi di una destra no-global, euroscettica, ripiegata in sé stessa sembrano un ricordo. Lontano, anche se era soltanto qualche anno fa, il tempo in cui ad Atreju gli euro si dovevano cambiare con la moneta sovrana della festa per acquistare panino e birra. L’operazione politica e mediatica di Meloni è dunque riuscita. Ora il governo deve tradurre questa apertura in riforme che, nel rispetto della tradizione, permettano al paese di modernizzarsi. Come insegna il Giappone, di cui purtroppo mancava una rappresentanza ad Atreju, lo sviluppo tecnologico e industriale di frontiera possono essere combinati con il conservatorismo etico. È bene dunque che Meloni, come per la festa di partito, riveda a rialzo le sue ambizioni in termini di riforme.
Per ora ha comunque vinto la sfida comunicativa e culturale con la sinistra: mentre Atreju fa un balzo in avanti e guarda verso l’Atlantico ai summit del Pd di Schlein spuntano Prodi e Letta, cioè un passato di limitato successo politico. Forse queste convention non sposteranno grandi consensi, ma sul piano della percezione che gli elettori hanno di una avventura politica possono incidere molto. È il vento oggi soffia decisamente a favore di Atreju.