Attacco degli Huthi a due cacciatorpedinieri americani nello stretto di Bab al-Mandeb

Martedì sera un presunto attacco da parte dei ribelli Huthi dello Yemen ha causato numerose esplosioni nei pressi di due imbarcazioni in navigazione nel Mar Rosso. Le navi non hanno subito danni e non ci sono stati feriti, hanno affermato le autorità. Il portavoce del Pentagono Pat Ryder ha affermato: «Sulla base delle informazioni che abbiamo la portaerei Lincoln non è stata attaccata», poi Ryder ha confermato che «due imbarcazioni sono state prese di mira con droni e missili e ci saranno conseguenze per questo attacco sconsiderato». Gli Huthi, sostenuti dall'Iran, non hanno rivendicato immediatamente l'attacco, ma questo non è insolito poiché potrebbero trascorrere ore o persino giorni prima che i ribelli si assumano la piena responsabilità di un'azione. L'attacco si inserisce in una campagna che gli Huthi portano avanti da mesi, prendendo di mira le rotte marittime lungo un tratto di mare dove ogni anno transitano merci per un valore di circa 1 trilione di dollari. Questo avviene in un contesto segnato dal conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza e dall'intervento terrestre di Israele in Libano. Negli oltre 100 attacchi condotti dagli Huthi nell'ultimo anno, quattro marinai sono stati uccisi, due navi affondate, e una nave con il suo equipaggio è ancora detenuta dopo essere stata dirottata lo scorso novembre. Il gruppo sostiene che gli attacchi contro il traffico marittimo globale e contro Israele. Il gruppo terroristico ha più volte affermato che «gli attacchi continueranno finché dureranno le guerre e i nostri assalti hanno già dimezzato il trasporto marittimo attraverso la regione». Quello che è certo è che gli attacchi hanno causato gravi interruzioni in una delle principali rotte marittime globali, che trasporta circa il 12% del commercio mondiale. Questo ha portato a operazioni di rappresaglia da parte di Stati Uniti e Regno Unito contro obiettivi ribelli nello Yemen che nel corso dell’anno hanno abbattuto diversi droni americani MQ-9 Reaper. Anche Israele ha condotto due bombardamenti contro postazioni Huthi in risposta ad attacchi con missili balistici e droni, tra cui uno che ha provocato la morte di una persona a Tel Aviv. I terroristi yemeniti dichiarano di prendere di mira navi legate a Israele, Stati Uniti o Regno Unito nel tentativo di fermare la campagna israeliana contro Hamas a Gaza.

Tuttavia, molte delle navi attaccate risultano avere poche o nessuna connessione con il conflitto, incluse quelle che sono dirette in Iran. L'ultimo attacco marittimo degli Houthi, avvenuto il 28 ottobre, ha colpito la petroliera Motaro, battente bandiera liberiana. In precedenza, il 10 ottobre, era stata attaccata la petroliera chimica Olympic Spirit, anch'essa battente bandiera liberiana. Non è chiaro perché la frequenza degli attacchi Huthi sia diminuita, nonostante abbiano lanciato missili anche contro Israele. Il 17 ottobre, l'esercito statunitense ha impiegato bombardieri stealth B-2 per colpire bunker sotterranei usati dai ribelli. Negli ultimi giorni, inoltre, raid aerei statunitensi hanno preso di mira le postazioni degli Huthi ed in tal senso la rete televisiva del gruppo jihadista filoiraniano al-Masirah ha riferito di tre raid americani e britannici che hanno preso di mira il distretto meridionale di al-Sabeen, nella capitale Sanaa. Gli attacchi contro gli Houthi sono avvenuti tre giorni dopo le dichiarazioni del leader del gruppo, Abdul Malik al-Houthi, che aveva criticato il neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump per il suo sostegno a Israele.

Secondo gli Huthi, gli accordi di normalizzazione tra i Paesi arabi e Israele promossi da Trump non hanno contribuito a risolvere il conflitto in Medio Oriente e ritengono che il suo prossimo mandato presidenziale sarà destinato a fallire. Stessi toni dell’Iran che attraverso il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi ha detto che «gli Stati Uniti subiranno un'altra massima sconfitta se cercheranno di nuovo di applicare sull'Iran la politica della ‘massima pressione’» più volte evocata da Trump. Ora, conoscendo lo stato dell’economia iraniana già piegata dalle sanzioni, le minacce di Teheran a Donald Trump fanno sorridere tenuto conto che negli scorsi giorni le società di distribuzione dell'elettricità nella capitale iraniana e in alcune province del Paese hanno annunciato blackout a rotazione nelle aree residenziali e commerciali a partire da domenica, in risposta alla crescente crisi energetica e qui bisognerà vedere se ci sarà un reazione popolare con il regime di Teheran che impiega moltissime risorse per esportare il terrorismo in tutto il mondo. Infine, nella notte le forze americane hanno attaccato una serie di obiettivi legati a una milizia sostenuta dall'Iran in Siria in risposta a un attacco missilistico contro le truppe di Washington nel Paese. Gli attacchi hanno preso di mira «il deposito di armi e la struttura del quartier generale logistico in risposta a un attacco missilistico contro il personale statunitense», ha dichiarato in un post sui social media CENTCOM, il Comando centrale degli Stati Uniti.

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