Politica
August 11 2022
Le immagini satellitari che sono state diffuse ieri dalla società americana Planet Labs mostrano che i danni provocati dalle esplosioni avvenute lo scorso 10 agosto, intorno alle 15.30 (ora locale) nella base aerea russa di Saki vicino a Novodorivka, luogo di villeggiatura sulla costa occidentale della Crimea, sono molto più gravi di quanto i russi ammettono. Scorrendo le immagini si possono vedere che sono stati distrutti almeno 8 aerei da guerra, diversi edifici e tutta l’area circostante, dove decine di auto sono esplose.
Secondo la Tass l’aerodromo militare di Saki verrebbe utilizzato anche dal ministero russo della Difesa, per gli aerei della marina, visto che «vi è un campo di atterraggio con il sistema di addestramento Nitka, uno dei due impiegati dai russi per le esercitazioni di decollo e atterraggio su una portaerei. Il campo ha le stesse dimensioni dello spazio di atterraggio della portaerei ammiraglio Kuznetsov». Mentre su Twitter vengono diffusi filmati e fotografie nelle quali si vede la base militare in fiamme, il ministero della Difesa russo mantiene la versione della nota stampa rilasciato subito dopo le esplosioni nella quale si legge: «A seguito dell'esplosione di alcune munizioni, registriamo un morto e quattro feriti, l'equipaggiamento dell'aviazione non è stato danneggiato ed è in corso l'adozione di misure per estinguere l'incendio e scoprire le cause dell'esplosione».Chi è stato? Un sabotaggio messo in atto da un'unità speciale dell'esercito ucraino? Oppure si è trattato di un attacco aereo? Se i russi mantengono la loro versione ufficiale, sono sempre più insistenti le voci che parlano di più di 60 morti, tra piloti e personale militare, e più di 100 feriti nelle base ponte per le attività della flotta di Vladimir Putin nel Mar Nero. l’Institute for the Study of War(ISW), centro studi con sede a Washington D.C., nel suo report odierno racconta di come seppur in forma anonima, alcuni funzionari ucraini attribuiscano alle forze armate di Kiev l’attacco alla base aerea di Saki ma occorre prudenza visto non ci sono prove documentali che confermino queste indiscrezioni.
In ogni caso secondo ISW «i crateri a terra e i danni alla base aerea potrebbero essere stati provocati sia da missili lanciati da lontano che da azioni compiute più da vicino». Secondo il Gen. Di Corpo d’Armata Maurizio Boni: «L’attacco alla base aerea di Saki in Crimea costituisce una delle azioni più spettacolari della controffensiva che le forze armate di Kiev stanno conducendo da alcune settimane nel settore meridionale del fronte della guerra Ucraina. L’aspetto più interessante, dal punto di vista militare, di questo evento è costituito dal fatto che la base è situata a quasi 230 km di distanza dalla linea di contatto con i russi. Un obiettivo raggiungibile non certamente con i lanciarazzi forniti dall’occidente a Kiev e attualmente in servizio nelle fila dei difensori, tantomeno con le artiglierie convenzionali. Le ipotesi più plausibili sono quelle di un’operazione molto ben pianificata e riuscita delle forze speciali ucraine, opportunamente assistite dai consiglieri occidentali alleati, oppure di un attacco condotto con missili balistici tratti da un arsenale quantitativamente non molto elevato degli ucraini. Gli stessi russi stanno cercando di capire che cosa li abbia colpiti e il fatto di attribuire un disastro di queste proporzioni alla negligenza del personale che gestiva l’aeroporto fa davvero sorridere. Il colpo è stato ben assestato e ci vorrà del tempo prima che la base aerea torni pienamente operativa visto che assieme a velivoli ad ala fissa ed elicotteri sono state danneggiate anche le infrastrutture aeroportuali».
In ogni caso l’avvenimento deve essere inserito nel contesto più generale delle azioni che ogni belligerante pone in essere quando intraprende delle operazioni offensive: «Infatti -prosegue Maurizio Boni- non bisogna considerare solo ciò che avviene tra le truppe a contatto ma anche, e a volte soprattutto, gli obiettivi situati in profondità. La controffensiva ucraina ha preso di mira i depositi di munizioni, gli itinerari per l’alimentazione logistica e i posti di comando russi sfruttando le capacità offensive delle artiglierie e dei lanciarazzi multipli occidentali per disarticolare le difese dell’avversario e compromettere la loro capacità di sostenere le prime linee. Si tratta di strategie comunemente adottate nel corso di ogni guerra su larga scala come questa. Un primo successo gli ucraini lo hanno già ottenuto. Hanno costretto i russi ad inviare forze consistenti a difesa del settore meridionale tratte dal settore orientale, rallentando l’offensiva di Mosca in Donbass. Qui le forze armate della Federazione Russa devono ancora chiudere la partita e l’obiettivo strategico di completare la conquista dell’Oblast di Donetsk non è mutato. Tuttavia, gli ucraini hanno poche settimane per conseguire un successo decisivo nel settore di Kherson prima che arrivi l’inverno che favorirà inevitabilmente i difensori, questa volta nelle vesti dei russi. Al momento, dunque, il focus della guerra è orientato a sud dove assisteremo ancora, purtroppo, ad ulteriori avvenimenti più o meno eclatanti e cruenti, ma il fronte è ampio e le risorse, per entrambi i contendenti, non sono illimitate»