L’ATTENTATO DI SARAJEVO
Poco prima delle 11 del mattino del 28 giugno 1914, nel centro di Sarajevo echeggiano due spari che cambieranno per sempre la vecchia Europa.
Gavrilo Princip, uno studente bosniaco irredentista, colpisce a morte l’Arciduca Francesco Ferdinando d’Austria-Ungheria e la moglie Sophia, in visita ufficiale nella Bosnia amministrata dagli austriaci.
L’attentato avviene quando la macchina dove viaggiano l’arciduca e la moglie è costretta ad arrestarsi per un errore di direzione dell’autista. I due colpi vanno a segno e poco dopo Francesco Ferdinando e la moglie cessano di vivere.
Nella stessa mattinata la colonna degli austriaci era già stata bersaglio del gruppo di irredentisti.
Fu il compagno di Princip, Nedeljiko Cabrinovic, a scagliare un ordigno che avrebbe dovuto colpire l’arciduca. La bomba colpì invece una delle auto di scorta, provocando il ferimento di alcuni membri della guardia. Nonostante il grave antefatto, il corteo continuò la parata fino al municipio e quindi, sulla via del ritorno, verso il fatale destino.
L’impressione scatenata dall’attentato è altissima e contribuisce ad accendere le polveri di una guerra già annunciata tra le grandi potenze mondiali.
Le ceneri mai spente delle guerre balcaniche, la crisi dei vecchi imperi centrali, gli opposti nazionalismi, gli spiriti di rivincita nati dalle ultime guerre ottocentesche, incendieranno l’Europa per i successivi 5 anni, generando un conflitto segnato da un immane sacrificio umano, causato dalla devastazione generata da antichi rancori di imperi al tramonto.
Ma combattuta per la prima volta con micidiali armi moderne.
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