Economia
October 04 2018
Il fatto che le nostre bollette di luce e gas siano tra le più care d’Europa, non ha impedito all’Authority per l’energia di rendere operativi nuovi aumenti delle tariffe, che peseranno per un +7,6% sull’elettricità e per un +6,1% sul gas naturale.
Una decisione che ha destato non poche polemiche al punto che oggi il Parlamento, e più precisamente le commissioni riunite per le Attività produttive di Camera e Senato, hanno deciso di convocare Stefano Besseghini, nuovo presidente proprio dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas.
Besseghini sarà chiamato in sostanza a spiegare le ragioni di questi rincari che, secondo le denunce di alcune associazioni dei consumatori, costeranno alle famiglie italiane un esborso extra di circa 100 euro su base annua. E i chiarimenti che Besseghini fornirà non potranno non essere quelli che, la stessa Authority, ha evidenziato quando ha deciso il rincaro delle tariffe. Vediamo di cosa si tratta.
Il primo elemento che ha contribuito in maniera rilevante a far scattare gli aumenti delle bollette energetiche degli italiani è legato al costo delle materie prime energetiche, che da qualche tempo è letteralmente schizzato verso l’alto.
Il petrolio infatti ha raggiunto in Europa una quotazione pari a 80 dollari al barile, un valore nettamente superiore ai 50 dollari che si registravano a ottobre dell’anno scorso. Una tendenza, questa rialzista, che però ha riguardato in maniera rilevante anche il gas, le cui quotazioni ormai hanno raggiunti livelli superiori anche del 50% a quelle registrate un anno fa.
Se a questo scenario si aggiunge il particolare che nel nostro Paese una buona quota di energia elettrica viene prodotta in centrali che utilizzano proprio petrolio e gas, si capisce perché il loro incremento di prezzo si rifletta in modo così diretto sul costo delle nostre bollette energetiche casalinghe.
Ma a influire sulla decisione dell’Authority dell’energia di innalzare le tariffe di luce e gas, ha concorso anche il fenomeno della sempre più evidente scarsezza sul mercato del cosiddetto Gas naturale liquido (Gnl).
Si tratta di quel particolare tipo di gas che, ridotto in forma liquida, viene trasportato via mare, raggiungendo i rigassificatori dove, riportato allo stato gassoso, viene immesso nelle reti distributive nazionali. Ebbene, in questi ultimi tempi, si è registrata una forte richiesta di Gnl da parte dei mercati asiatici.
Un fenomeno che non solo ha causato un’impennata dei prezzi di circa il 22% rispetto al secondo trimestre 2018, ma ha prodotto anche una carenza di materia prima sul mercato, rendendo più difficili gli approvvigionamenti dell’Europa.
Un deciso contributo all’incremento delle tariffe energetiche, soprattutto della correnete elettrica in questo caso, è arrivato poi anche dalla situazione che si è venuta a creare quest’estate intorno agli impianti nucleari francesi.
A causa delle siccità infatti, poco meno della metà delle 56 centrali nucleari presenti Oltralpe, è dovuta rimanere spenta, perché mancava appunto l’acqua necessaria alle essenziali operazioni di raffreddamento dei reattori.
Questa circostanza ha fatto sì che una parte di quel 10 % di energia elettrica che l’Italia importa dalla Francia ogni anno, in ragione di costi più bassi, è venuta meno, costringendo il nostro Paese ad utilizzare forme di approvvigionamento economicamente meno vantaggiose.