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Economia

L'Australia cerca cuochi, muratori e piastrellisti

L'Australia è alla disperata ricerca di cuochi, muratori e piastrellisti, e non riuscendo a soddisfare la domanda interna in queste tre categorie ha deciso di modificare alcune tipologie di visto per permettere agli stranieri di entrare nel paese senza dover ricorrere alla sponsorizzazione di un ipotetico futuro datore di lavoro.  

A dire la verità, la nuova proposta del governo non è piaciuta ai sindacati, che hanno osservato che in tutti i settori capitano momenti in cui è più difficile trovare forza lavoro specializzata, e non necessariamente bisogna modificare le politiche nazionali in materia di visto per risolvere quelle che andrebbero trattate come oscillazioni fisiologiche e temporanee dell'offerta di lavoro.

Dal punto di vista di Canberra, invece, l'esecutivo dovrebbe fare di tutto per evitare che le aziende si ritrovino nella condizione di non poter produrre o garantire taluni servizi ai ritmi che il mercato permetterebbe solo perché faticano a trovare il personale di cui hanno bisogno. Ricordando che un'azienda che si ritrova costretta a chiudere perché non riesce a trovare le persone giuste da assumere è un'azienda che non da lavoro a nessuno, australiani inclusi.

I numeri sono dalla parte del governo: in queste tre categorie il tasso di occupazione è quattro volte superiore alla media nazionale; la carenza di cuochi è stabile da dieci anni, mentre la domanda di muratori e piastrellisti dovrebbe aumentare, rispettivamente, del 13,4 e del 17,3 per cento nei prossimi tre anni. 

Dal primo luglio, cuochi, muratori e piastrellisti potranno richiedere uno skilled visa per entrare nel paese, ottenendo quindi un visto permanente (con tutti i diritti da "normale cittadino" ad esso associati) ancora prima di atterrare in Australia. I visto per lavoratori specializzati copre poco meno di 200 categorie, tra le quali spiccano insegnanti, chirurghi con varie specializzazioni, macchinisti, medici, ostetriche e avvocati, ed è davvero il visto più adatto per entrare in questo paese con l'obiettivo di costruirsi un futuro migliore dall'altra parte del mondo. 

Per tenere a bada le ire dei sindacati, che non perdono occasione per sottolineare come Canberra non sia per niente interessata a tutelare diritti e opportunità della forza lavoro nazionale, la necessità per le aziende di fare in modo che la quota dei lavoratori stranieri da essa impiegati non superi il 6 per cento del numero complessivo di impiegati è stata confermata. Solo nella ristorazione questa quota, sempre a partire dal 1 luglio, verrà ridotta al 3 per cento. Essenzialmente perché si ritiene che la presenza di stranieri nel settore sia cruciale per il successo e l'espansione dello stesso.

Per chi fosse interessato, la prima cosa da fare è quella di palesare il proprio interesse verso questo tipo di posizioni con quella che gli australiani chiamano Expression of Interest (EOI, letteralmente espressione di interesse), tramite il sito SkillSelect. Il visto in questione si chiama Skilled Independent visa (subclass 189) , che per gli italiani (e non solo) è da oggi ancora più vantaggioso non solo perché è aumentato il numero di qualifiche da esso coperte, ma anche perché richiede un livello di inglese at least competent, non perfetto. E il buon senso ci porterebbe a ipotizzare che la conoscenza dell'inglese potrebbe iniziare ad essere testata diversamente a seconda che il candidato sia un aspirante chirurgo vascolare (che di certo non può permettersi di non conoscere la lingua di collaboratori e pazienti) o un cuoco.

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