Auto 2024, l'anno dell'elettrico all'italiana

La domanda che costruttori e concessionari si pongono è se il capitale messo a disposizione dal governo per gli incentivi all'acquisto di veicoli meno inquinanti, quasi un miliardo, riuscirà a smuovere il mercato dell'automotive italiano, soprattutto quello dei mezzi elettrici che non va oltre il 4% del totale. Gli automobilisti che vorrebbero cambiare autovettura, al contrario, si chiedono se accedere ai nuovi incentivi sarà cosa semplice oppure se serviranno scartoffie d'ogni tipo, a cominciare dalla certificazione Isee. Il governo Meloni ha approvato gli incentivi, ma difficile eavere certezze prima di metà gennaio, anche se stando alle bozze del provvedimento circolate nei giorni scorsi, nei casi favorevoli si potrà fruire di sconti che arrivano a 13.000 euro. E certamente l'aver ricompreso nelle agevolazioni anche le auto ibride plug-in e tutte le altre forme di alimentazione potrà essere d'incoraggiamento per chi fino a oggi era indeciso. Il meccanismo pare essere questo: più l'auto che viene dismessa è vecchia, meno guadagna il proprietario, più incentivi riceve. E nel caso di una Euro 0-1 o 2 rottamata per una elettrica, sotto i 30.000 euro di Isee, si arriva a 13.250 euro. Se il reddito è superiore ci si ferma a 11.000 per auto a batterie, a 8.000 per le plug-in e poi a 3.000 per benzina e diesel Euro 6B. Rottamando una Euro 4, i bonus vanno da 1.500 euro per le benzina e diesel nuove, fino a 11.250 per le elettriche se l'Isee è ridotto.

Quanto alle nuove auto a batteria, nei prossimi dodici mesi assisteremo a un ampliamento dell'offerta nel segmento delle utilitarie, finora rimaste ai margini dell'elettrificazione a causa dei ridotti margini che garantiscono ai costruttori rispetto ai modelli più grandi e lussuosi.

Se l'Europa ha avuto troppa fretta di imporre l'elettrificazione, altrettanta fretta eccessiva hanno avuto le case costruttrici nel voler ampliare i margini di guadagno. E si sa, più lussuosa è l'auto, più c'è margine.

L'idea espressa ieri dal ministro Adolfo Urso alla testata “Il Messaggero” è chiara: “Uno dei nostri obiettivi è la rottamazione delle auto più inquinanti, le euro 0 fino a euro 3, con risorse destinate alle famiglie a reddito basso, prevalentemente orientate su modelli realizzati negli stabilimenti italiani, per aumentare la produzione nazionale”. Questo è il punto fondamentale: per mettere al sicuro la filiera nazionale dell'indotto dell'automotive occorrerebbe produrre nello Stivale almeno un milione di vetture, ma sommando la produzione degli stabilimenti nostrani, dalle vetture utilitarie alle supercar, attualmente non si superano le 500.000 unità. Per questo motivo il ministro Urso ha specificato che ci tra i fondi previsti dalla legge di bilancio e quelli del Pnrr ci saranno anche 3,5 miliardi da utilizzare per creare contratti di sviluppo.

La buona notizia per chi deve scegliere a breve è che i prossimi 15 mesi vedranno l'arrivo di vetture elettriche più “cittadine” e anche molto attese, tra tutte la Fiat Panda Centoventi, la Citroen eC3, la Dacia B-Crossover o la Hyunday Casper e la Lancia Y, modelli che se saranno supportati da politiche commerciali adeguate non potranno che avere successo. Tutti gli altri modelli, dalle Alfa Romeo alle Zeekr, se messe in correlazione con le dichiarazioni dei redditi degli italiani restano ancora difficilmente raggiungibili. Lasciateci però togliere un sassolino dalla scarpa. E' ipocrita chi sostiene che gli italiani non cambiano l'auto termica con una elettrica per ragioni “culturali”. Si metta il cuore in pace, non si tratta affatto di mancanza di cultura – quanto a motori gli italiani ne sanno parecchio - né di nostalgia del rombo di cilindri e pistoni, ma del fatto che soltanto pochi possono permettersi di pagare molto di più una vettura che garantisce loro meno libertà di quella precedente, specialmente in un territorio dall'orografia estremamente variabile. Inutile girarci attorno, chi deve affrontare salite sa perfettamente che una ibrida media arranca arrivando a emettere più inquinanti di una termica di maggiore cilindrata.

Gli italiani hanno invece dimostrato di conoscere bene la differenza tra un costo che è salito troppo e un valore effettivo che è sceso parecchio. Non è neppure un problema di colonnine per la ricarica, che sono ormai numerose, ma proprio di un sistema che mal si adatta a chi vive in un condominio, ovvero 45 milioni di italiani su una popolazione di oltre 59 milioni. Ma anche all'estero il gioco si è fatto duro: all'inizio di dicembre la Germania, che produce 3,4 milioni di vetture l'anno, e in questo è la prima nazione in Europa, ha deciso che saranno le case e non lo Stato a garantire gli incentivi. Dunque per l'automotive il 2024 potrebbe essere l'anno della verità, o almeno quello in cui l'elettrico comincia ad avvicinarsi alla realtà economica italiana. Infine, quanto ai cinesi, è certamente un bene rendersi meno dipendenti da Pechino per le batterie, ma non esiste un solo modello di auto in commercio che abbia a bordo soltanto componentistica europea. Facciamocene una ragione.

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