Tecnologia
February 07 2014
Provate a immaginarvi questo scenario:
Uscite di casa la mattina, camminate fino al vialone principale, estraete il vostro smartphone e aprite l’applicazione Trasporto Pubblico. Nel giro di pochi secondi un auto senza pilota si ferma davanti a voi, la portiera si apre, dentro ci sono quattro passeggeri e un sedile vuoto. Entrate e vi allacciate la cintura, ma difficilmente vi servirà, perché nella strada da casa vostra al lavoro l’auto procederà a una velocità di crociera di poco inferiore ai 50 chilometri orari, e come essa tutte le auto intorno a voi. Se poteste vedere la scena a volo di piccione, vedreste delle auto che si muovono senza sbalzi, senza formare code e soprattutto senza mai nemmeno rischiare di sfiorarsi.
Quello che sembra uno scenario futuristico remoto è in realtà in procinto di realizzarsi. In questi giorni, infatti, il Dipartimento dei Trasporti statunitense ha annunciato di stare lavorando per accelerare l’introduzione nei veicoli leggeri di una nuova tecnologia di sicurezza automobilistica nota come V2V (Vehicle To Vehicle Communication Tecnology), che consentirebbe alle diverse automobili di comunicare tra di loro in modo da minimizzare il rischio di collisioni.
Secondo le stime, un dispositivo V2V andrebbe ad aggiungere poche centinaia di dollari al costo di listino della vettura, e consentirebbe ai veicoli di comunicare la propria posizione e la propria velocità alle altre vetture a un ritmo di 10 volte al secondo. Il tutto senza bisogno di sensori aggiuntivi o telecamere di sorta, il sistema si appoggia infatti ai dati raccolti dal GPS.
In un futuro in cui la maggior parte dei veicoli sarà dotata di questa tecnologia (perché si diffonda a dovere potrebbero volerci altri 15 anni), un’automobile sarebbe in grado di comunicare a quella dietro di essa la presenza di una vettura ferma in corsia, l’arrivo di un pirata della strada che ha bruciato un semaforo o la presenza di un terzo veicolo in un punto morto non inquadrabile dagli specchietti.
Per ora questo sistema è stato testato su oltre 3000 veicoli e ha coinvolto alcune tra le aziende più importanti del settore (tra cui BMW, Ford e Toyoya). Si tratta di un passo in avanti interessante che tuttavia potrebbe rappresentare poco più di un ponte verso qualcosa di assai più ambizioso: un futuro in cui iltraffico verrà eliminato grazie all’introduzione di veicoli autonomi. La quantità di energie (e quattrini) che Google sta riversando nel suo progetto Self-driving Car , dimostra che i tempi sono già maturi per tratteggiare un simile scenario. Introducendo sul manto stradale veicoli in grado di muoversi autonomamente a seconda della necessità dei pendolari, il trasporto pubblico come lo conosciamo potrebbe scomparire per sempre . Come potrebbe scomparire il problema parcheggi, e con esso le multe per divieto di sosta. Del resto, pensateci, se in una metropoli quasi tutti si muovessero utilizzando il trasporto autonomo, non ci sarebbero centinaia di auto che rimangono intere giornate ad arruginire in un parcheggio aziendale.
Volendo fare un ulteriore passo in avanti, un’altra prospettiva sarà l’eliminazione del traffico, degli incidenti e di tutto quel corollario di ritardi e occasioni perse che ingessano le attuali metropoli. Da diversi anni alcune tra le più importanti case automobilistiche stanno concentrando le proprie energie su algoritmi capaci di gestire la mole di veicoli che intasa ogni mattina e ogni sera le tangenziali, per rendere il traffico costantemente scorrevole.
Ed è qui che torna in scena la tecnologia V2V. Perché una cosa è certa: se davvero lo scenario tratteggiato a inizio articolo è destinato a concretizzarsi, il primo passo sarà fare in modo che le automobili imparino a comunicare tra di loro.