Economia
November 09 2022
Tornano ad accumularsi nubi del futuro dell’industria automobilistica mondiale e soprattutto europea. Se fino ad ora le grandi case erano riuscite a chiudere i bilanci con grandi utili sfruttando da un lato la leva del prezzo in un mercato con scarsità di prodotto e dall’altro scaricando i costi delle materie prime sui fornitori, con la prospettiva di vedere la domanda ripartire, ora la situazione sta nuovamente cambiando: le quotazioni delle materie prime sono in calo ma sono esplose quelle dell’energia, i fornitori iniziano a far pesare i costi sostenuti in passato e infine la domanda non sembra aver alcuna intenzione di recuperare rapidamente il terreno perduto.
È questo in estrema sintesi il quando che emerge dall’ultimo aggiornamento del Global Automotive Outlook presentato mercoledì 9 novembre dalla società di consulenza AlixPartners. Come ha sottolineato Dario Duse, Country Leader Italia di AlixPartners, “il contesto generale di mercato si è complicato ulteriormente alla luce delle prospettive di recessione, con un indebolimento della domanda che potrebbe rendere complesso difendere i livelli di profittabilità record dei costruttori. La parziale riduzione dei costi delle materie prime rispetto al picco di marzo 2022 (-38%) è tuttavia parzialmente vanificato dal contemporaneo aumento di circa 500€ a veicolo derivante dall’aumento recente del costo dell’energia: la tensione sui costi e sulla loro redistribuzione nella catena di fornitura rimangono centrali per l’industria”.
Gli analisti di AlixPartners prevedono che a livello mondiale quest’anno saranno venduti 78 milioni tra auto e veicoli commerciali leggeri contro i 90 milioni del 2019. E solo nel 2025 il mercato dovrebbe recuperare i livelli pre-Covid a 93 milioni di veicoli. Di questi 93 milioni di vetture più di un terzo verranno venduti in Cina che si conferma primo mercato mondiale (nel 2019 la sua quota era pari al 28%).
Per quanto riguarda l’Europa, il 2022, anno che doveva segnare il rimbalzo delle vendite, si è rivelato una grande delusione a causa della guerra e delle strozzature nelle catene di fornitura: le previsioni di AlixPartners indicano in 15 milioni il totale di veicoli venduti quest’anno in calo dell’11% rispetto al 2021 e del 27% rispetto al 2019. E il futuro non sembra brillante: ci si aspetta un lento recupero delle immatricolazioni per arrivare nel 2025 a 17,7 milioni di vetture, distante comunque del 15% dagli oltre 20 milioni del 2019.
Situazione simile per l’Italia dove AlixPartners vede per il 2022 un mercato da appena 1,3-1,4 milioni di veicoli, contro i 2,1 milioni del 2019, con una leggera risalita fino a 1,6 milioni nel 2025 e 2026. Nel nostro mercato aumenta intanto la presenza dei produttori cinesi e coreani con una quota del 6,6% a settembre.
Sul fronte delle materie prime, fino al 2020 il costo del loro contenuto in un’auto media viaggiava intorno ai 1.400 dollari. Poi c’è stata l’impennata delle quotazioni fino a quasi 3 mila dollari, più che un raddoppio, assorbito in gran parte dai fornitori. Poi, dal marzo del 2022, anche in funzione dell’attesa recessione e del generalizzato calo della produzione industriale, si è registrata una riduzione del costo delle materie prime contenute in un veicolo del 38% rispetto al picco di marzo 2022 a quota 1851 dollari, ma comunque ancora molto superiore (di circa 370 dollari) rispetto ai valori medi del 2020. Per le materie prime necessarie per la produzione di un veicolo a elettrico a batteria, la diminuzione dei costi tra marzo e settembre 2022 è significativamente inferiore e limitata al 26%, rimanendo di gran lunga superiore ai valori medi del 2020.
Il problema è che nel frattempo sono aumentati i prezzi dell’energia e così i relativi costi per veicolo sono cresciuti di 500 dollari nel 2022. In pratica, oggi su un’auto media materie prime ed energia fanno lievitare i costi di produzione di oltre 850 dollari rispetto al 2020. Paolo Pucino, director di AlixPartners, ha spiegato che “nella prospettiva del consumatore, l’aumento dei costi energetici allontana ancora di più la percorrenza necessaria per arrivare a un sostanziale pareggio tra vetture tradizionali ed elettriche: con i valori attuali del costo dell’energia, sono necessari circa 400 mila km per pareggiare il maggiore costo di acquisto; tale valore scende a circa 280 mila km considerando gli attuali incentivi, evidenziando ancora una volta la rilevanza degli aiuti di Stato come strumento fondamentale di supporto alla penetrazione delle vetture a batteria”.