I libri più belli del 2012: 5 autobiografie di grandi scrittori

.."Neanche Stephen Dedalus era Joyce, e Herzog non era Bellow, e Zuckermann non era Roth, e Marcel non era Proust. Gli scrittori sono come matador che danzano a stretto contatto con il toro, intrecciando un rapporto complesso tra autobiografia e narrazione e riuscendo sempre a creare dei personaggi più interessanti di quanto lo siano loro". (Salman Rushdie, Joseph Anton, Mondadori, 2012)

Chissà se quest'affermazione di Salman Rushdie è vera fino in fondo. Senz'altro è vero che agli scrittori piace parlare di sé, tanto che il genere dell'autobiografia e del memoir offre sempre nuovi titoli da scoprire. Il 2012 è stato generoso nel regalare belle pagine ai lettori. Quelle che seguono sono cinque autobiografie "di quelle che restano": molto diverse tra loro, di autori viventi o pubblicate postume, tutte da non perdere.

Joseph Anton, di Salman Rushdie (Mondadori) - La storia di Rushdie inizia il 14 febbraio 1989, quando scopre di essere stato condannato a morte dall'ayatollah Khomeini per aver scritto i Versi satanici. Da quel giorno niente sarà più come prima. L'autore ricostruisce la sua vita in terza persona, come se stesse parlando di un altro. Dimensione privata e storia sullo sfondo si intrecciano, facendo emergere un Rushdie intimo, mai borioso e che riflette su come la vita forgi e plasmi ogni individuo. Non lasciatevi intimorire dalla mole delle 649 pagine: un volta iniziata la lettura, non ci farete più caso.

Diario d'inverno, di Paul Auster (Einaudi) - "Tra un mese compirai sessantaquattro anni, e anche se non sei così avanti con gli anni, da poterti definire vecchio, non puoi fare a meno di pensare a tutti quelli che alla tua età non ci sono arrivati. E' un esempio delle varie cose che non avrebbero mai potuto succedere, e invece sono successe". Paul Auster dialoga con se stesso sull'uscio dell'inverno della vita. Un' autobiografia malinconica, in cui l'autore guarda a tutto il cammino che ha percorso senza mai parlare di sé come scrittore, ma solo come un uomo ormai anziano che è giunto all'ora della verità. Un libro introspettivo e rivelatore, come solo lo stile di Auster sa essere.

Hitch 22, Le mie memorie, di Christopher Hitchens (Einaudi) - Hitchens era uno che combatteva sul serio, contro tutte le convenzioni. Combatte anche nel raccontarsi in questa autobiografia, scritta prima di scoprire che presto un male incurabile lo avrebbe portato via (anche se poi avrebbe aggiunto una prefazione in cui parla della sua malattia). Non si rivolge a se stesso con un "gli" o con un "tu", ma con l'"io" più sfrenato che lo ha caratterizzato per tutta la vita. Tracciando ritratti - spesso al vetriolo, ma sempre perfetti - dei personaggi che ha incontrato.

Una specie di solitudine, I diari, di John Cheever(Feltrinelli) - Il Čechov americano, come spesso è stato definito il grande narratore di Manhattan scomparso nel 1982, torna a farsi vivo con i suoi diari, pubblicati quest'anno. Le riflessioni di Cheever vanno dai primi anni Quaranta ai giorni della morte rivelando un uomo straordinario, che riesce a vivere ogni istante, anche il più banale, come un momento unico. Leggerlo fa riconciliare con se stessi e fa venire un'incontenibile voglia di scoprire i suoi libri se non lo si è ancora fatto.

Sono nato in America... Interviste 1951-1985, di Italo Calvino (Mondadori) - Chissà se Calvino si sarebbe raccontato così. Le 101 interviste pubblicate in questo libro costruiscono una sorta di sua "biografia in progress" e sono un bel regalo per tutti gli appassionati delle opere del grande autore. Ci sono le sue idee, la sua visione della letteratura e la sua grande capacità di capire l'animo umano. Come lo definisce Mario Berenghi, che ne ha curato la pubblicazione, questo libro è "un’autopresentazione simile a un prisma rotante che prende forma davanti ai nostri occhi, senza mai consentire una visione completa e stabilizzata".

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