Economia
December 18 2014
Buone notizie per gli autonomi arrivano dalla legge di stabilità. Un emendamento presentato dal relatore alla manovra, il senatore del Pd Giorgio Santini, prevede infatti l’istituzione di un credito d’imposta del 10% per le imprese senza dipendenti. Ovviamente non si tratta ancora di una misura approvata in via definitiva. Il testo di quella che una volta si chiamava legge finanziaria, passerà infatti proprio oggi all’esame dell’Aula di Palazzo Madama, dopo una turbolenta gestione in Commissione Bilancio.
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In questa sede infatti non è stato possibile esaminare fino in fondo tutti gli emendamenti proposti per i tempi troppo ristretti concessi, e così il testo della legge, per la quale il governo ha richiesto un’accelerazione sulla via dell’approvazione, passerà all’Aula come una sorta di documento aperto, sul quale eventualmente incidere con ulteriori modifiche. E proprio per evitare che a Palazzo Madama si perda altro tempo, l’esecutivo ha deciso di elaborare un maxi-emendamento che riprenderà tutte le modifiche richieste e ritenute accettabili dal governo. Tra l’altro sul provvedimento in questione l’esecutivo sarebbe intenzionato a chiedere il voto di fiducia proprio per abbreviare ulteriormente i tempi di approvazione definitiva.
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Per quanto concerne le piccole imprese senza dipendenti, c’è dunque alle viste il credito d’imposta sopra ricordato che dovrebbe raccogliere il favore del governo. Si tratta tra l’altro di una misura di grosso impatto economico perché interesserà circa 1,4 milioni di autonomi. Stiamo parlando di tutte quelle micro-imprese che non avendo dipendenti, non possono dedurre dall’Irap il costo del lavoro e sarebbero dunque penalizzate dall’aumento dell’aliquota Irap dal 3,5% al 3,9% previsto dalla stessa legge di stabilità.
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Da qui l’idea di prevedere per loro uno sconto preventivo sotto forma di un credito d’imposta pari appunto al 10%. Un provvedimento che secondo la relazione tecnica che accompagna l’emendamento stesso, dovrebbe costare in termini di gettito circa 163 milioni di euro dal 2016. Sempre che, ovviamente, arrivi il via libera definitivo dell’Aula del Senato.