Avetrana, stop alla messa in onda della serie sull'omicidio di Sarah Scazzi

Stop alla messa in onda di Avetrana – Qui non è Hollywood, la serie che racconta del brutale omicidio di Sarah Scazzi, avvenuto il 26 agosto 2010 per mano dalla zia Cosima e dalla cugina Sabrina, per una banale gelosia. Le due stanno scontando l'ergastolo (fine pena mai), mentre lo zio Michele Misseri ha scontato otto anni per occultamento di cadavere e, nel febbraio scorso, è stato scarcerato.

Dopo le polemiche, il caos mediatico e le critiche da parte del pubblico di essere un prodotto seriale “di cattivo gusto”, la serie - già presentata in anteprima al Festival del Cinema di Roma - doveva debuttare il 25 ottobre, ma la sua uscita su Disney+ è stata temporaneamente sospesa.

A deciderlo è stato il tribunale di Taranto con un provvedimento di sospensione cautelare che non permetterà alla piattaforma di streaming di distribuire i 4 episodi della serie italiana diretta da Pippo Mezzapesa e scritta dallo stesso Mezzapesa insieme ad Antonella W. Gaeta, Davide Serino, Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni. Il tribunale ha infatti accolto la richiesta del sindaco di Avetrana, Antonio lazzi, che ha sollecitato la sospensione immediata della serie per «tutelare l’immagine della cittadina pugliese». Con i suoi avvocati Fabio Saponaro, Stefano Bardaro e Luca Bardaro, il primo cittadino ha presentato un ricorso d’urgenza ex articolo 700 al tribunale, e il giudice Antonio Attanasio l’ha accolto: il 5 novembre è in programma l’udienza di comparizione delle parti.

Solo qualche giorno fa il sindaco lazzi aveva pubblicato una nota: «La stessa comunità ha da sempre cercato di allontanare da sé i tanti pregiudizi dettati dall’omicidio, dal momento che la tragedia destò sgomento nella collettività, interessata da una imponente risonanza mediatica, che stimolò l’ente a costituirsi parte civile nel processo penale a carico di Michele Misseri, fino alla condanna degli imputati al risarcimento del danno all’immagine in favore del Comune di Avetrana per una serie di riflessi negativi sulla collettività». E ancora: «La messa in onda del prodotto cinematografico rischia invece di determinare un ulteriore attentato ai diritti della personalità dell’ente comunale, accentuando il pregiudizio che il titolo già lascia presagire nel catapultare l’attenzione dell’utente sul territorio più che sul caso di cronaca».

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