La Valanga Azzurra a Sochi 2014

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Matteo Marsaglia

Se potesse lanciarsi in discesa libera con indosso solo un paio di boxer, lo sci maschile subirebbe un’impennata di follower donne in 8 secondi netti. Capelli scompigliati, sorriso ammiccante e un paio di sci che filano dritti verso le Olimpiadi, Matteo Marsaglia ha un fisico da copertina che lo ha reso testimonial, insieme a Manfred Moelgg e Christof Innerhofer, della campagna invernale di un famoso marchio di intimo di moda. Il belloccio romano sogna di entrare a far parte dell’olimpo dei velocisti italiani, un po’
come Alberto Tomba.


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Omar Visintin

Entrando in una delle loro camere d’albergo ci si rende conto che, anche se hanno una precisione millimetrica nello stare in equilibrio a più di 90 chilometri orari su un filo di lama, hanno pur sempre vent’anni. «Facciamo un po’di casino, è vero, ma quando siamo in pista ci scanniamo. Per i maschi ci sono solo quattro posti, noi siamo in sette» racconta Omar Visintin, altoatesino, classe ’89, già confermato nel team di snowboard cross, che insieme con Luca Matteotti, Tommaso Leoni, Raffaella Brutto e Michela Moioli a Sochi si lancerà a valanga sui 1.300 metri di pista con 210 metri di dislivello. Più talento o più grinta? «Il talento ti serve per farti vedere. Poi, per rimanere in pista, devi essere anche un po’ guerriero e far cadere gli altri».


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Dorothea Wierer

Nel biathlon la parte che fa la differenza sul risultato finale è il tiro a segno. E le ragazze della Nazionale italiana si difendono benone, a suon di carabina. Talento nel tiro in piedi a 50 metri, la bella ventitreenne dagli occhi verdi, Dorothea Wierer, insieme con Nicole Gontier, Michela Ponza e Karin Oberhofer, ha conquistato lo scorso febbraio la prima storica medaglia di bronzo, nella staffetta 4X6, ai Mondiali di Nove Mesto in Repubblica Ceca. E a Sochi ci riprovano.


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Dominik Fischnaller

Sfrecciando a 131 chilometri orari in un halfpipe di ghiaccio a bordo del suo slittino monoposto, ha conquistato la prima vittoria in Coppa del mondo a soli vent’anni. E così la storia si ripete. Sulla stessa pista, quella di Lillehammer, sede delle Olimpiadi del ’94, il nostro portabandiera di Sochi14, Armin Zoeggeler (quarant’anni a gennaio), vinse la sua prima medaglia olimpica. Anche lui aveva vent’anni. Felice di essere probabilmente il suo erede, o addirittura un suo clone ancora in un corpo da adolescente, Dominik è il futuro dello slittino italiano.


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Dominik Paris

Forse non è un adone da far sfilare in passerella come il suo compagno di squadra Marsaglia, ma è lui il vero uomo jet della discesa libera. Dominik Paris ha un passato tormentato: nel 2007 ha confessato di aver trascorso tre mesi in una malga a curare mucche per rimettere a posto la sua testa e il suo corpo. A quell’epoca sfiorava i 110 chili per colpa di una certa simpatia verso l’alcol. Poi, oltre a una varicella e a una brutta caduta in allenamento che l’ha costretto a operarsi alla spalla, «Domme» ha dovuto affrontare anche la perdita del fratello René. Ma il suo sorriso vincente è tornato a splendere già pochi giorni fa con la sua vittoria a Lake Louise in Canada, ottimo biglietto da visita da presentare al cancelletto di partenza di Sochi.


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