B-52 "Stratortress", dalla Guerra Fredda alla crisi israelo-iraniana

Quella di inviare i B-52 Stratofortress in Medioriente dopo averli ritirati da quello scenario nel 2019 è una mossa che la politica e la Difesa americane hanno fatto per diversi motivi. Certamente c’è quello voler scoraggiare l'Iran e i suoi alleati dall’intraprendere azioni d’attacco che porterebbero gli Usa ad aiutare Israele scaricando un potenziale distruttivo enorme; ma c’è anche quello industriale, poiché i sei bombardieri rischierati sono parte di quelli semi-ammodernati durante il programma che permetterà di mantenerli in servizio fino al 2060, praticamente avvicinando questo grande aeroplano, creato negli anni Sessanta, al traguardo di un secolo di operazioni. Non soltanto: per proteggerli e integrarne l’efficacia, l’Usaf ha inviato in Qatar anche uno stormo di caccia multiruolo F-15E Strike Eagle e tre aerocisterne per il rifornimento aereo, necessarie per supportare tutti i velivoli.

Infine, c’è l’aspetto tattico che giustifica tutto prima d’ogni altra cosa: occorre lasciare il tempo di arrivare al gruppo d'attacco costituito dalla portaerei Uss Abraham Lincoln, proveniente dallo scenario asiatico-pacifico dove si trovava. Tale flotta include navi da guerra in grado di abbattere missili balistici, come è stato dimostrato nell’aprile di quest’anno, quando erano avvenuti i primi attacchi verso Israele. Il capo ufficio stampa del Pentagono, il maggiore generale dell'aeronautica militare Patrick S. Ryder, in una dichiarazione del primo novembre ha affermato: «Questi movimenti dimostrano la natura flessibile della posizione di difesa globale degli Stati Uniti e la nostra capacità di schierarsi in tutto il mondo con breve preavviso per far fronte alle crescenti minacce alla sicurezza nazionale». Mentre è noto che i B-52 provengono dal quinto Bomb Wing basato a Minot, nel Nord Dakota, le basi di rischieramento potranno essere diverse e non sono state dichiarate, anche se l’atterraggio del gruppo è avvenuto presso l’aeroporto di Al Udeid, in Qatar, venerdì scorso, ovvero dove i grandi bombardieri erano ospitati precedentemente poiché le caratteristiche della pista – lunghezza e resistenza al peso - ne consentono le operazioni. I B-52 fanno quindi parte di uno schieramento più ampio che tende a rafforzare la presenza militare statunitense nel caso in cui il conflitto tra Iran e Israele dovesse mutare dall’essere del tipo a “bassa intensità” verso uno scorso diretto e massiccio volto a far cadere il regime attuale.

Nel frattempo, un nuovo squadrone di F-16, il 480th Fighter Squadron della base aerea di Spangdahlem, in Germania, è arrivato in Medioriente alla fine di ottobre, seguito dai rifornitori Kc-46 Pegasus schierati all’inizio del mese scorso. Il Segretario alla Difesa Lloyd J. Austin ha dichiarato di aver preso la decisione sui B-52 e altri asset «in linea con gli impegni per la protezione dei cittadini e delle forze statunitensi in Medioriente, la difesa di Israele e la de-escalation attraverso deterrenza e diplomazia», chiarendo inoltre che se l'Iran, i suoi partner o i suoi delegati dovessero usare questo momento per colpire il personale o gli interessi americani nella regione, gli Stati Uniti adotteranno ogni misura necessaria per difendere i propri cittadini.

In attesa dell’entrata in servizio del nuovo bombardiere B-21 (annunciato nel 2011, primo volo nel 2023, schieramento entro il 2027), gli Stratofortress, risalenti agli anni Sessanta e alle missioni di allerta nucleare che venivano effettuate durante la Guerra Fredda, sono gli stessi che tornarono in azione per condurre gli attacchi di precisione contro i talebani. Si pensi che il primo volo del prototipo risale al 15 aprile 1952. Per questo vengono considerati il cavallo di battaglia della flotta di bombardieri dell’Usaf, che due anni fa aveva chiesto una revisione al rialzo dei budget per la loro manutenzione per la cifra record di 48 miliardi di dollari, al fine di mantenerli operativi per altri 30 o 40 anni.

Il 30 luglio scorso, il generale di brigata Erik Quigley, direttore l'ufficio esecutivo del programma B-52 dell'Usaf, durante una conferenza aveva dichiarato: «Completare quegli aggiornamenti è una missione senza possibilità di fallimento», tuttavia, due elementi critici dello sforzo di modernizzazione hanno accumulato ritardi significativi e aumenti dei costi. Il primo, denominato B-52 Radar Modernization Program (modernizzazione del sistema radar), ha visto la sua stima dei costi crescere da 2,3 miliardi di dollari nel 2021 a 3,3 miliardi di dollari a marzo 2024, con il coinvolgimento del gigante dell'industria della difesa RTX Corporation (la vecchia Raytheon) nel tentativo di accelerare i tempi. Un secondo intervento tecnico, denominato Commercial Engine Replacement Program (sostituzione dei motori con esemplari provenienti dal mercato dell’aviazione commerciale), è in ritardo di tre anni rispetto alla tabella di marcia ed è aumentato di 2,5 miliardi di dollari, portando la cifra da 12,5 a 15 miliardi di dollari. Per l’integrazione sugli aeromobili di entrambi i programmi l'Air Force sta lavorando con Boeing, e stante la situazione travagliata del colosso industriale statunitense, le ultime proiezioni potrebbero cambiare ancora.

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