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May 06 2024
Le baby gang, rappresentano una realtà sempre più diffusa in Italia. Questi gruppi, composti principalmente da adolescenti, si manifestano attraverso comportamenti violenti e atti criminali che spesso colpiscono coetanei. Le cause alla base di questo fenomeno spesso risiedono in contesti familiari o sociali di disagio e mancanza di integrazione, piuttosto che in legami diretti con la criminalità organizzata.
Uno studio significativo che ha analizzato questa problematica è "Le gang giovanili in Italia", condotto da Transcrime, il centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale delle università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Alma Mater Studiorum di Bologna e dell'Università degli Studi di Perugia. Questo studio, basato su dati raccolti con la collaborazione del Servizio analisi criminale della Polizia criminale del dipartimento della Pubblica Sicurezza del ministero dell'Interno e del dipartimento di Giustizia minorile del ministero della Giustizia, fornisce una mappatura approfondita del fenomeno delle bande giovanili a livello nazionale.
L'identikit delle baby gang dipinge un quadro variegato di gruppi diffusi in tutte le regioni italiane, con una leggera prevalenza nel Centro-Nord. Di solito composti da circa dieci ragazzi con un'età compresa tra i 15 e i 17 anni.Le vittime di queste bande sono spesso coetanei e gli atti criminali da loro compiuti possono variare da episodi di bullismo e disturbo della quiete pubblica fino a reati più gravi come il traffico di stupefacenti e le rapine. Lo studio di Transcrime individua quattro macro-modelli di bande giovanili, che differiscono per caratteristiche socio-anagrafiche, attività sui social e gravità dei reati commessi. Questi modelli includono bande con una struttura informale e violente, gruppi con legami con organizzazioni criminali italiane, bande ispirate a organizzazioni o gang estere e gruppi con una struttura definita ma senza legami con altre organizzazioni criminali.Il più diffuso sui territori è quello caratterizzato dalla mancanza di organizzazione verticistica, composto in maggioranza da ragazzi minorenni italiani tra i 15 e i 17 anni, che infieriscono su coetanei. Traffico di droga, estorsioni, rapine, in case o locali pubblici, sono invece reati, di altra gravità, commessi da un secondo tipo di gang, più diffusa nelle regioni del Sud Italia, che si ispira a o ha legami con organizzazioni criminali strutturate.
Più diffuso nel centro-Nord è invece un terzo tipo di banda giovanile che si ispira a gang criminali estere, composto prevalentemente da ragazzi stranieri, di prima o seconda generazione, non integrati a livello sociale. Il quarto e ultimo tipo di baby gang mappato è quello diffuso nelle aree urbane, caratterizzato da una struttura definita e dalla gravità dei reati commessi, pur non avendo legami con la criminalità.crimini più frequentemente attribuiti alle gang giovanili sono reati violenti (quali risse, percosse e lesioni), atti di bullismo, disturbo della quiete pubblica e atti vandalici; mentre lo spaccio di stupefacenti o reati appropriativi risultano meno frequenti e solitamente sono commessi da gruppi più strutturati. Nella maggior parte dei casi, le vittime di questi gruppi sono i coetanei tra i 14 e i 18 anni d’età.
«Baby gang è un termine giornalistico che in realtà comprende al suo interno diversi fenomeni molto differenti tra loro» commenta Marco Dugato Ricercatore di Transcrime-Università Cattolica - Si va da un limitato numero di gruppi strutturati e con una chiara finalità criminale, ad una maggioranza di aggregazioni più fluide ed estemporanee. Anche riguardo il coinvolgimento di ragazzi stranieri o di seconda generazione il panorama è variegato. Da un lato abbiamo gruppi con una forte connotazione etnica e ben strutturai. Un esempio sono alcune gang di origine centro o sud-americana che intorno ai primi anni 2000 erano presenti nelle aree urbane di Milano e Genova. Questi gruppi, composti da giovani ma anche adulti, adottavano una simbologia e operavano principalmente in ambiti urbani, coinvolgendosi in attività illegali come il traffico di droga, il furto, l'estorsione e la violenza. Al momento la presenza di queste organizzazioni è stata fortemente ridimensionata e rimane presente solo in alcune aree del centro-nord».
Che può dirci dei gruppi composti da giovani italiani di seconda o terza generazione?
«Questi gruppi che coinvolgono ragazzi stranieri o di seconda generazione provengono spesso, ma non sempre, da contesti problematici e cercano tra i loro pari un senso di identità e appartenenza. La loro situazione spesso li porta a cercare appoggio e affiliazione in gruppi di pari che condividono esperienze simili, anche se ciò può conduce a compiere azioni devianti o criminali. Il compimento dei reati non è però necessariamente lo scopo principale per cui nascono questi gruppi. Il legame che li unisce non è tanto l'etnia quanto il contesto socioeconomico svantaggiato o di disagio relazionale, tant'è che molto spesso sono presenti anche ragazzi italiani. Il fatto che alcuni di questi gruppi siano composti anche da ragazzi non in condizione di disagio e marginalità fa capire come la dimensione socio-economica non sia l'unica chiave interpretativa. In questa realtà, le azioni sono spesso violente, impulsive e estemporanee. I ragazzi commettono reati in gruppo, creando una dinamica di branco che li rinforza, ma senza una premeditazione accurata. Spesso non sono pienamente consapevoli della gravità delle loro azioni, eccetto nei casi più gravi. La violenza è principalmente rivolta tra pari, mentre i furti e lo spaccio di droga compiuti per ottenere un profitto sono più rari. Questo tipo di aggregazioni è quello prevalente nel nostro paese e le medesime caratteristiche si ritrovano anche in gruppi composti da soli italiani».
I minori non accompagnati stranieri fanno parte delle baby gang?
«I minori non accompagnati stranieri sono più esposti a commettere illeciti perché hanno situazioni di disagio economico e psicologico maggiore visto che non sono inseriti in una rete sociale di supporto alla loro condizione, anche se la loro partecipazione a bande criminali è molto limitata.Nel sud Italia, invece la presenza straniera è più contenuta e a prevalere sono gruppi composti in prevalenza da italiani. Ad esempio, nel napoletano si registarno i casi di alcuni gruppi formatisi nel centro storico di Napoli in seguito ai vuoti di potere generati dalle guerre di camorra, le cosiddette paranze. In questi casi si tratta di giovani che hanno cercato di affermare il proprio status criminale attraverso l'uso della violenza, lo spaccio di droga e azioni dimostrative come le cosiddette "stese". Questo termine si riferisce alla pratica di sparare raffiche di armi da fuoco muovendosi in motorino per le strade al fine di affermare il controllo sulla zona».