Sport
August 31 2016
Alla fine l'ha spuntata Nizza, meta turisticamente più affascinante di Palermo e con una squadra che sulla carta può ambire a stare in alto nella Ligue1: Mario Balotelli e il suo entourage hanno scelto la Francia e salutato l'Italia, chissà se per sempre o soltanto per un arrivederci come ci ha abituato la parabola di un calciatore che a 26 anni compiuti lo scorso 12 agosto ha conosciuto più bassi che alti.
SuperMario (soprannome dei tempi migliori) poteva provare a ricostruire la sua carriera dal basso, oppure rimanere ai bordi del calcio che conta: ha deciso per la seconda soluzione e sarà questa stagione oggi all'avvio che dirà se ha avuto ragione lui oppure no. Di sicuro per questo ancora giovane attaccante siamo all'ultima spiaggia e anche oltre, perché già l'approdo a Liverpool rappresentava una scommessa estrema ad alto livello e il prestito al Milan quasi un ciambella di salvataggio lanciata dall'amico e procuratore Mino Raiola con la complicità del club rossonero.
Era solo l'estate 2010...
Sei anni fa di questi tempi Balotelli lasciava l'Inter per approdare al Manchester City dopo aver firmato il Triplete con Mourinho e con un ruolo importante, ma non certo da primo attore. Aveva il mondo in tasca e pareva destinato a diventare il migliore: progettava il Pallone d'Oro, sognava di eguagliare le imprese di Messi e Ronaldo, non si curava di critiche e suggerimenti. Oggi è un uomo più maturo e proprio per questo consapevole di aver buttato via un tesoro di talento e di chance: da quell'estate in poi ha lasciato qualche traccia in Inghilterra, dove ha vinto una Coppa d'Inghilterra (2011), una Premier League e una Community Shield (2012) con il Manchester City allenato da Roberto Mancini, vissuto un Europeo da sogno nel 2012 con la storica doppietta alla Germania in semifinale, suggellata da quell'ormai iconica esultanza da super-eroe, e poi si è eclissato dal calcio che conta, cioè che vince...
Di buono c'è che oggi Mario non fa più parlare di sé nemmeno per le imprese fuori dal campo, ma forse perché il tutto è direttamente proporzionale a quello che riesce a offrire come calciatore: una parabola discendente immensamente triste per un talento su cui il calcio italiano sperava di poter costruire un nuovo ciclo. Al Liverpool il suo ultimo allenatore Jurgen Klopp lo ha bocciato senza quasi averlo preso in considerazione; Antonio Conte lo ha richiamato una volta sola in Nazionale giusto per dirgli addio. Il Milan, dov'è appunto rientrato dal Liverpool praticamente a prestito zero, non ha nemmeno preso in considerazione l'idea di tenerselo, dopo di che tutti i club cui è stato offerto dal potente Mino Raiola hanno fatto spallucce...
Prigioniero del suo passato
Mario Balotelli ha così vissuto l'estate 2016 ai margini di tutto: allenamenti con le riserve del Liverpool, selfie e foto in vacanza, qualche messaggio social e poco altro. Prigioniero del suo passato, della fama che si è costruito e di un contratto monstre con i Reds senza più alcun legame con la realtà: uno stipendio virtuale da top player virtuale.
Come scritto sopra, sarebbe stato affascinante (e probabilmente indicativo anche in altri, più pragmatici sensi) che Balotelli scegliesse di tagliare col passato partendo proprio dalla busta paga. In parte lo farà, ma se avesse deciso per la maglia rosanero del Palermo e per la serie A ripresa da un campo non di prima fascia avrebbe dato il senso della scommessa su se stesso: un passo indietro per tentarne due in avanti. E, magari, convincere anche il nuovo ct Giampiero Ventura a scendere allo Stadio "Barbera" per dargli un'occhiata. Invece riparte dalla Francia e da Nizza: colori rossoneri, come quelli dichiarati del cuore, ma un futuro ancora una volta tutto da ricolorare.