Economia
November 17 2017
Si parla spesso di banche fallite e di banchieri finiti nei guai, ma poco delle cause che hanno portato al crac degli istituti: le centinaia di cattivi debitori, che non hanno restituito (o restituito solo in parte) i finanziamenti, a volte generosi, ricevuti dagli istituti, creando così quella voragine di diversi miliardi di euro che ha affossato le due principali banche del Nord Est.
Nel caso delle banche venete, rilevate per 1 euro da Intesa Sanpaolo lo scorso luglio, il 14 novembre sono comparse su alcuni quotidiani (Corriere della sera, il Messaggero) due liste con i nomi delle principali sofferenze di Banca Popolare di Vicenza.
Gli elenchi sono contenuti all'interno degli atti della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche: in tutto sono 100 posizioni che hanno generato un buco di 5,6 miliardi di euro pari al 20 per cento del passivo dell'istituto vicentino
Per la verità, la lista non è una novità. Lo scorso 20 gennaio La7 aveva pubblicato, per prima, la lista dei primi 30 debitori insolventi della Popolare di Vicenza, che avevano generato un buco di 542 milioni di euro. I nomi sono gli stessi della lista ora al vaglio del Parlamento.
In cima spiccano i 59,3, milioni concessi alla Monte Mare Grado, società che fa capo al presidente del Palermo Maurizio Zamparini (ex presidente del Venezia). Zamparini avrebbe dovuto costruire un villaggio turistico nella laguna, progetto poi sfumato nel 2013 a causa - questa la difesa dell'imprenditore friulano - "degli enti locali che hanno ritardato l'iter".
In vetta si notano anche le esposizioni verso Vimet (43,6 milioni), colosso della gioielleria vicentina in liquidazione, il cui crac dipenderebbe in parte proprio dagli investimenti in azioni delle banche venete fallite, e Nsfi (62,5 milioni), società che però è parte lesa in quanto ha subito una perdita con le azioni della banca per oltre il 60% dell'importo erogato.
E ancora: Capiterlina (29,5 milioni), produce laterizi, parte del gruppo Stabila in amministrazione straordinaria dal 2015, ma anche l'Hotel Dolomiti di Cortina (19 milioni) e il gruppo immobiliare Sorgente (25 milioni), che - anche in questo caso - è parte lesa in un contenzioso internazionale: una controllata estera di Sorgente aveva ricevuto il prestito dalla finanziaria irlandese dell'istituto vicentino e impiegato temporaneamente le disponibilità in essere in un’operazione di pronti contro termine su titoli della Popolare di Vicenza che non è stata chiusa a seguito dell’azzeramento del valore dei titoli della banca.
Tra le posizioni minori, non mancano nomi noti del mondo della finanza, della moda e dello sport: LaChampions Re (23 milioni), azienda immobiliare di proprietà di alcuni ex calciatori della Juventus (Giovinco, Iaquinta, Amoruso, Guardalben), Mariella Burani Fashion (7,6 milioni), l’ex compagnia di navigazione statale Tirrenia e Acqua Marcia (17,3 milioni) di Francesco Bellavista Caltagirone.
Acqua Marcia compare anche nella lista (comparsa sui quotidiani la scorsa primavera) delle principali sofferenze di Veneto Banca con un debito di 50 milioni di euro. La società fa comunque sapere che "il gruppo Acqua Marcia chiese e ottenne i prestiti dalle banche sulla base di una solida situazione finanziaria e di garanzie credibili. È stata poi l’inchiesta sulla presunta truffa nella costruzione del Porto di Imperia (terminata con l’assoluzione definitiva di Bellavista Caltagirone) a causare il fallimento del gruppo. Anche nel caso delle banche venete, Bellavista Caltagirone può considerarsi legittimamente una vittima".
Tra le esposizioni critiche dell'istituto di Montebelluna, come riportato da diversi organi di stampa negli scorsi mesi, figurano anche 78 milioni prestati a Vittorio Casale, immobiliarista vicino alle Coop, e 70 milioni ad Andrea De Vido, ex socio di Finint, la finanziaria che controlla gli aeroporti del Nord Est.