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September 26 2013
Per Barack Obama sono tempi cupi. Gli americani non lo amano. Anzi, il suo gradimento non è mai stato così basso. L'ultimo sondaggio rivela che solo il 47% dei suoi concittadini apprezza il suo lavoro. Il resto non ha (più) fiducia in lui. In pochi mesi, poco meno di un anno, il presidente ha dilapidato quel tesoro di consensi che gli aveva fatto vincere la sfida per la Casa Bianca. E'vero che ancor prima dello scorso novembre, la delusione era stata forte in molti di coloro che avevano puntato su di lui, ma si pensava che il vento in poppa della vittoria gli avrebbe permesso di governare senza troppi ostacoli. Il partito repubblicano era a pezzi, e al'estero la sua credibilità era ancora molto forte.
Ma, così non è stato. Gli errori e le incertezze degli ultimi mesi lo hanno costretto in un angolo. Barack Obama ora è un presidente che sembra non avere più spazio di manovra (politica) dentro e fuori i confini degli Stati Uniti. Rischia di diventare ininfluente, come ha detto un vecchio politico repubblicano. Può parlare ma non per forza, essere ascoltato; può chiedere, auspicare, minacciare, ma non sembra avere la forza di imporre la sua volontà. Né al Congresso, che si sente rafforzato dalla debolezza di Obama; né alle altre nazioni (amiche e tanto meno nemiche): a livello internazionale i passi falsi sulla Siria hanno (non solo simbolicamente) sancito la fine della presidenza imperiale statunitense.
Un declino destinato a continuare
Gli inesorabili dati negativi dell'ultimo sondaggio arrivano in un momento molto delicato sul fronte interno per Barack Obama. La discussione sull'attuazione della sua Riforma Sanitaria è all'apice. Si è avvicinato il giorno in cui alcuni provvedimenti cardine contenuti in essa devono essere attuati. Gli americani che finora non avevano l'assistenza sanitaria, ma che ora sono obbligati ad averla, come stabilisce la legge, scoprono quanto dovranno pagare al mese per la loro polizza dal prossimo primo ottobre. La media nazionale è di 247 dollari, con punte di 350 dollari in alcuni stati.
Si avvicina anche il braccio di ferro con il Congresso sul debito. In mancanza di un accordo con i repubblicani, con tutta probabilità si andrà verso altri tagli dei fondi federali e ci sarà un'altra serrata degli uffici del governo, con migliaia di dipendenti pubblici che resteranno a casa per giorni senza stipendio. La stessa scena già vista un paio di anni fa. Allora, i cittadini se la presero con i leader di Camera e Senato, ma anche con Obama. Sarà così anche adesso. I limiti politici del presidente emergeranno ancora una volta, rafforzando la sua immagine di uomo che non riesce a risolvere i problemi.
Troppi errori
Basta ricordarne un paio degli ultimi due mesi. Il ritiro di Larry Summers dalla corsa per la prima poltrona della Federal Reserve. E'vero che ha evitato a Barack Obama una probabile sconfitta al Congresso, visto che l'ex ministro del Tesoro di Bill Clinton aveva delle buone chance di essere bocciato alle audizioni di conferma da un'alleanza trasversale tra democratici liberal e repubblicani, ma la sua marcia indietro non ha salvato il presidente dall'ennesima figuraccia. Summers si è dovuto sacrificare.
E poi (e soprattutto), la Siria. Le giravolte e la ritirata sull'attacco militare contro Bashar al-Assad, lo schiaffo in faccia di Vladimir Putin, l'opposizione del Congresso e dell'opinione pubblica, hanno mostrato tutta la sua debolezza politica.
La perdita di credibilità
Il tasso di approvazione di Barack Obama nei sondaggi è sempre stato su di un piano inclinato verso il basso, ma fino a qualche settimana fa c'era un settore in cui il consenso era superiore alla delusione: la politica estera. Dopo la vicenda siriana, anche lì c'è stato un forte calo. Obama è un presidente bocciato dai suoi cittadini su tutti i front
Il declino della presidenza Obama lo si può guardare nell'excursus storico dei sondaggi dalla sua prima elezione fino ad ora, come si può vedere nel grafico di RealClear Politics
La più corta luna di miele di un presidente americano
Nel gennaio del 2009, Barack Obama entrò alla Casa Bianca con un roboante 78% di consensi. Uno dei più alti mai registrati prima. Su di lui c'erano molto speranze e aspettative. In particolare sull'economia. Ma nel giro di qualche mese, tutto quel patrimonio venne dilapidato. Nell'ottobre dello stesso anno, i sondaggi lo davano in picchiata. Il tasso di approvazione era arrivato attorno al 53%. La maggioranza degli americani era con lui, ma quel salto all'indietro di più di 20 punti era il peggior mai registrato negli ultimi 50 anni. Mai un presidente neo eletto aveva perso tanto seguito all'inizio del suo mandato.
La Riforma Sanitaria e l'Economia
La caduta libera è poi proseguita per tutti i primi mesi del 2010, ma chi approvava il presidente era sempre in maggioranza. Sostenitori e critici si incontrano nel grafico nella primavera di quell'anno. Barack Obama in marzo mette la firma sulla Riforma Sanitaria, un provvedimento che spacca in due il paese (come, appunto, indicano i sondaggi). Quell'infuocato dibattito inciderà sull'appoggio all'opera del presidente. Molti elettori indipendenti che l'avevano votato, lo mollano: sono contrari a quella riforma.
Ma c'è non solo questo. La questione riguarda anche l'economia. Nonostante il Pacchetto di Stimolo approvato subito dopo l'elezione, il numero dei disoccupati non diminuisce. Anzi. Cresce llungo l'arco dei mesi. Più vengono persi posti di lavoro (o meno ne vengono creati di nuovi), e più la delusione nei confronti di Obama cresce. E il suo consenso diminuisce. Nell'estate del 2010 c'è anche la gestione da parte della Casa Bianca della crisi ambientale nel Golfo del Messico dopo la fuoriuscita di petrolio della piattaforma della Bp a provocare delusione nell'opinione pubblica.
Un'altalena di consensi
Le montagne russe del gradimento proseguono per tutto l'anno. In vista delle elezioni, il grande tema è propio la disoccupazione. In quel periodo, il tasso dei senza lavoro è attorno al 10%. Troppo alto per evitare che Obama perda consensi nei sondaggi. E, infatti, così è. Una tendenza al ribasso che va avanti per tutti primi mesi del 2011.
Con la morte di Osama Bin Laden, il gradimento del presidente torna a puntare verso l'alto. E, per la prima volta dopo parecchio tempo, la maggioranza degli americani dice di approvare il suo operato. E'l'effetto del'uccisione del leader di Al Qaeda. Un gradimento che accompagna Obama anche quando lancia l'operazione bellica contro Muhammar Gheddafi. Gli americani non ne sono entusiasti, ma continuano ad avere fiducia in lui.
Il beneficio del doppio colpo Bin Laden-Gheddafi dura poco. Il braccio di ferro con il Congresso sul debito, l'incapacità a trovare un'intesa con i repubblicani fa crollare di nuovo il consenso per Obama. Può consolarsi con il fatto che i due terzi degli americani criticano i leader del Congresso. Ma, è una magra consolazione, visto che la maggioranza non approva il lavoro che lui ha fatto.
Con alti e bassi, questa sfiducia caratterizza la sua presidenza per i mesi a venire. Anche nel pieno della campagna elettorale, anche di fronte alla debolezza di Mitt Romney, Barack Obama non riesce a risalire la china, tanto che molti democratici dubitano sulla sua vittoria per il secondo mandato. Che, invece, verrà. E'allora che il presidente riprende quota nei sondaggi, fino ad arrivare alle punte massime del gennaio 2013. Siamo al secondo giuramento e per Obama la strada sembra spianata.
Ma, come si vede da questo secondo grafico, non è così. Obama inizia a perdere consensi. Il segno torna negativo. La sua azione appare bloccata. Nessuna vera riforma sembra essere in grado di passare. Chiede una legge sul controllo delle armi, ma il Congresso (compreso molti democratici) la nega; auspica una nuova legge sull'immigrazione, ma Capitol Hill nicchia. Produce una manovra economica per il ceto medio che deputati e senatori non accolgono con benevolenza, come lo stesso Obama poteva prevedere.
Insomma, una serie di enunciazioni di principio e non di azioni politiche; una lista di desideri e non di obbiettivi colti. E'questa mancanza di mordente che non piace al pubblico americano. Negli ultimi mesi non sono stati gli scandali sullo spionaggio a danneggiare la sua immagine, ma la sua continua incertezza nell'agire. Ora, la debolezza di Obama appare ancora più evidente e la sua presidenza sembra sempre più ininfluente. Rischia di essere questo il marchio con cui potrebbe passare alla storia. A meno che non dia un colpo d'ala. Ne sarà capace il titubante Obama?