Senza Basilicata e senza il suo nome sul simbolo alle europee. La giornata nera di Elly Schlein

Piove e fa freddo, un freddo anomalo in gran parte dell’Italia. La rappresentazione perfetta di quella che è stata la giornata di Elly Schlein. La segretaria del Pd infatti ha raccolto l’ennesima sconfitta elettorale in Basilicata dove siamo passati dal Campo Largo al giardino abbandonato. L’opposizione infatti si è sfaldata come neve al sole perdendo pezzi (Iv ed Azione sono andati con Bardi) e litigando come mai prima d’ora con l’alleato grillino rendendo la scelta del candidato, il povero Marrese, come l’individuazione della vittima da sacrificare sull’altare dello sconfitto sicuro.

Scoppola doveva essere e Coppola è stata; con l’aggravante che, rispetto ad altre recenti regionali, il Movimento 5 Stelle è molto vicino in termini di voti ai dem accendendo ancor di più (come se ce ne fosse bisogno) la guerra tutta interna all’opposizione sulla sua leadership.

Ma c’è di peggio. Perché oggi la segretaria ha dovuto anche abbassare la testa dentro al Nazareno, accettando la richiesta di una bella fetta del partito, a quanto pare maggioritaria, contraria al mettere il nome Schlein sul simbolo del voto alle prossime elezioni europee. Contrari per un motivo molto semplice, perché sono convinti che il nome della novella segretaria sia in realtà un deterrente al voto e non qualcosa in grado di attirare consensi. Un modo carino per dire alla scaleni che non piace, nemmeno a loro stessi. Mai visto nulla del genere.

La segretaria stessa e molti altri dirigenti e parlamentari hanno cercato di minimizzare lo sberlone, che però sberlone resta e conferma ancor di più quelle voci secondo cui candidandosi in prima persona Elly abbia fatto all-in mettendo sul tavolo da gioco la sua permanenza alla segreteria del Partito Democratico.

E mentre lei vive una delle giornate peggiori della sua presidenza il centrodestra porta a casa l’ennesimo successo (ma, tranquilli, c’è chi parlerà di coalizione di maggioranza in crisi visto il calo della Lega ed il travaso di voti verso Forza Italia) praticamente senza faticare e anche Giuseppe Conte sorride convinto di avere sempre più nelle mani lo scettro del potere e del controllo dell’opposizione.

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