Daniel Reinhadt /Ansa
Economia

Bce, i piani di Draghi per l'Europa

"L'economia è in lenta ripresa ma non permetteremo che l'inflazione resti così bassa ancora a lungo". E' questo, in sintesi, il messaggio giunto oggi da Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea (Bce), che è pronto a dare una svolta alla politica monetaria del Vecchio Continente. Intervenendo al forum di Lisbona che ha riunito i governatori delle singole banche centrali nazionali, Draghi ha delineato il suo piano di stimoli per l'economia di Eurolandia

L'INCUBO-DEFLAZIONE

Il prossimo 5 giugno, la Bce darà probabilmente il via a una serie di misure non convenzionali (cioè straordinarie) proprio per far ripartire l'Eurozona e fermare sul nascere il rischio di una deflazione, cioè una caduta generalizzata dei prezzi al consumo, che avrebbe effetti depressivi sull'economia di tutto il Vecchio Continente.

IL QUANTITATIVE EASING

Secondo le indiscrezioni che si rincorrono in questi giorni, Draghi adotterà un approccio gradualista, rimandando a ottobre o novembre l'ipotesi di mettere in cantiere la misura più radicale e incisiva di tutte: il quantitative easing, che consiste in un intervento diretto della Bce sul mercato, con l'acquisto di titoli a reddito fisso, in particolare di Buoni del Tesoro a media e lunga scadenza. Prima di attuare un quantitative easing sullo stile di quello della Federal Reserve (la banca centrale statunitense) la Bce attenderà probabilmente che si concluda il processo di revisione degli attivi di bilancio dei grandi istituti di credito europei (asset quality review) che costituisce il primo passo verso la realizzazione dell'Unione bancaria all'interno dell'Ue.

TASSI AL TAPPETO

Nel breve periodo, le mosse di Draghi si concentreranno invece su tre fronti. Il primo è quello dei tassi d'interesse. Già da giugno, il presidente della Bce dovrebbe decidere un nuovo taglio al costo del denaro, abbassandolo dall'attuale 0,25% a un nuovo minimo storico dello 0,1-0,15%. Inoltre, le autorità monetarie di Francoforte potrebbero portare addirittura sotto zero (a -0,1%) i tassi overnight, cioè quelli riconosciuti dalla stessa Bce agli istituti di di credito, per la liquidità in eccesso depositata presso la Banca Centrale. In questo modo, i maggiori gruppi bancari sarebbero spinti ad aprire i cordoni della borsa e a concedere maggiori finanziamenti alle imprese, piuttosto che depositare il denaro nei forzieri di Francoforte, dove non otterranno più alcuna remunerazione (anzi, dovranno piuttosto pagare qualcosa).

FUNDING FOR LANDING

La strategia di portare i tassi al tappeto, però, non sarà certo sufficiente per far ripartire l'Eurozona, dove il costo del denaro ha già subito una discesa verticale negli ultimi sei anni (nel 2008 era al 4,25%, cioè superiore di oltre 4 punti rispetto a oggi). Ecco allora che Draghi potrebbe sfoderare presto (sempre nel mese di giugno) altre due cartucce. La prima è rappresentata da un nuovo round di finanziamenti alle banche a condizioni agevolate, per consentire loro di far scorta di liquidità e riaprire il serbatoio del credito. Questa nuova tornata di finanziamenti, però, sarà diversa da quelle attuate in precedenza. Si tratterà di un Funding for Landing, cioè un'operazione già attuata dalla britannica Bank of England. In pratica, i nuovi prestiti della Bce verranno dati soltanto agli istituti bancari che si impegneranno a concedere nel contempo nuove linee di credito alle aziende, in particolare a quelle piccole e medie. Lo scopo di questo vincolo è evitare che si ripeta quanto accaduto con nel 2012, quando i grandi gruppi bancari europei utilizzarono i finanziamenti della Bce (con l'operazione Ltro) soprattutto per acquistare titoli di stato e non per sostenere le imprese né per far ripartire l'economia.

CARTOLARIZZAZIONI

L'ultima opzione di Draghi nel breve periodo consiste invece nel favorire la ripartenza del credito attraverso le cartolarizzazioni. In altre parole, la Bce potrebbe procedere all'acquisto sul mercato di Abs (asset backed securities) cioè di titoli finanziari rappresentativi di un credito vantato dalle banche nei confronti delle imprese. Con l'acquisto sul mercato degli Abs da parte della Bce, i grandi gruppi finanziari continentali sarebbero spinti a concedere nuovi finanziamenti alle aziende, con la prospettiva di poterli poi cartolarizzare, cioè trasformarli in titoli finanziari e venderli alla banca centrale per far scorta di liquidità. Il piano di Draghi è dunque vicino ai nastri di partenza ma ci vorrà qualche mese per verificare se tutte queste misure saranno in grado di rimettere in moto l'economia. Altrimenti, gli arsenali del quantitative easing sono pronti a fornire altre munizioni.

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