Quante delle più belle canzoni dei Beatles sono in "Sgt.Pepper’s"?

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I Beatles ai tempi di "Sgt.Pepper's"
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1 giugno 1967: I Beatles pubblicano Sgt. Pepper's

I Beatles sono il gruppo che vanta la maggiore influenza musicale nella storia del rock, con decine di band epigone. Nessuna, però, neanche i loro eredi naturali Oasis e Blur, è riuscita più a ripetere la magia delle loro canzoni, veri e propri classici che non risentono dell’usura del tempo.

Tutto è cambiato da quel 5 ottobre del 1962, data di pubblicazione del loro primo singolo Love me do. In soli otto anni i quattro ragazzi di Liverpool sono diventati la più importante band del “secolo breve”, riscrivendo le coordinate del beat, del pop e del rock.

Dopo un disco innovativo come Revolver (da alcuni critici considerato il loro capolavoro), i Beatles, dopo aver smesso di esibirsi in tour, si trovano alla fine del 1966 di fronte a un bivio: il prossimo album o sarà quello della svolta o quello della fine.

Nel 1967 Sgt.Pepper, che oggi compie 50 anni, riuscì nel miracolo di unire il mondo, con un album simbolo delle ambizioni, della paure e dei desideri di un’intera generazione.

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La tensione latente tra speranza e rischio è uno dei segreti del successo di Sgt. Pepper’s, oltre all’idea geniale di non presentarsi come Beatles, ma di trasformarsi in un’altra band, concedendosi, con questo artificio, la massima libertà creativa. “Tutto l’album verrà creato partendo dalla prospettiva dei nostri alter ego -suggerisce Paul McCartney- Non ci saranno le canzoni che vogliamo scrivere noi, ma quelle che vogliono scrivere loro”.

L’album richiede quattro mesi di lavoro e 75.000 dollari di investimento (una cifra folle per il periodo) per essere portato a termine, ma le spese vengono ripagate con gli interessi da un’accoglienza entusiastica, quasi al limite dell’isteria collettiva: Sgt.Pepper’s resta per 27 settimane al nr.1 in classifica in Inghilterra, 15 in America. “Per un breve momento -ha scritto il critico Langdon Winner-  la frammentata coscienza del mondo occidentale si riaggregò, almeno nelle teste dei giovani”.

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In un momento di sorprendente e irripetibile sincronia, in tutto il mondo si ascoltavano quelle canzoni, come se non si aspettasse altro che il loro arrivo. Per alcune settimane, l’album veniva suonato in ogni caffè, in ogni negozio di dischi, in ogni pizzeria, in ogni pub: era come se fluttuasse nell’aria.

Sgt. Pepper’s ha dato una nuova dignità al rock, facendolo diventare una vera e propria forma d’arte. Non è stato solo uno dei migliori album di sempre, ma anche uno dei momenti più importanti della cultura pop del Novecento, un’incredibile esperienza di massa e di comunanza collettiva, che ha unito milioni di giovani in tutto il mondo Occidentale.

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Dell’album colpisce immediatamente il contrasto tra i testi, tendenzialmente tristi e malinconici, e i suoni ricchi e gioiosi, provocando nell’ascoltatore uno straniamento accostabile a quello che si prova davanti ad alcuni quadri delle avanguardie del Novecento.

Sgt.Pepper's è un album tutto basto sulla percezione alterata a partire dagli stessi tempi dei brani, dove non ce n'è nemmeno uno che non sia un po' accelerato, modificato o spostato rispetto ai tempi tradizionali.

L’album, concepito per essere ascoltato dall’inizio alla fine, contiene alcune della canzoni migliori dell’intera produzione discografica dei Fab Four. Forse il più grande rimpianto della carriera di George Martin, l’uomo che traduceva i sogni dei Beatles in canzoni che fanno ancora sognare, è stato quello di pubblicare Penny Lane come singolo, insieme a Strawberry fields forever, lasciandolo fuori da Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band.

Vediamo quali sono le canzoni dell’album del “Sergente Pepe” che sono da considerarsi anche tra le più belle dell'intera carriera dei Beatles.

Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band

Il capolavoro lisergico dei Beatles inizia con il mormorio della folla, un’orchestra che accorda gli strumenti e un riff di chitarra da far tremare le pareti di casa suonato dalla Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band. La struttura musicale dell’ouverture, tra varietà edoardiano e heavy metal, è geniale: una strofa di tre accordi con voci e chitarre hard rock, un anacronistico bridge suonato da un quartetto di corni, un ritornello centrale che mischia i primi due, una riproposizione vocale del bridge e un ritorno finale alla strofa. Jimi Hendrix, folgorato dal brano, ne fece tre giorni dopo la pubblicazione una cover dal vivo nel suo stile inconfondibile.


With a little help from my friend

Uno dei pochi brani dei Beatles cantati da Ringo Starr, di cui troppo spesso si sottovaluta l’importanza centrale nella creazione dell’inconfondibile suono della band, oltre che del ruolo di collante tra le ingombranti personalità di McCartney e Lennon. Ringo viene presentato con l’alter ego di Billy Shears, una sorta di cantante confidenziale alla Frank Sinatra e Tony Bennett. Irresistibile il bridge in cui John e Paul, che dimostrano di essere anche i migliori coristi della storia del rock, lo riprendono scherzosamente: “Do you need anybody?”(“Hai bisogno di noi?”).

Lucy in the sky with diamonds

Il brano, musicalmente accostabile alle atmosfere sospese del coevo Strawberry Fields Forever, descrive perfettamente, grazie all'uso massiccio di Leslie, eco e varispeed, il tipo di alterazione cromatica e visiva(cielo di marmellata, fiori di di cellophan) e di associazioni imprevedibili tipiche dell'Lsd, anche se Beatles hanno sempre negato che Lucy in the sky with diamonds abbia a che fare con l'uso di sostanze lisergiche. Il testo è scritto quasi completamente da Lennon, ispirato da un fantasioso disegno del piccolo Julian, mentre l'idea dello spumeggiante controtema è di McCartney.

Getting Better

Insieme a A day in the life, Getting better è un miracolo di equilibrio tra le diverse sensibilità di John e Paul. Quest’ultimo canta della felicità di una ragazza per il suo nuovo boyfriend, da inarrivabile affabulatore dei sentimenti qual è. Poi, quando si scopre che il ragazzo in questione è in realtà un balordo, subentra al ritornello di Paul McCartney il diabolico e asciutto controcanto di John Lennon: “Non può andare peggio di così”.


Fixing a hole

Raramente un brano ha descritto in modo così efficace la languida gioia di essere tristi. Straordinario il contrasto tra la sonorità antica del clavicembalo suonato dal produttore George Martin e la solare modernità delle doppia traccia di chitarra eseguita magistralmente da George Harrison. In molti pensavano che il testo si riferisse all’eroina, mentre in realtà Paul, mentre celebra i lavori domestici come esercizi spirituali, raccontava semplicemente la sensazione di libertà che si prova a vivere da solo.

A day in the life

Realizzata in un totale di 34 ore di incisioni, A day in the life è una canzone sulla percezione, o meglio, sul disincanto nei confronti dei limiti della percezione terrena, limiti aggirabili, ça va sans dire, con l’uso delle sostanze stupefacenti, Lsd in primis.I due inquietanti glissando orchestrali ascendenti, che Lennon chiese a Martin con “un suono come la fine del mondo, alla 2001 Odissea nello spazio,sono gli apici creativi del brano. Per il finale Lennon, McCartney, Starr e Mal Evans, usando contemporaneamente tre pianoforti, suonarono simultaneamente un accordo di Mi maggiore, provandolo 9 nove volte prima di riuscirci. Al risultato, moltiplicato per quattro, vennero sovraincisi un altro pianoforte e un armonium, suonati da George Martin. Alla fine dell’incisione, le persone in studio istintivamente applaudirono il risultato, forse consapevoli di aver assistito dal vivo a un momento centrale della storia del rock.



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