Televisione
September 03 2012
Altro che bigodini, vestiti informi, vecchie ciabatte e occhiaie vistose. Loro sono bionde, quarantenni e patinate. Vanno in chiesa ogni domenica, ma in settimana tentano di sedurre il marito delle vicine di casa. Sempre fresche di messa in piega, indossano gioielli vistosi, tailleur fascianti per mostrare le curve generose e chirurgicamente modificate. E, ovviamente, vantano un’attitudine fuori dall’ordinario per pettegolezzi, dispetti e frecciatine.
Sono le protagoniste di GCB, “Good Christian Belles", la nuova serie che ha debuttato a marzo negli Stati Uniti rimpiazzando Desperate Housewives, il telefilm più cinico e irreverente sul mondo delle casalinghe d’oltreoceano, ora sbarcato anche in Italia su canale satellitare Fox Life.
La trama è semplice e si svolge nell’assolato Texas: Amanda Vaughn, perfida reginetta di bellezza ai tempi del liceo, ora è una vedova madre single di due bambini che ritorna a vivere nella sua città natale, Dallas. Qui ritrova le sue ex compagne di scuola, oggi ricche e annoiata mogli-casalinghe, ma che quando era una bad girl erano il suo obiettivo preferito per scherzi e angherie. E, visto che la vendetta è un piatto che va servito freddo, loro non aspettano altro che renderle pariglia.
Una tendenza, quella dei telefilm che ritraggono il mondo un po’ kitsch delle housewives di lusso, che pone l’accento su una verità insindacabile: la casalinga di Voghera non esiste più. La società cambia al punto che, in tempo di crisi, occuparsi solo della casa e dei figli diventa pressoché impossibile, e anche la donna deve rimboccarsi le maniche per portare a casa uno stipendio. Come dimostra una recente ricerca pubblicata dall’Istat: se fino a cinque anni fa in Italia le donne che lavoravano solo fra le mura domestiche erano poco più di 8 milioni, e quelle provviste di un’occupazione 7,7 milioni, oggi la tendenza si è ribaltata. Le donne che lavorano (anche solo part-time) sono 9 milioni. Dove, chi resta a casa, sono quelle con un’età media oltre i 51 anni. A meno che non si tratti - appunto - di una raro esemplare di donna dalla posizione sociale privilegiatissima che, al pomeriggio in ufficio, preferisce quello in un centro benessere.
E così, la figura della casalinga, fino a qualche tempo fa bistrattata e trascurata nell’immaginario collettivo, oggi diventa uno status symbol. Gli esempi, su questo genere, sono moltissimi. E a rappresentarli alla perfezione, fotografando in maniera surreale ma efficace la provincia americana, sono state appunto per prime le serie televisive made in Usa. A cominciare dalla più celebre e scandalosa, Desperate Housewives, ambientata nel fantasioso quartiere di Wisteria Lane, che consacra la figura di casalinga “vip” e politically uncorrect. Pettegolezzi, intrighi, tradimenti e persino un omicidio: qui, le protagoniste della fortunata serie ABC (in Italia trasmessa da Raidue), sfoggiano sorrisi al miele offrendo “torte avvelenate”. E, fra clichè (come la relazione sessuale con il prestante giardiniere) e insoddisfazioni coniugali, offrono il ritratto di una upper-class che è rimasta l’unica e potersi permettere il concetto di “donna di casa”.
Ma anche il mondo del cinema immortala questo nuovo corso che eleva la casalinga da mamma frustrata a donna invidiata. E – al contrario – chi si arrabatta fra famiglia e carriera viene considerata lower class. O comunque poco chic. Come Sarah Jessica Parker, la Carrie del telefilm Sex and The City per intenderci, che nella pellicola “Ma come fa a far tutto?” offre un divertente ritratto di una mamma che si divide come una equilibrista fra impegni di lavoro, marito, e figlia adolescente, cui si contrappone la figura delle mamme delle compagne di classe della figlia: casalinghe vestite all’ultima moda che non si perdono un vernissage e che si nutrono solo di farine biologiche.
Più o meno quello che succede nel film “La donna perfetta”, dove una brillante Nicole Kidman in versione mora, severa e yankee, si trasferisce in provincia per la gioia del marito. E, trasformata con boccoli biondi e vestiti floreali, diventa la parodia perfetta di una casalinga impeccabile ma melensa. E pronta a sfornare dieci torte al giorno.
Chi riusciva a fare tutto, invece, preparando deliziosi soufflé e rimanendo impeccabile nel suo tailleur rosa pastello, era invece Samantha, l’incantevole protagonista di Vita da Strega, casalinga convinta. Certo, per lei era facile: per riordinare il salotto, cucinare l'arrosto e trovare anche il tempo per far decollare la carriera lavorativa del marito le bastava arricciare il naso.