Bellocchio a Cannes: Fai bei sogni, il film sull'elaborazione del lutto
Il film Fai bei sogni di Marco Bellocchio sbarca a Cannes con la versione cinematografica del best seller autobiografico di Massimo Gramellini, una storia vera in cui si racconta del lutto interminabile del giornalista de La Stampa per la morte della madre. All'apertura della Quinzaine des Realisateurs, il film di Bellocchio si presenta con la fotografia grigia di Daniele Ciprì e, da una ripresa all'altra, narra fedelmente ciò che è stato descritto nel romanzo omonimo edito da Longanesi.
Prodotto da Ibc Movie e Kavac Film con Rai Cinema il film, questa storia inizia con un dramma, la mattina del 31 dicembre 1969 e, come un'istantanea, cattura il dolore di un bambino di nove anni che non si dà pace e non si spiega la scomparsa della figura più importante della sua vita. "Qui dentro mia mamma non c'e'", dice Gramellini bambino guardando il feretro della madre e opponendo la ragione del cuore alla cruda verità.
Questa perdita infinita nel racconto di Bellocchio, in sala in autunno con 01, attraversa circa trent'anni, tra sequenze di Massimo prima bambino e poi adolescente (interpretato dagli attori Nicolò Cabras e Dario Del Piero) e poi da adulto (Valerio Mastandrea) segnato da un lutto che porta con sé paura, ansia e insicurezza.
Solo Belfagor, la serie tv che il piccolo Massimo vedeva abbracciato alla madre, lo sostiene durante le crisi come una sorta di spirito guida. Perché Gramellini non trova requie: né da adolescente con le indicazioni teologiche del sacerdote (rappresentato dall'attore Roberto Herlitzka), né dopo tra le braccia di un breve amore (interpretato da Miriam Leone).
Il giornalista dovrà, infatti, attendere non solo il suo rientro dalla guerra in Bosnia dove era stato inviato dal suo giornale, ma anche l'incontro con Elisa (Berenice Bejo), una relazione che lo porterà ad affrontare la verità sulla morte della madre. Ossia il suicidio, l'ultimo atto di una donna che ha scoperto di essere malata di cancro, coperto dalla favola di un infarto fulminante per seguire le dinamiche familiari borghesi e la loro ipocrisia. Temi spesso raccontati proprio da Bellocchio che, fuori concorso, commenta: "Mi è stato proposto dalla produzione ma ho intravisto in questa storia qualcosa che mi apparteneva profondamente e la maturità professionale ti dà il vantaggio di scoprire cose che senti anche in storie apparentemente lontane".
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