Benvenuto Presidente!, Claudio Bisio per il post-Napolitano

Dopo Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord , Claudio Bisio si dà a Benvenuto Presidente! , commedia di Riccardo Milani dal 21 marzo al cinema.

Il regista di Piano, Solo e di diverse fiction tv (Tutti pazzi per amore, Volare e La grande storia di Domenico Modugno), con incredibile tempismo piazza il suo film nel vuoto istituzionale e politico in corso in Italia. Pensato tre anni fa, il copione ha avuto almeno cinque-sei stesure perché non voleva "inseguire" la realtà, eppure l'attualità ogni giorno superava la fantasia e la spiazzava. Alla fine è stato filmato pochi mesi fa e le scene all'interno di Montecitorio sono state girate dal 4 al 6 gennaio.

Tre loschi personaggi politici, uno belloccio (Cesare Bocci), uno dal sardonico e minaccioso sorriso (Beppe Fiorello), uno alquanto ignorante e greve (Massimo Popolizio), tutti e tre sicuramente amorali, sono i leader del Parlamento italiano. Si deve nominare il nuovo presidente della Repubblica. Le varie forze parlamentari non trovano un accordo e, un po' per scherno, un po' per protesta, votano nomi assurdi. Se De Gasperi, Totti e il Gabibbo non riescono ad avere la maggioranza, la ottiene invece Giuseppe Garibaldi. Beffa nella beffa vuole, però, che tra i cittadini italiani ci siano davvero alcuni "Giuseppe Garibaldi", e uno di questi ha compiuto i cinquanta anni di età e gode dei diritti civili e politici. Ecco così che un bibliotecario disoccupato di un paesino della montagna cuneese, incallito pescatore di trote, tal Giuseppe Garibaldi (Bisio), ma chiamatelo Peppino che il cognome lo agita, diventa presidente della Repubblica.

Peppino si sente ovviamente chiamato a un ruolo più grande di lui e vorrebbe rinunciare. Del resto altro non vogliono i tre loschi individui di cui sopra, che come contropartita alla sua rinuncia gli offrono di tutto e di più. "Damoglie da disegna' un altro ponte sullo Stretto, tanto ce n'avemo due cantine piene". "Io vorrei solo andare a dormire", dice lo stremato Bisio. "Con chi?" è la sollecita risposta del politico greve.

Tanto sarà il disgusto per certa politica dell'ingenuo Peppino/Bisio, che alla fine accetterà su di sé il ruolo di presidente della Repubblica. Nella sua purezza da cittadino onesto, nonostante gli intrighi che saranno mossi contro di lui, riuscirà ad attrarre le simpatie del popolo e a portare una sferzata di trasparenza e onestà negli scranni romani.

Accanto a lui c'è Janis, la vice segretario generale, ossessionata dal rispetto del protocollo, una Kasia Smutniak sorprendentemente abile in vesti comiche. Ogni tanto la sceneggiatura scritta da Fabio Bonifacci scricchiola, ma basta un suo sorriso per infondere energia al film e far dimenticare ogni debolezza del copione. È incredibile come sia a suo agio anche nelle espressioni più sadomaso del suo personaggio.

La somiglianza apparente tra Benvenuto Presidente! e il recente Viva la libertà di Roberto Andò è evidente: entrambi i film mettono il dito sul malcostume della politica nostrana e sulla disaffezione alla politica dei cittadini. Lo spessore tra le due opere è però altrettanto macroscopicamente diverso. La mano di Andò è molto più profonda e intensa. Milani si tiene volutamente sulla superficie in un abbondare di gag.

Se in Viva la libertà avevamo il fratello matto del leader del partito d'opposizione che volteggiava in un walzer a piedi nudi con la cancelliera tedesca, qui abbiamo il presidente della Repubblica Peppino che danza il "ballo del qua qua" col presidente brasiliano.

Sono tante le esagerazioni che rompono l'armonia della narrazione, nel tentativo ricorrente di suscitare la risata o negli eccessi di buonismo di Peppino/Bisio: si vedano l'accampamento di barboni allestito al Quirinale, i roller indossati sui corridoi presidenziali, le sparizioni improvvise per assistere bambini malati in ospedale.

Nonostante ciò, però, l'imperversare di battute efficaci riesce a fare di Benvenuto Presidente! una commedia gradevole e divertente, senza troppe pretese e senza essere altezzosa.

Per tenere lontano ogni accusa di "grillismo" e antipolitica, Peppino/Bisio, alla fine, ci tiene a precisare che uno come lui "può solo dare una scossa". Per governare ci vogliono persone preparate. E fa pure un po' di atavica contro-morale: "I disonesti son sempre gli altri, ma gli altri chi?". Insomma, facile scagliar paroloni e critiche, ma chi è senza peccato lanci la prima pietra.  

Il presidente Giorgio Napolitano finirà il suo mandato il 15 maggio. Bisio si tenga pronto...

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